Corriere della Sera 6 febbraio 2008, Marisa Fumagalli, 6 febbraio 2008
Sesso con ragazzina «L’amava». Pena lieve. Corriere della Sera 6 febbraio 2008. MILANO – Tredici anni lei, trentaquattro lui, il «molestatore gentile»
Sesso con ragazzina «L’amava». Pena lieve. Corriere della Sera 6 febbraio 2008. MILANO – Tredici anni lei, trentaquattro lui, il «molestatore gentile». Chiamiamolo così, vista la motivazione della sentenza, emessa dal Tribunale di Vicenza, che ha inflitto una condanna mite (1 anno e 4 mesi), in considerazione del fatto che i due erano «innamorati». «E che l’imputato trattava la ragazzina con squisita tenerezza», sottolinea l’avvocato Teresa Ferrante, legale della difesa, riprendendo le parole del verdetto. Bastano, dunque i modi gentili per concedere all’adulto che fa sesso con una minorenne le attenuanti? A rigore di legge, sì. E oggi che le femministe sono fuorimoda, ad indignarsi resta l’Osservatorio sui minori: «A prescindere dalla volontà o meno della tredicenne di avere rapporti sessuali con un adulto, è esecrabile che una legge dello Stato preveda ogni sorta di riduzione di pena». La vicenda riguarda una ragazzina immigrata di colore, che abita con la famiglia a Vicenza, e un uomo, Antonio Di Pascale, single, macellaio in un supermarket della città. La sintesi dei fatti: l’adescamento avviene davanti alla scuola – lei frequenta la terza media – dove, con la suadente proposta di una giretto in auto, lui la convince a salire. Ma dietro l’angolo c’è lo stupro. La studentessa, impaurita e soggiogata, riesce a opporre solo una debole resistenza. Il macellaio vicentino, quindi, capisce di avere gioco facile. Successivamente, la cerca, la chiama e l’adolescente, all’insaputa della famiglia, accetta altri incontri. Passano 4 mesi finché, un pomeriggio, casualmente, un poliziotto li intercetta; nota la differenza d’età, intuisce la natura della relazione. Per Di Pascale scatta l’arresto per violenza sessuale e atti sessuali con minorenne. Comincia l’iter giudiziario. In campo scendono due avvocatesse: Teresa Ferrante per la difesa, Luisa Pasqualini per la parte civile. La prima vuole ad ogni costo provare che l’uomo si è davvero innamorato della minorenne («la ragazza corrisponde inviandogli sms, accettando regolari incontri a casa di lui») e che merita comprensione. «Sì – spiega, soddisfatta – ho dimostrato la mia tesi, appellandomi, per le attenuanti, alla "minore gravità" prevista dal codice». La seconda, sconfitta, osserva: «Rispetto il giudice ma sono esterrefatta di fronte alla motivazione della sentenza». Fatto sta che, a fronte dei 6 anni e 6 mesi di carcere chiesti dal pm (12 è la pena massima), il Tribunale si è fermato a 1 anno e 4 mesi, più 20.000 euro di risarcimento danni. Con queste parole, tra le altre, a corredo: «Si è ben lontani dalla realizzazione di atti consumati con prevaricazione e arroganza perché risulta, al contrario, che l’imputato avesse una squisita tenerezza per la ragazza, che assolutamente rispettava e di cui sembrava sinceramente innamorato». Marisa Fumagalli