Giuseppe Laras, Corriere della Sera 9/2/2008, 9 febbraio 2008
Giuseppe Laras, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, scrive al Corriere in risposta all’intervista del cardinale Kasper, e sempre in merito alla preghiera del venerdì Pro Iudaeis modificata da Benedetto
Giuseppe Laras, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, scrive al Corriere in risposta all’intervista del cardinale Kasper, e sempre in merito alla preghiera del venerdì Pro Iudaeis modificata da Benedetto. Si insiste sul fatto che la linea enunciata dal cardinale porterà al «naufragio del Dialogo e alla dissipazione di un patrimonio, di incommensurabile valore, fatto di passione, sentimento, impegno morale e intellettuale, sforzi reciproci volti all’avvicinamento dei cuori». Il punto centrale è questo: «Perché non si è voluto introdurre nel vecchio rito, proprio la formula di Paolo VI, seppur in traduzione latina? Ce lo dice sempre il Cardinale Kasper: perché l’attuale Papa ha voluto richiamare la centralità di Gesù Cristo. Perché – ed è sempre il Card. Kasper a parlare – non dovremmo poter adottare le formule liturgiche che maggiormente ci aggradano? La risposta potrebbe sembrare ineccepibile, se non ci ricordassimo – cattolici ed ebrei – che oggi, sullo sfondo di qualsiasi nostra possibile considerazione in materia, esiste, ormai consolidato in teoria da decenni, il Dialogo ebraico-cattolico. Anzitutto, è bene ricordare che fu la «politica delle conversioni forzate», assieme alla denuncia della «perfidia giudaica », entrambe infelicemente sintetizzate proprio nell’antica formulazione di questa preghiera, a consolidare le basi dell’«insegnamento del disprezzo » e a instaurare così nei fedeli sentimenti antisemiti. Si tratta cioè di una formula liturgica che appartiene alla «macchina» dell’armamentario teologico antigiudaico che ha contraddistinto, fino al Concilio Vaticano II, buona parte della teologia cattolica ufficiale. Si immagini, poi, in via del tutto ipotetica, in analogia con la situazione di cui ora si discute, che gli ebrei svilissero la fede cristiano-cattolica e si mettessero a pregare perché «Dio illumini i credenti di tale religione, in modo che essi si convertano al più puro monoteismo di Israele». Dove si andrebbe a finire con un tale modo di pensare e di agire?»