La Repubblica 6 febbraio 2008, MICHELE SERRA, 6 febbraio 2008
L´amaca. La Repubblica 6 febbraio 2008. La Rupe Tarpea (dalla quale gli spartani buttavano i neonati inadatti non alla vita, ma alla guerra) ha molta fortuna, come metafora extra-strong, tra i militanti anti-abortisti di ieri e di oggi: alle sciagurate che non vollero o non poterono portare a termine la gravidanza, si grida, agitando il ditino o il ditone (a seconda dei casi) che hanno fatto una cosa "da Rupe Tarpea"
L´amaca. La Repubblica 6 febbraio 2008. La Rupe Tarpea (dalla quale gli spartani buttavano i neonati inadatti non alla vita, ma alla guerra) ha molta fortuna, come metafora extra-strong, tra i militanti anti-abortisti di ieri e di oggi: alle sciagurate che non vollero o non poterono portare a termine la gravidanza, si grida, agitando il ditino o il ditone (a seconda dei casi) che hanno fatto una cosa "da Rupe Tarpea". In alternativa, che ragionano "come Mengele". La grossolanità dell´accusa è così marchiana, così stupidamente inumana, che in genere la si liquida tra le armi improprie usate dai fanatici in ogni genere di discussione: ce ne sono sempre, e da entrambe le parti. Peccato, dunque, che di una così violenta scemenza si sia macchiata proprio una donna, Lucetta Scaraffia, che sul Corriere della sera accusa il ministro uscente Barbara Pollastrini di «inclinare irresistibilmente verso la soluzione Rupe Tarpea» per avere Pollastrini osato dire che «non si può aggirare la volontà della donna». Il Corriere se la passa, in genere, da giornale terzista, nemico degli eccessi e dei fanatici: sgridi dunque la collaboratrice Scaraffia per avere dato dell´assassina di bambini alla mite ministra Pollastrini. MICHELE SERRA