Il Sole 24 ore 4 febbraio 2008, Rossella Cadeo, 4 febbraio 2008
Contro la spazzatura l’arma del recupero. Il Sole 24 ore 4 febbraio 2008. Conto alla rovescia per mettersi in regola con i dettami della legislazione Ue sullo smaltimento dei rifiuti: la procedura d’infrazione avviata dalla Commissione europea nel giugno scorso lascia all’Italia appena un mese di tempo per conformarsi ai dettami della direttiva quadro sui rifiuti, adottando misure efficaci per la fase di emergenza attuale, ma creando anche adeguate infrastrutture di gestione per risolvere l’annoso problema
Contro la spazzatura l’arma del recupero. Il Sole 24 ore 4 febbraio 2008. Conto alla rovescia per mettersi in regola con i dettami della legislazione Ue sullo smaltimento dei rifiuti: la procedura d’infrazione avviata dalla Commissione europea nel giugno scorso lascia all’Italia appena un mese di tempo per conformarsi ai dettami della direttiva quadro sui rifiuti, adottando misure efficaci per la fase di emergenza attuale, ma creando anche adeguate infrastrutture di gestione per risolvere l’annoso problema. Ma, se per l’Italia sono dietro l’angolo la denuncia davanti alla Corte di giustizia Ue e il rischio di sanzioni, in tutta Europa la quantità di spazzatura che si genera nelle case continua ad aumentare. Diventa così cruciale – come spiega un recente studio dell’Agenzia europea dell’ambiente – un miglioramento della gestione dei rifiuti, anche ai fini di una riduzione delle emissioni di gas serra. Il sacco di rifiuti del cittadino europeo, che nel 1995 pesava in media "solo" 460 chili all’anno, è arrivato a 520 nel 2004, ma toccherà quota 680 entro il 2020. In totale una massa di circa 340 milioni di tonnellate che – se venisse spalmata – coprirebbe un’area vasta quanto il Lussemburgo e alta 30 centimetri. Qualche possibilità di arginare l’immenso blob maleodorante e di abbattere l’inevitabile formazione di gas serra però esiste: da un lato, un maggiore sviluppo delle attività di riciclo e recupero energetico; dall’altro, una riduzione generale dei rifiuti e, in particolare, di quelli destinati alle discariche. Certo, il quadro per ora non è omogeneo, ma presto potrebbe diventarlo: se fino al 2004 la produzione pro capite era di 570 chili nell’Europa a 15 e di 335 nei 12 Paesi di più fresca "nomina" (Bulgaria, Slovacchia, Cipro, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovenia e Repubblica Ceca) lo sviluppo delle economie e dei consumi nei Paesi dell’Est dovrebbe far avvicinare i livelli di rifiuti prodotti nelle due aree. La legislazione europea comunque non è rimasta a guardare: grazie alle direttive e ai programmi dedicati alla questione rifiuti, lasciano prevedere – se rispettate – per il 2020 una riduzione del conferimento in discarica al 35% (dal 47% del 2004) e un aumento delle operazioni di riciclo e di incenerimento pari rispettivamente al 42 e al 25% (dal 36 e 17% di tre anni fa). La gestione dei rifiuti urbani è del resto responsabile del 2% delle emissioni totali nell’intera Ue, ma secondo il rapporto dell’Agenzia europea lo scenario dovrebbe migliorare. Nei prossimi anni infatti, se da un lato continueranno a crescere le quantità dei rifiuti prodotti e la loro raccolta (con un conseguente aumento delle emissioni dirette di gas serra), dall’altro avranno sempre più spazio riciclaggio e incenerimento, con una riduzione delle emissioni dirette. In conclusione, queste due diverse tendenze dovrebbero permettere di scendere dai 55 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalenti l’anno (di fine anni 80) ai 10 milioni entro il 2020. Certo – conclude lo studio – si tratta di proiezioni che sottintendono una crescita della capacità di gestione dei rifiuti adeguata alla domanda. Per la realizzazione delle quali saranno comunque necessarie azioni volte a contenere la continua, e prevista, crescita dei rifiuti. Rossella Cadeo