Il Sole 24 ore 6 febbraio 2008, Isabella Bufacchi, 6 febbraio 2008
Lo slalom fra i controlli non è credibile. Il Sole 24 ore 6 febbraio 2008. «La stampa? C’è tanta disinformazione su questa storia»: così ieri Jérôme Kerviel ha fatto intendere che poco o nulla si sa realmente sulla montagna da 100 miliardi di euro di posizioni in valore nozionale su strumenti derivati - metà vere in futures su indici per operazioni speculative "direzionali" e metà false in prodotti over-the-counter di copertura ma inventati - che dal suo desk di arbitraggista al sesto piano della torre SocGen alla Défence hanno provocato un buco da 4,9 miliardi sul bilancio della prestigiosa banca francese
Lo slalom fra i controlli non è credibile. Il Sole 24 ore 6 febbraio 2008. «La stampa? C’è tanta disinformazione su questa storia»: così ieri Jérôme Kerviel ha fatto intendere che poco o nulla si sa realmente sulla montagna da 100 miliardi di euro di posizioni in valore nozionale su strumenti derivati - metà vere in futures su indici per operazioni speculative "direzionali" e metà false in prodotti over-the-counter di copertura ma inventati - che dal suo desk di arbitraggista al sesto piano della torre SocGen alla Défence hanno provocato un buco da 4,9 miliardi sul bilancio della prestigiosa banca francese. Ma sono proprio le lacune e le incongruenze degli stralci del primo interrogatorio di Kerviel in Procura e delle ricostruzioni ufficiali della SocGen e delle autorità francesi a destare l’incredulità di chi opera sui mercati: a nessuno, per ora, i conti tornano. Il primo clamoroso dubbio che fa barcollare, agli occhi degli esperti, la linea difensiva di Kerviel riguarda la gestione dei flussi di cassa in entrata e in uscita di posizioni vere e inventate, a volte in profitto, a volte in perdita. «Si può falsificare un documento, una carta intestata, una e-mail, un’operazione finanziaria sotto il profilo contabile - sostiene polemico un arbitraggista in futures sugli indici di Borsa - ma non si può inventare un pagamento». Quando Kerviel ha detto di aver dovuto inventare e immettere nel sistema dei controlli una serie di posizioni in perdita false per 1,4 miliardi di euro per fare matching sulle posizioni in guadagno di altrettanto valore (un profitto generato a sua volta da operazioni irregolari che non poteva risultare perchè avrebbe provocato il licenziamento in tronco), qualcuno dovrà prima o poi chiederli come ha fatto a far risultare l’esecuzione di un pagamento in uscita dalla propria banca. Il flusso di cassa non è un codice digitato in un sistema protetto da una password trafugata, non è un foglietto di carta, una "fiche". Quando un trader si "appoggia" su una banca controparte, come sostiene di aver fatto Kerviel con un broker tedesco che poi era la Deutsche bank, attinge a una linea di credito: tutto questo deve avere dei riscontri in tempo "quasi" reale, cioè nell’arco di una nottata. Non si capisce come abbia potuto «vendere warrant» o altre opzioni senza incassare i premi, oppure operare solo in forward (strumenti derivati non standardizzati over-the-counter senza pagamento di margini) per fare arbitraggio contro future (strumenti derivati standardizzati con pagamento di margini presso la cassa di compensazione). Un altro passaggio sospetto della ricostruzione degli eventi fornita da Kerviel riguarda lo slalom sui controlli che gli avrebbe consentito di andare avanti per giorni, settimane e mesi. I trader vengono controllati, è questa la procedura standard, su base giornaliera: le loro operazioni sono verificate e riscontrate con le controparti bancarie e con le casse di compensazione e quant’altro nell’arco di una nottata. E se è vero che Kerviel ha dovuto inventare la "copertura" su 30-50 miliardi di valore nozionale di posizioni in futures, è difficile pensare che abbia potuto falsificare in continuazione - giorno e notte - migliaia di contratti over-the-counter. Questo tipo di "roll over" è tra le spiegazioni fornite da SocGen: come anche il ricorso a oscure pratiche di futures pendenti e warrant con date posticipate. Questo giochino può funzionare, senza la complicità di altri nella banca, per qualche ora o forse qualche giorno ma si stenta a credere sul mercato che possa andare avanti per anni. A conferma che la realtà supera la fantasia, e che in questa storia realtà e fantasia si intrecciano al punto da annodarsi in maniera indissolubile, anche il valore nozionale delle posizioni vere in futures sugli indici di Borsa lascia interrogativi aperti: e non perchè 50 miliardi è una cifra astronomica. La SocGen è o era la prima banca al mondo in strumenti derivati azionari. Non stupisce che i suoi trader abbiano potuto operare con limiti molto elevati. Quel che rende perplessi gli operatori è il fatto che i vertici di SocGen siano come caduti dalle nuvole nell’apprendere che la posizione speculativa (non arbitraggio) del "giovane" Kerviel ammontava a 50 miliardi di euro: l’apertura di una posizione in futures in una Borsa a termine comporta il pagamento di un margine iniziale che può spaziare tra il 5% e il 7% del valore. Il fatto che un solo trader apra posizioni (puntando al rialzo o al ribasso) avviene sotto il sole: sui mercati dei futures sugli indici quando entrava in gioco Kerviel (pur non conoscendone l’identità) lo riconoscevano dandogli il soprannome di "The big one" (quello grosso). Ora è stato ribattezzato "Mr Average" (Il Signor mediocre) per la sua smania di farsi notare dai capi: ma se tutto quello che ha detto negli interrogatori è vero allora Mr Genio può essere persino riduttivo. Infine nella ricostruzione degli eventi per data, non è passato inosservato un altro "buco" oltre ai 5 miliardi: il fatto che tra l’ultimo, grande campanello d’allarme squillato il 3 gennaio e il richiamo in sede di Kerviel (che se la stava spassando a Deauville tra casinò e corse dei cavalli) quel venerdì nero del 18 gennaio, siano passati una quindicina di giorni. Non sarà un caso se la saga di Kerviel si sia chiusa proprio a cavallo della chiusura dei conti del 2007. Isabella Bufacchi