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 2008  febbraio 03 Domenica calendario

Libeskind: «E’ folle costruire senza pensare all’ecologia».Corriere della Sera 3 febbraio 2008

Libeskind: «E’ folle costruire senza pensare all’ecologia».Corriere della Sera 3 febbraio 2008. «Attenzione ad usare il termine "pelle" quando parliamo di architettura. Non si può separare il corpo dal-l’estetica ». Daniel Libeskind, star internazionale dell’architettura ed esponente di punta del decostruttivismo, commenta così il suo appuntamento con Skin-Superfici d’architettura. Dunque cancelliamo la parola «skin», pelle, se discutiamo di edifici? «Io non l’ho mai usata perché presuppone che ci sia una struttura sottostante, già fatta, da ricoprire. Secondo me l’architettura invece è un lavoro integrale, organico». Alcuni vedono un parallelo tra la pelle del corpo umano e la struttura esterna di un edificio. «Oggi c’è una tendenza a creare l’architettura come la moda. Quindi l’idea di una "pelle" affascina. un termine popolare tra molti architetti, ma a me non piace. Un edificio ha una superficie come il nostro corpo? Certo. Però non pensiamo a noi stessi come "pelle e ossa", ma come esseri umani nel loro insieme. L’architettura è uguale: individualità, non solo superficie». Quali materiali preferisce? «Al Museo Ebraico di Berlino ho usato lo zinco. Per il museo d’arte di Denver ho usato il titanio perché, abbinato alle piastrelle di vetro Gio Ponti, è perfetto per la luce e il caldo del luogo. In altri progetti ho usato il vetro». E per il suo nuovo grattacielo nella zona Fiera a Milano? «Sarà un mix di pannelli e piastrelle in vetro e metallo. importante usare il vetro, sia in edifici residenziali che in uffici, ovviamente in modo ecologico, perché offre una vista fantastica». L’architettura può, oggi, ignorare l’ecologia? «L’architettura è fondamentalmente un’arte ecologica perché ha a che fare con la natura del luogo in cui opera. "Ambientalismo" non è un concetto nuovo ma antico. Se un edificio è solo un oggetto astratto, senza rapporto con terra, cielo ed energia della natura, è pura follia. Purtroppo ne esistono tanti». Quanto deve durare un edificio? «Per sempre. Non vale la pena costruire un palazzo come un oggetto di consumo che diventerà obsoleto. Un’architettura ecologica ha anche una relazione spirituale col mondo e quindi non passerà mai di moda. Per questo andiamo ancora a visitare le rovine di templi: edifici che non esistono nemmeno più, ma di cui sentiamo ancora l’aura e il potere ». Dopo i cambiamenti al disegno originale per la Freedom Tower, sente il progetto ancora suo? «Gli architetti coinvolti nel progetto di Ground Zero stanno usando il mio "master plan". Anche se non firmerò la Freedom Tower, il mio ruolo è stato quello di darle un’ altezza simbolica di 1.776 piedi (il numero dei morti) di collocarla vicino al fiume Hudson, lontano dal traffico di Wall Street, creando un ambiente simbolico che non faccia ombra al Memoriale». Sarà soddisfatto del risultato finale? «Sarà un progetto di grande effetto e coinvolgente. Dietro la divisione del lavoro esiste una piena sintonia di intenti tra me e tutti gli altri, tra cui i bravissimi Richard Rogers e Norman Foster, due maghi dell’architettura ecosostenibile. Non dimentichiamoci che al dibattito e alla scelta finale hanno partecipato milioni di cittadini, non solo addetti ai lavori».  vero che l’architettura moderna rischia di omologarsi? «Nell’era della globalizzazione il mondo è in qualche modo appiattito. Tutto sembra uguale. Per questo è ancora più importante infondere un senso di individualità ad ogni luogo. Guai ad inseguire una formula globale senza volto e senza riferimenti al territorio». Qual è l’architetto del passato che ha meglio coniugato l’ estetica all’efficienza? «Louis Sullivan, l’uomo che ha inventato i grattacieli usando nuove tecnologie con l’acciaio. Ha creato un’idea nuovissima, usando il minimo dei materiali con il massimo dello spazio. I suoi sono edifici bellissimi, con un senso organico della forma ma allo stesso tempo molto efficienti, ancora oggi il modello per tutti i nuovi grattacieli». Quale edificio del passato sposa meglio estetica ed efficienza? «Il Wainwright Building di St. Louis, del 1891. Non ha ancora uguali nel mondo». La grande sfida per i Libeskind di oggi? «Creare un’architettura unica e sensibile all’ambiente; spirituale e insieme portatrice di cultura, che ci aiuti a risparmiare le nostre risorse limitate, affrontando in maniera etica i problemi di giustizia sociale e divisione tra ricchi e poveri nel mondo. Ed è anche la stessa sfida dei grandi architetti del mondo antico: creare qualcosa di veramente indimenticabile ». Alessandra Farkas