Marcel Gauchet, la Repubblica 7/2/2008, 7 febbraio 2008
La situazione delle Chiese in Europa secondo Marcel Gauchet: «Perdita di autorità e d´influenza, crollo nel numero dei praticanti, crisi del magistero e individualizzazione della fede [
La situazione delle Chiese in Europa secondo Marcel Gauchet: «Perdita di autorità e d´influenza, crollo nel numero dei praticanti, crisi del magistero e individualizzazione della fede [...]. Viene definitivamente meno quell´idea di società cristiana per la quale si poteva coltivare la nostalgia fino a qualche decennio fa, quando ne restava ancora qualche traccia. Questo non significa che i cristiani non possano continuare a esistere e coltivare la propria fede, significa solo che devono farlo all´interno di una società che non è più cristiana – diciamo ”post-cristiana”, per utilizzare la definizione rigorosa di mile Poulat». Nonostante questo le religioni o le Chiese hanno una visibilità enorme: «Il fatto è che questo Stato interamente neutro, che non consacra né ufficializza più alcuna dottrina metafisica ultima, sente un gran bisogno di convinzioni, dottrine e pensieri di cui è ormai privo per principio». Infatti «ogni decisione collettiva, anche la più prosaica, è presa nel riferimento a dei fini superiori, così come qualsiasi scelta politica ha delle implicazioni etiche. In altri termini: se l´esercizio del potere esclude il riferimento alle giustificazioni ultime e alle ragioni supreme, queste continuano a definire il linguaggio con il quale l’esercizio del potere si esprime. Quando la politica era convinta di contenere al suo interno le giustificazioni e i fini della propria azione, si poteva tenere a debita distanza da tutto ciò. Oggi, scopertasi nuda e completamente laicizzata, si vede costretta a tenere in debito conto queste fonti esterne di senso che non sono più a sua disposizione ma che si realizzano, comunque, solo grazie ad essa. Si spiega così il bisogno sentito dalle autorità politiche di sottolineare quanto profondo rispetto provino per le autorità religiose, una necessità che costringe a un delicato gioco di equilibrio: se da una parte devono continuare a ostentare la loro rigorosa indipendenza, dall´altra sono costrette ad associare la decisione pubblica a un ordine di considerazioni senza le quali si condannerebbero a una miopia irresponsabile. In definitiva, se lo Stato non può dire dove sta il bene, non può nemmeno restare moralmente e spiritualmente neutro».