Il Sole 24 ore 4 febbraio 2008, Giorgio S. Frankel, 4 febbraio 2008
Gli aspiranti eredi del dollaro. Il Sole 24 ore 4 febbraio 2008. Il dollaro si deprezza sui mercati dei cambi
Gli aspiranti eredi del dollaro. Il Sole 24 ore 4 febbraio 2008. Il dollaro si deprezza sui mercati dei cambi. L’economia Usa sembra in guai seri. E nel 2007, con il greggio verso i 100 dollari al barile, ci si è di nuovo chiesti, anche all’Opec, se il ruolo del dollaro come "petro-moneta" non volgesse ormai al tramonto. In realtà, già all’inizio degli anni 70 vi furono problemi analoghi, con la crisi del dollaro, i rincari del greggio e gli Usa in guerra (Vietnam). Oggi però, con la globalizzazione e il petrolio alle stelle, è in atto un trasferimento di ricchezze e di potere economico senza precedenti a livello mondiale, che pare preludere a svolte epocali. Un quesito per il futuro non è solo il dollaro quale "petro-moneta", ma il destino del "biglietto verde" come valuta internazionale quasi esclusiva, finora senza vere alternative. In un recente saggio Joseph Stiglitz, premio Nobel 2001 per l’Economia, ha scritto che, dopo George W. Bush, ci vorrà una generazione per riaggiustare i cocci dell’economia americana, tanto essa è disastrata. E tra un quarto di secolo, secondo altri economisti, il dollaro sarà già stato sostituito come moneta-leader internazionale. C’è chi pensa all’euro e chi invece al renminbi cinese o alla rupia indiana: a quell’epoca, infatti, Cina e India potrebbero essere le maggiori economie del globo. A suo tempo, dopo che l’economia americana ebbe superato quella britannica, ci volle ancora mezzo secolo perché il dollaro soppiantasse la sterlina come "valuta internazionale". Oggi il dollaro non ha ancora veri rivali, ma il suo declino potrebbe essere più rapido di quello della sterlina. Il successo dell’euro (che lentamente consolida un proprio ruolo internazionale, cioè fuori dalla Ue) e l’articolazione dell’economia globale in grandi "isole" regionali hanno incoraggiato alcuni rilevanti progetti e programmi concreti di cooperazione e possibilmente unioni monetarie in Asia, America latina, Golfo Persico e Africa occidentale (vedi schede a lato). Secondo alcuni, in risposta all’euro e ad altre monete emergenti, gli Usa starebbero preparando un’unione monetaria con Canada e Messico, con una nuova valuta, l’amero. Per altri, questa però è solo una teoria "dietrologica". I programmi "regionali" differiscono quanto ad avanzamento, tempi e possibile impatto. L’unione monetaria dell’Africa occidentale è prevista per la fine del 2009, ma la sua importanza potrebbe essere limitata. Quella tra i sei del Consiglio di cooperazione del Golfo – fissata per il 2010, ma forse in ritardo – se attuata potrà avere grande rilievo non solo regionale, forse a scapito delle possibilità dell’euro (potrebbe diventare una "moneta parallela" nel mondo arabo, tanto più che i Paesi del Golfo sono oggi i principali investitori in Medio Oriente e Nord Africa), ma anche globale, visto il ruolo petrolifero e ora anche finanziario di tali Paesi. L’America latina è solo all’inizio di un percorso lungo e complesso che dovrebbe portare a un’unione politica ed economica sul modello della Ue, con una Banca regionale (il Banco do Sul?) alternativa a Banca mondiale e Fmi e infine una moneta unica. Il tutto con importanti valenze politiche e strategiche. In Asia, infine, dopo la crisi del 1997-’98 è stata avviata una cospicua cooperazione valutaria tra le Banche centrali. Oggi si pensa a creare una "Unità di conto asiatica" (Acu, analoga all’Ecu, che generò l’euro) e di un Fondo monetario asiatico, primi passi verso una futura moneta unica, con o senza la Cina, e in cui lo yen nipponico avrebbe il ruolo a suo tempo svolto dal marco tedesco con l’euro. Questi possibili progetti asiatici potrebbero avere effetti dirompenti a livello globale, accelerando il possibile declino del ruolo mondiale del dollaro. Va però ricordato che le economie asiatiche per ora non soddisfano i requisiti principali per un’unione monetaria posti dalla teoria delle "aree valutarie ottimali", pubblicata nel 1961 da Robert A. Mundell, Nobel per l’Economia (1999), e poi sviluppata da molti altri economisti. Lo stesso vale per altri programmi regionali. Eppure, lo stesso Mundell è stato tra i primi a parlare della necessità di una moneta unica asiatica. Tra i possibili grandi mutamenti sulla scena monetaria globale occorre tener conto del ruolo del rublo (sostenuto del peso energetico e dalle ambizioni di potenza della Russia) e, soprattutto, del renminbi cinese. Come ha detto, tra gli altri, l’economista Peter B. Kenen, il renminbi sarà una delle principali valute mondiali insieme a dollaro, euro e yen, anche se non dovesse diventare una vera e propria moneta internazionale. Nel frattempo, bisogna vedere se il futuro ruolo della Cina favorirà od ostacolerà la cooperazione e l’eventuale unione monetaria asiatica. Giorgio S. Frankel