Corriere della Sera 6 febbraio 2008, M.Antonietta Calabrò, 6 febbraio 2008
Vocazioni in crisi, il Vaticano corregge l’Osservatore. Corriere della Sera 6 febbraio 2008. ROMA – Anche l’Osservatore romano sbaglia
Vocazioni in crisi, il Vaticano corregge l’Osservatore. Corriere della Sera 6 febbraio 2008. ROMA – Anche l’Osservatore romano sbaglia. Non più di venti giorni fa il Papa stigmatizzando il secolarismo e il materialismo occidentale, peggiore del marxismo, aveva detto che esso provoca, tra l’altro, «il calo della pratica religiosa con una sensibile diminuzione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata ». Ma, certamente, nemmeno Benedetto XVI avrebbe mai potuto immaginare di leggere sul suo giornale che il numero dei religiosi cattolici nel mondo, nell’arco di un solo anno – peraltro il primo del suo pontificato – era addirittura crollato del dieci per cento, con un calo di novantacinquemila tra preti, suore e seminaristi. Il dato era stato fornito l’altroieri da fonte più che affidabile: proprio l’Osservatore che ha reso note le cifre dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa. Tanto è bastato alla notizia per fare il giro del mondo conquistando servizi su radio e televisioni straniere, tra cui la Bbc. Prima che si scoprisse che si era trattato di una grave inesattezza, corretta ieri mattina dalla Sala stampa vaticana, con una «dichiarazione orale». In realtà sono solo 7.230 i religiosi in meno nel 2006: una cifra certamente non positiva, ma non così traumatica, in linea con il declino degli ultimi decenni. Oltre le Mura i maligni sussurrano che la Sala stampa si è presa in questo modo una piccola rivincita sul giornale, dopo le tante anticipazioni del quotidiano diretto da Gian Maria Vian (ancora ieri quella sulla modifica della preghiera per gli ebrei). L’Osservatore,da parte sua, ha doverosamente spiegato che l’errore è nato dal raffronto tra dati non omogenei: per il 2005 erano stati calcolati anche i seminaristi, i novizi, gli aspiranti, mentre per il 2006 erano stati considerati solo i religiosi in senso stretto. «Siamo il giornale del Papa, ma non siamo infallibili», commenta spiritosamente Vian, che, da storico, ricorda il caso di un errore in un titolo del 1983, quando venne annunciato che Umberto II aveva lasciato in eredità al Pontefice la Sacra Sindone. Peccato che il re fosse definito non «Sua Maestà», ma addirittura «Sua Santità». «Mi hanno raccontato anche – continua – che il giorno dell’elezione di Wojtyla, solo la presenza in redazione del figlio liceale dell’allora direttore Volpini impedì che uscisse in prima pagina un grossolano esempio di latino maccheronico niente meno che nella formula dell’annuncio del nuovo Pontefice». Per un errore commesso, un errore svelato dal giornale. La citazione del passo su Galileo – attribuita a Ratzinger, ma in realtà di Feyerabend – che ha generato la rivolta dei professori della Sapienza, è stata copiata da Wikipedia, una fonte certamente non proprio consona a dei cattedratici. M.Antonietta Calabrò