Luigi Accattoli, Corriere della Sera 7/2/2008, 7 febbraio 2008
Sugli ebrei che protestano per la nuova preghiera inserita nel rito tradizionale, il cardinale Kasper dice che «anche gli ebrei hanno nei loro testi liturgici delle preghiere che non piacciono a noi cattoli»
Sugli ebrei che protestano per la nuova preghiera inserita nel rito tradizionale, il cardinale Kasper dice che «anche gli ebrei hanno nei loro testi liturgici delle preghiere che non piacciono a noi cattoli». L’Assemblea rabbinica italiana ha preso una posizione dura: «Una sconfitta dei presupposti del dialogo» eccetera. Di Segni: «La domanda che si fa la Chiesa cattolica è sempre la stessa: cosa ci stanno a fare gli ebrei su questa Terra?». Kasper spiega che il testo è tratto da San Paolo ”Lettera ai Romani”, 11, 25-26, ed «esprime la speranza escatologica - cioè riferita agli ultimi tempi, alla fine della storia - che anche il popolo di Israele entri nella Chiesa [...] Debbo dire che non capisco perché gli ebrei non possano accettare che noi fruiamo della nostra libertà nella formulazione delle nostre preghiere» Sarà a motivo del cattivo ricordo delle conversioni forzate, non crede? «Infatti si sono fatte cose cattivissime quando si voleva costringere gli ebrei alla conversione. Capiamo la cattiva memoria di fatti per i quali abbiamo chiesto perdono. Facciamo più difficoltà a capire come non si possa accettare la testimonianza della nostra fede quand’essa è espressa nel pieno rispetto della fede altrui».