Il Sole 24 ore 8 febbraio 2008, Roberto D’Alimonte, 8 febbraio 2008
Desistenza con la sinistra: al Pd utile in un caso su 20. Il Sole 24 ore 8 febbraio 2008. Sono le regole del sistema elettorale, e in particolare quelle che stabiliscono chi prende seggi, a dettare le strategie dei partiti
Desistenza con la sinistra: al Pd utile in un caso su 20. Il Sole 24 ore 8 febbraio 2008. Sono le regole del sistema elettorale, e in particolare quelle che stabiliscono chi prende seggi, a dettare le strategie dei partiti. Queste regole si possono sintetizzare in tre numeri: 10, 4, 2 alla Camera; 20, 8, 3 al Senato. Alla Camera per avere seggi un partito deve avere il 4% dei voti se si presenta da solo ma solo il 2% se si presenta in una coalizione. Per godere però di questo sconto del 50% la coalizione in cui si presenta deve prendere almeno il 10% dei voti. In aggiunta, per ciascuna coalizione, può ottenere seggi il partito che, pur restando sotto la soglia del 2%, ha ottenuto più voti, sempreché la coalizione cui appartiene abbia ottenuto almeno il 10% dei voti. Il calcolo si fa a livello nazionale. Al Senato lo sconto per i coalizzati è addirittura superiore perché si va dall’8% al 3%, ma la soglia che la coalizione deve raggiungere perché i suoi membri possano godere dello sconto è il 20 per cento. Il calcolo si fa a livello regionale. Al Senato non è previsto il ripescaggio di partiti sotto soglia. Nel 2006 i tre partiti della Sinistra arcobaleno hanno preso complessivamente alla Camera il 10,2% dei voti (Prc il 5,8; Pdci 2,3 Verdi 2,1). Oggi a questa cifra vanno aggiunti i consensi della Sinistra democratica di Mussi. Questi dati dicono molto. Intanto spiegano perché Verdi, Comunisti e Sinistra democratica si devono aggregare. Nessuno di loro, infatti, correndo da solo, potrebbe superare la soglia del 4 per cento. Per questo hanno bisogno di Rifondazione, visto che il Pd non è più disponibile a imbarcarli. Grazie a Rifondazione possono sperare di superare, come coalizione, la soglia del 10% e quindi di godere dello sconto che gli consente di prendere seggi con il 2% dei voti o eventualmente aspirare al ripescaggio. Questa è la soluzione più semplice. La coalizione è una forma di aggregazione indolore. Tutti insieme dovranno indicare un programma e un candidato-premier ma ogni partito può presentarsi con il suo simbolo e con la propria lista di candidati. Ma se la coalizione non arriva al 10% dei voti? Allora solo Rifondazione prenderebbe seggi visto che il 4% lo farà. Gli altri partiti non entreranno alla Camera e i loro voti andranno sprecati. Per evitare questo rischio i quattro partiti dovrebbero scegliere una altra forma di aggregazione: formare una lista unica. Questo vuol dire un simbolo unico e un’unica lista di candidati. Scelta meno rischiosa ma più complicata. In questo caso però basterebbe avere il 4% dei voti per prendere seggi. Quanto al Pd può fare da spettatore. Qualunque siano le scelte della Sinistra arcobaleno è impensabile che possa vincere alla Camera a meno di non ipotizzare un terremoto elettorale. Al Senato è un’altra storia. Come dimostra la tabella in nessuna regione tra le 17 in cui si gioca il premio la coalizione Sinistra radicale può superare la soglia del 20%, condizione necessaria perché i suoi membri possano ottenere seggi con il 3 per cento. Quindi la coalizione non serve. Né serve correre da soli. Infatti in questo caso solo Rifondazione supererebbe la soglia dell’8% in poche regioni prendendo pochi seggi. Verdi e Comunisti italiani non prenderebbero alcun seggio perché sono abbondantemente al disotto dell’8% in tutte le regioni (si veda la tabella). Nel 2oo6 invece correndo insieme, ma dentro la coalizione dell’Unione riuscirono ad ottenere 11 seggi. Al Senato, quindi, la Sinistra arcobaleno ha una sola opzione realistica: quella di fare una lista unica. Come si vede nell’ultima colonna della tabella questa lista starebbe sopra la soglia dell’8%, quella che conta in questo caso, in molte regioni. Ma non in tutte. E qui gli interessi della Sinistra e del Pd si incrociano. Infatti in quelle regioni in cui è difficile che la Sinistra possa ottenere seggi (la Sicilia, per fare un esempio) non dovrebbe presentare una sua lista e dovrebbe invece chiedere ai suoi elettori di votare il Pd. Se non lo farà i suoi voti andranno sprecati a vantaggio soprattutto della Cdl che in queste regioni potrebbe ottenere uno o più seggi oltre quelli assegnati dal premio di maggioranza. Questa è la sola "desistenza" che Veltroni potrebbe accettare senza compromettere l’mmagine e la strategia del Pd. Altri accordi con la Sinistra non cambierebbero significativamente l’esito delle elezioni e servirebbero solo a creare dubbi e defezioni nell’elettorato potenziale del Pd. Ha fatto bene quindi Veltroni a sgomberare il campo da illazioni fantasiose dichiarando esplicitamente che anche al Senato il Pd andrà da solo o solo con chi ne accetterà il programma. Questa decisione è molto importante per il Pd ma lo è anche per il Paese perché contribuisce alla trasformazione virtuosa del sistema dei partiti. Infatti in questo modo il Pd darà una spinta importante alla ricomposizione dello schieramento di sinistra costringendo i tanti piccoli partiti di questa area ad aggregarsi per non subire l’effetto delle soglie di sbarramento. La riduzione della frammentazione del sistema partitico passa anche da qui. Si vedrà se un contributo in questo senso verrà anche dall’altra parte dello schieramento politico. Se così fosse, senza cambiare il sistema elettorale ma solo cambiando i comportamenti dei partiti maggiori e sfruttando le opportunità positive insiste nelle attuali regole, si produrrebbe un cambiamento molto significativo della politica italiana preparando anche il terreno per fare finalmente una buona riforma costituzionale e una buona riforma elettorale nella prossima legislatura. Speriamo bene. Roberto D’Alimonte I numeri della Sinistra arcobaleno Percentuale voti al Senato - elezioni 2006 Prc Pdci+Verdi Totale Piemonte 8,1 4,4 12,5 Lombardia 7,0 4,8 11,8 Veneto 4,9 3,8 8,7 Friuli V. G. 6,0 4,0 10,0 Liguria 8,9 4,3 13,2 Emilia R. 7,2 5,8 13,0 Toscana 11,1 4,9 16,0 Umbria 10,4 4,4 14,8 Marche 8,8 4,2 13,0 Lazio 8,9 4,2 13,1 Abruzzo 7,6 3,3 10,9 Molise 5,4 2,2 7,6 Campania 6,6 3,7 10,3 Puglia 6,7 2,7 9,4 Basilicata 6,4 4,8 11,2 Calabria 7,3 4,0 11,3 Sicilia 5,3 2,6 7,9 Sardegna 8,2 4,4 12,6 Nota: Pdci e Verdi si sono presentati nella lista "Insieme Unione". In Molise non è in palio il premio di maggioranza. Trentino e Valle D’Aosta sono state escluse per la peculiarità della offerta politica