Il Sole 24 ore 4 febbraio 2008, Fabrizio Galimberti, 4 febbraio 2008
Quel sogno di una sola moneta per tutto il mondo. Il Sole 24 ore 4 febbraio 2008. Gasparo Scaruffi, classe ’19
Quel sogno di una sola moneta per tutto il mondo. Il Sole 24 ore 4 febbraio 2008. Gasparo Scaruffi, classe ’19. Per la verità, 1519: questo mercante-banchiere-saggiatore alla Zecca è ricordato come il primo proponente di una moneta unica. Dalla sua Reggio Emilia lanciò l’idea di una riforma monetaria che prevedeva l’Alitinonfo (dal greco "vero lume") come unico perno delle monete del mondo. Le intraprese di unificazione monetaria ricordate in questa pagina sono meno ambiziose della visione di Scaruffi, ma ne rappresentano le "propaggini locali", un po’ come le aree di libero scambio fra due o più Paesi sono meno ambiziose di un’universale "clausola della nazione più favorita", ma costituiscono un second best rispetto al sogno di una liberalizzazione totale. La teoria economica ha elaborato da tempo il concetto di "area valutaria ottimale": le condizioni che devono essere soddisfatte perché le monete di due o più Paesi possano fondersi in una unica moneta. Queste condizioni sono abbastanza esigenti: i Paesi devono avere già un fitto intreccio di scambi, devono avere economie simili nella struttura e nella congiuntura, ci dev’essere una sufficiente omogeneità nel grado di sviluppo e nelle istituzioni, devono avere condizioni di finanza pubblica non dissimili e tassi d’inflazione e d’interesse non troppo diversi. Basta pensare alle condizioni poste dal trattato di Maastricht per avere un’idea delle caratteristiche di una "area valutaria ottimale". E ci sono altri blocchi di Paesi che potrebbero aspirare, sulla base di queste indicazioni, a un’Unione monetaria; oltre a quelli ricordati si potrebbe pensare ad Australia e Nuova Zelanda, due nazioni geograficamente e strutturalmente simili, per le quali ogni tanto ricorre l’idea di una fusione monetaria. Molteplici proposte Ma se c’è bisogno di queste similarità per fondere le monete, che senso avrebbero le proposte alla Scaruffi? Bangladesh e Svezia certo non soddisfano le condizioni di un’area valutaria ottimale. Eppure, la visione di una moneta unica per il mondo è emersa molte altre volte dopo il ’500: nel 1916 Edwin Kemmerer propose per tutte le Americhe una moneta unica, da chiamarsi Oro. Nei progetti di rifondazione monetaria, discussi a Bretton Woods negli anni ’40, Keynes preconizzava una moneta mondiale da chiamarsi Bancor. Pierre Werner, il primo ministro lussemburghese ricordato fra i padri putativi dell’unificazione monetaria europea, proponeva di creare il Mondo. E ancor più di recente, a fine 2000, il Fondo monetario tenne addirittura un Economic Forum dal titolo: "One World, One Currency: Destination or Delusion?". Insomma, la moneta unica mondiale è un destino o un’illusione? Bisogna dire che le condizioni stringenti poste dalla teoria per le unioni monetarie valgono per le unioni parziali; e anche qui queste condizioni tendono a sfilacciarsi man mano che l’area della moneta unica si allarga. Da qualche settimana Cipro e Malta si sono aggregate all’euro. In assenza dell’Eurozona, non avrebbe avuto molto senso che Finlandia e Cipro facessero un’Unione monetaria: le due economie sono troppo dissimili. Ma quando si tratta di aggiungersi a una Unione ampia e già esistente, le condizioni si rilassano. Allargando lo sguardo, una moneta unica mondiale diventa una soluzione radicale che permette di fare a meno delle sagge indicazioni di un’area valutaria ottimale e più che compensa gli svantaggi della dissimilarità con i numerosi vantaggi: drastica riduzione dei costi di transazione, spinta alla concorrenza, facilità di confronti, intensificata collaborazione internazionale nel governo della moneta. Anche se la moneta unica mondiale non si chiamerà mai con lo strano nome di Alitinonfo, chissà che un giorno Gasparo Scaruffi non venga definito un precursore... Fabrizio Galimberti