La Repubblica 6 febbraio 2008, Corrado Augias, 6 febbraio 2008
Spada e aspersorio dei crociati antiaborto. La Repubblica 6 febbraio 2008. G ent. mo Dott. Augias, un’offensiva contro la legge 194 in nome dei valori cristiani
Spada e aspersorio dei crociati antiaborto. La Repubblica 6 febbraio 2008. G ent. mo Dott. Augias, un’offensiva contro la legge 194 in nome dei valori cristiani. Alcuni medici discutono in astratto di rianimazione ad ogni costo. Non importa a quale prezzo, rianimato anche per poche ore o costretto a una breve vita impossibile, l’importante è assecondare le teorie dei vescovi: anche mezz’ora di vita impossibile servono a dimostrare che l’aborto è un omicidio e che quindi le donne sono assassine. L’uso strumentale e politico dei feti per imporre la sovranità delle gerarchia cattolica sulla libertà del popolo è un crimine degno di una dittatura. Roberto Martina robertomartina@yahoo. it Caro Augias, il ’pronunciamento’ delle Università dice in sintesi: A) il feto, se vivo, è da considerarsi un ’prematuro’; se può essere rianimato, deve esserlo. B) «anche» se la madre non vuole! Perché questa insidiosa aggiunta? Solo per tirare in ballo la 194 la quale di suo, all’articolo 7, prevede appunto quanto riassunto sotto il punto A. Insomma la Sapienza (mai nome fu meno appropriato) ha colto l’occasione per uscire dall’angolo: che abbia associato le altre università fa sospettare che l’iniziativa abbia registi (romani) più autorevoli e manovrieri. Paolo Todescan Vicenza ilcontori@tin. it L’ articolo 7 della 194 dice appunto che quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, il medico che segue l’intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardarne la vita. Allora perché quell’uscita di alcuni medici se non per aggiungere un ulteriore elemento emotivo a una discussione che ha assunto toni da crociata? Già l’equiparazione con la pena di morte è una forzatura priva di logica; già lo slogan ’sì alla vita’ è assurdo; c’è forse qualcuno che vuole sostenere ’no alla vita’? E poi di quale vita si sta parlando? Qualche giorno fa il caso di una bambina sopravvissuta a un aborto terapeutico dopo la diagnosi che al feto mancavano i globi oculari. Non cieca, completamente priva dell’organo della vista. Nata alla 22esima settimana, pesava 500 grammi. Dopo dieci giorni ha subito un intervento al cuore, un’emorragia cerebrale le ha provocato una quasi totale sordità, a 15 mesi pesa 6 chili e le sue condizioni continuano a rimanere critiche. Riferisco questo tragico caso non per accrescere a mia volta l’enorme emotività del tema ma solo per dire che ogni aborto è un caso a sé, ogni dramma è diverso da un altro dramma, e che una donna non decide (quasi) mai di abortire a cuor leggero. Bisognerebbe ragionare di più sulle persone e meno sui principi, accantonare le ideologie e scendere nella vita delle persone, dialogare e non brandire la spada e l’aspersorio. Soprattutto, come ha detto il prof Veronesi, se si vuole evitare l’aborto bisogna mettere in atto misure preventive adeguate, insegnare davvero l’uso corretto delle pratiche anticoncezionali. CORRADO AUGIAS