Attilio Geroni, Il Sole 24 ore 6 febbraio 2008, 6 febbraio 2008
Kerviel: non farò il capro espiatorio. Il Sole 24 ore 6 febbraio 2008. Il ragazzo che ha sconvolto il mondo della finanza inventandosi da una postazione di trader senza volto la frode del secolo ai danni della terza banca francese, ha parlato ieri per la prima volta
Kerviel: non farò il capro espiatorio. Il Sole 24 ore 6 febbraio 2008. Il ragazzo che ha sconvolto il mondo della finanza inventandosi da una postazione di trader senza volto la frode del secolo ai danni della terza banca francese, ha parlato ieri per la prima volta. Con i giornalisti dell’Afp. Dopo aver detto tutto (o quasi) quello che sapeva alla Brigata Finanziaria della polizia parigina e ai due giudici incaricati dell’inchiesta, Renaud van Ruymbeke e Françoise Desset, Jérôme Kerviel ha rilasciato un’intervista - in realtà poche frasi - all’agenzia di stampa francese in presenza del suo avvocato Elisabeth Meyer. Camicia a quadretti e jeans, è apparso rilassato, a tratti sorridente, quasi distaccato: «Sono stato additato (come unico responsabile, ndr) dalla SocGen. Mi prendo la mia parte di responsabilità, ma non sarò certo il capro espiatorio della banca». Riemerge in questa frase uno stralcio dell’interrogatorio dei giudici e dove già Kerviel insinuava che i suoi vertici non potevano non sapere, trattandosi comunque di movimenti e posizioni fuori dal comune per un solo operatore. Ed è questo, in sostanza, che dovrà appurare l’inchiesta: possibile che nessuno si fosse accorto dell’enorme posizione accumulata dal trader sugli indici Dax, Eurostoxx e Ftse - 50 miliardi di euro - senza le dovute coperture? «A fare questo lavoro – si è giustificato – si perde la cognizione della quantità. Tutto è immateriale e ci si lascia trascinare». Accusato di falso, abuso di fiducia e frode informatica, il trader rischia fino a 7 anni di carcere. Anche ieri ha negato di aver agito per interesse personale: «L’obiettivo era di far guadagnare soldi all’azienda». E di soldi, in effetti, Kerviel ne aveva fatti guadagnare poiché le sue operazioni si erano chiuse al 31 dicembre 2007 con una plusvalenza di 1,4 miliardi di euro. Una posizione più ingombrante che meritoria poiché non controbilanciata (se non attraverso un’operazione fittizia) da una di segno opposto come impone la regola dell’arbitraggio sui futures. La volontà di coprire il guadagno sarebbe all’origine del disastro, con nuove scommesse (al rialzo) sugli indici di Borsa nel momento in cui il mercato ha cominciato ad andare in direzione opposta. Il rapporto consegnato lunedì dal ministro dell’Economia Christine Lagarde al premier François Fillon non era stato tenero nei confronti dei sistemi di controllo della banca, che in alcuni casi non avrebbero funzionato a dovere, e tantomeno con la tempistica scelta dalla Banca di Francia per comunicare alle autorità politiche quanto era accaduto a Société Générale (mercoledì 23 gennaio, il giorno prima che venisse ufficializzata la perdita di 4,9 miliardi). Ieri il Governatore Christian Noyer ha dovuto rendere conto di questa scelta alla commissione Finanze del Parlamento. Durante l’audizione Noyer ha detto che il suo obiettivo era di arrivare a una soluzione nel più breve tempo possibile: «La mia preoccupazione più importante, ricordandomi bene l’esperienza molto dolorosa vissuta dal Regno Unito in un caso diverso (Northern Rock, ndr), era di far in modo che il problema venisse gestito e che venisse predisposta rapidamente una soluzione, per non trovarsi a dover fare un annuncio senza una soluzione». Il banchiere centrale ha detto di aver informato il governo soltanto alcuni giorni dopo non per mancanza di fiducia nella riservatezza delle autorità politiche ma perché voleva presentarsi davanti ad esse già con una prima soluzione. Noyer ha informato dell’accaduto quattro dei suoi più stretti collaboratori. Sui buchi nella rete di controllo della banca e sul fatto che nessuno si fosse mai accorto delle posizioni non autorizzate accumulate dal trader, il governatore ha risposto che in effetti ciò «sembrava inverosimile, frutto di una serie di piccoli errori e approssimazioni, di avvertimenti che non sono mai andati fino in fondo, ma anche di una tecnica di frode inaudita». Il titolo SocGen ieri ha lasciato sul campo il 5,27 per cento. Inoltre, secondo il Wall Street Journal, SocGen insieme a Ubs e Citigroup starebbe valutando un piano di salvataggio di Financial Guaranty Insurance, del gruppo Fgic, il quarto assicuratore di obbligazioni nella classifica mondiale. Attilio Geroni