Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  febbraio 03 Domenica calendario

La Grande Stangata istruzioni per l´uso. La Repubblica 3 febbraio 2008. Robert Redford e Paul Newman? Due dilettanti

La Grande Stangata istruzioni per l´uso. La Repubblica 3 febbraio 2008. Robert Redford e Paul Newman? Due dilettanti. La loro Stangata, quella immortalata in celluloide da George Roy Hill, ha vinto sette Oscar e sbancato il botteghino. Ma la realtà, in questo campo, ha da tempo superato la fantasia. E Jérôme Kerviel, il ragazzo che ha scavato una voragine da 4,9 miliardi nei conti della Société Générale, è solo l´ultimo prodotto di una stirpe tutta genio e sregolatezza: quella dei "re della truffa", che con i suoi colpi ha riscritto la storia della finanza globale. Malandrini, certo, ma a loro modo artisti del crimine, un po´ Al Capone e un po´ Arsenio Lupin. Capaci di traghettare in surplace dall´era artigianale (quando si gabbava il prossimo un po´ alla buona, con vermi mangia-spazzatura e titoli di miniere fantasma) alla pirateria finanziaria del terzo millennio. Quella che muove miliardi con il tasto di un computer, in un universo iper-protetto e super-tecnologico dove però basta un trentunenne appassionato di judo, derivati e informatica come il trader di SocGen per fregare plotoni di ingegneri e banche centrali e far tremare i mercati di tutto il mondo. Il capostipite riconosciuto dell´epopea della truffa è italiano, è nato a Parma, ma non è Calisto Tanzi. Certo, il patron della Parmalat - tra conti inventati alle Cayman, milioni di tonnellate di latte in polvere vendute a Cuba (inesistenti) e buchi in bilancio - ha dato un contributo di prim´ordine all´aneddotica di settore. Ma il vero numero uno, il Maradona delle stangate si chiama Carlo Ponzi, è arrivato quasi un secolo prima del pur illustre concittadino ed è diventato un caso di studio in tutte le business school americane. Alla voce Catena di Sant´Antonio. Il giovane emiliano - emigrato a Boston dalla pianura Padana a inizio Novecento con in tasca due dollari e cinquanta cents (il resto del capitale l´aveva perso al gioco nella traversata atlantica) - è l´inventore riconosciuto di questo meccanismo, da lui elevato ad arte del raggiro. Alla base della sua stangata - siamo nel 1920 - c´è solo un foglio di banali e comunissimi francobolli. Che vende assicurando ai primi clienti un ritorno del quarantacinque per cento in quarantacinque giorni. Il baffuto italiano ha fascino e parlantina sciolta, ci sa fare. Nei salotti del Massachusetts parte il passaparola sui francobolli d´oro. Piovono adesioni. I soldi dei nuovi arrivati servono a pagare gli interessi dei primi iscritti. Chi incassa, soddisfatto, reinveste. Ponzi, nullatenente a inizio anno, a maggio 1920 ha già raccolto 420mila dollari, una fortuna. Ma non si accontenta. Con il suo gruzzolo compra una banca, la Hanover Trust, e con i dollari dei conti correnti allarga la base della piramide. A luglio è l´apoteosi. Boston è ai suoi piedi, c´è gente che ipoteca la casa per affidargli i soldi. Arrivano quattrini dal New England e dal New Jersey. Lui è già milionario, compra una casa con aria condizionata e piscina riscaldata, fa arrivare la madre dall´Italia con un piroscafo in prima classe. Peccato che il suo castello di carte presupponga l´esistenza in circolazione di centosessanta milioni francobolli magici. E in cassa lui ne abbia solo ventisettemila. L´inizio della fine è un articolo del Boston Post che fiuta la truffa a fine luglio. La gente corre a chiedere i soldi a Ponzi. Lui calma la folla che si è radunata sul suo portone offrendo caffè e brioches, rimborsa sull´unghia due milioni e tampona l´emergenza. Ma non basta, la tregua dura poco e ad agosto la Catena di Sant´Antonio salta: il giornale scopre che l´emigrato italiano era già stato in galera in Canada per truffa (aveva falsificato un assegno). il panico. I clienti - ormai ventimila - vogliono indietro i risparmi, i soldi non ci sono. Ponzi finisce in manette. Si farà quattordici anni di gattabuia per frode postale, ma molti bostoniani - soprattutto nella comunità italiana - continueranno a considerarlo un eroe. E lui, appena uscito di carcere, emigra in Florida dove cerca di vendere ville (inesistenti) in una palude prima di morire di infarto nel ”48 a Rio. @_TITOLETTO nero sx:Gli emuli tricolori @_AR Tondo al VIVO:Nel mondo delle stangate azionarie fai-da-te (ma non solo in quelle) il Belpaese ha tenuto alta nel tempo la bandiera del glorioso Ponzi. La casistica è penalmente rilevante, va da sé, ma con contorni da commedia all´italiana, ruspante e casareccia. Prendiamo lo scandalo del lumbricus rubellus, il verme che nell´86 si è inghiottito i risparmi di qualche migliaio di nostri concittadini. Una truffa consumata sul terzo mercato (un piccolo Far West borsistico, visto con il senno di poi) dove per qualche settimana sono stati trattati i titoli della Agricola Italia, un´eco-azienda pronta a sbancare il business dell´immondizia con il suo esercito di lombrichi, arma segreta per riciclare i rifiuti nel terzo millennio. Gettato l´amo, innescati i vermi, i titolari dell´Agricola Italia non hanno dovuto aspettare molto. Abboccano in tanti, i titoli volano, il valore della società passa da duecento milioni a sei miliardi in poco tempo. Peccato che poco tempo dopo, con le azioni scivolate a zero, i soci si accorgeranno che dei lombrichi - come degli ex azionisti di controllo della Agricola Italia - non c´è alcuna traccia. Nella rete dei truffatori made in Italy è finito anche qualche bel nome del calcio di casa nostra, vittima di Capitano Nemo e del marmo nero del Perù. L´eroe di Verne, al secolo, è un promotore finanziario che a inizio anni Novanta - vestito come il comandate del Nautilus - batte con un gruppo di colleghi la costa Adriatica vendendo azioni della Imisa, titolare dei diritti di estrazione dalla miniera di Los Dos Paisanos, non lontano da Lima. Presentano perizie di geologi, studi di fattibilità di note aziende nel settore. Ci cascano circa millecinquecento persone tra cui Roberto Baggio, Billy Costacurta e il portiere Sebastiano Rossi. Naturalmente di marmo nero dalla cava peruviana non ne è mai stato estratto un grammo. I soci perdono trecento miliardi. E Thierry Nano, responsabile della New Bank Limited di St. Vincent (Grenadines) - presunta mente della stangata - è stato perseguito dalle autorità federali Usa per riciclaggio. Lo chiamavano il Pirata. E Raul Gardini, per spirito d´avventura, spregiudicatezza e curriculum vitae, ha fatto di tutto - prima della sua tragica fine - per meritarsi questo soprannome. Se esistesse un Oscar tricolore per la stangata d´autore, la statuetta toccherebbe di sicuro a lui che da solo ha cercato di sbancare tutto il mercato mondiale della soia. L´epoca è il luglio ´89, quando il Contadino - altro soprannome del numero uno Ferruzzi - mette in scena il primo colpo dell´era dei derivati. Il metodo è semplice. Prima compra l´ottantatré per cento della soia disponibile nei mercati di tutto il mondo. Poi rastrella sulla Borsa merci di Chicago un future che gli dà diritto ad acquistare qualche mese dopo da terzi il cinquantatré per cento della soia mondiale. Una scommessa a colpo sicuro. Quando le controparti dei future, nelle settimane successive, dovranno consegnare la soia del derivato a Gardini, saranno costretti a rivolgersi alla stessa Ferruzzi per acquistarla. E Ravenna, monopolista del mercato, potrà a quel punto fare il prezzo che vuole. Una stangata da antologia, che però non ha fatto i conti con la lobby delle grandi aziende agricole Usa. Washington fiuta la mossa del Pirata. La Borsa di Chicago - spinta dalla Casa Bianca - ordina con un provvedimento d´urgenza i titolari di future a venderli. E la Ferruzzi, brucerà sulla soia del Midwest quasi seicento miliardi. L´arte della stangata è stata traghettata nel terzo millennio da una nuova razza di truffatori. Meno affascinanti degli avventurieri alla Ponzi. Meno chiari nei loro obiettivi (spesso si tratta di colpi fine a se stessi, senza tornaconti personali) ma - SocGen docet - molto più destabilizzanti per la finanza mondiale. La loro arena adesso è dematerializzata. quel mondo telematico dove ogni giorno transitano migliaia di miliardi di scambi. E dove bastano un po´ di know-how telematico e un po´ di fegato - come ha dimostrato Kerviel a Parigi - per costruire e distruggere fortune miliardarie aggirando anche i controlli più sofisticati. Un universo dove i ladri sembrano sempre un passo avanti rispetto alle guardie (le banche centrali). Il Ponzi di terza generazione è Nick Leeson, dipendente della gloriosa Barings Bank, dal 1700 la banca della famiglia reale inglese. Distaccato a Singapore nel 1995 a soli ventotto anni, il giovane trader scalpita per far carriera. Cosa c´è di meglio di una bella stangata sui future? Accumula un´enorme posizione al rialzo sulla Borsa di Tokio. La nasconde sul conto segreto 88888 (cifra magica della numerologia cinese). Ma il terremoto di Kobe sconvolge i suoi piani. Il Nikkei crolla, nei conti della Barings si spalanca un baratro da 1,5 miliardi. Leeson prende la penna, lascia un bigliettino sulla scrivania («I´m sorry») e sparisce. Sarà arrestato qualche mese dopo, farà sei anni e mezzo di galera, vincerà il cancro e oggi è arruolato a peso d´oro da banche e istituzioni per insegnare a prevenire le frodi. L´erede naturale del metodo Gardini è invece Yasuo Hamanaka. Un trader della Sumitomo che ha replicato in fotocopia lo schema del Pirata sul mercato rame. Uno scherzetto costato alla banca giapponese un buco da 2,5 miliardi nel 1996. L´elenco dei truffatori da derivati sarebbe lungo. Dal 2000 ad oggi nelle pieghe di una finanza sempre più ingarbugliata sono cadute, sgambettate spesso dai loro dipendenti, banche di tutto il mondo, dall´irlandese Allied Irish alla Kidder Peabody fino alla Daiwa. Ma tra tanti colpi-fotocopia - come in fondo è quello di SocGen - brilla di luce propria una nuova categoria di stangate: le operazioni vintage, quelle che reinterpretano, arricchiscono e adeguano al terzo millennio lo stile (e la classe, c´è da dire) di una volta. L´hanno fatto ad esempio in Spagna la Anfisa e Forum Filatelico. Con un copione collaudato. Hanno comprato francobolli (dice niente?) e li hanno piazzati a prezzi fuori mercato con una sorta di Catena di Sant´Antonio ai loro clienti. La storia, evidentemente, non insegna niente. Ci sono cascati in trecentocinquantamila per un buco da 1,5 miliardi. Il metodo Ponzi - come l´arte della truffa - è davvero un genere intramontabile. Ettore Livini