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 2008  febbraio 03 Domenica calendario

La mia arte. La Stampa 3 febbraio 2008. Gian Enzo Sperone, da quanti anni fa il mercante e collezionista d’arte? «Ho cominciato a Torino nel ”63: fui appoggiato subito dal grande critico Luigi Carluccio

La mia arte. La Stampa 3 febbraio 2008. Gian Enzo Sperone, da quanti anni fa il mercante e collezionista d’arte? «Ho cominciato a Torino nel ”63: fui appoggiato subito dal grande critico Luigi Carluccio. Allora esposi il primo artista della pop art, Roy Liechtenstein. E la mia mostra su Warhol la feci prima di Leo Castelli». Castelli, uno dei più potenti mercanti, è stato suo maestro? «Sì: era un uomo affabile, ma molto riservato. stato forse l’ultimo mercante moderno. Dopo di lui tutto è diventato post moderno: i mercanti adesso fanno un altro mestiere». Quale? «Un tempo il mercante era un sognatore che faceva anche ricerca, cercava cose che potessero ribaltare lo status quo. Invece oggi annusa che cosa gira nell’aria e fa commercio senza ricerca». Poco tempo fa Jaff Kunz è stato venduto a un’asta 23 milioni di dollari. Che cosa vuol dire? «Vuol dire che esistono pochissimi collezionisti. Quelli di oggi sono persone che danno solo importanza all’apparire, al fatto che acquisire un’opera d’arte dia notorietà: questo oggi è quello che conta. Il collezionista è altro, cerca di comprare quello di cui si innamora, testimoniando la sua predilezione e non pensa di vendere o speculare. Devo dire che io ho ancora quadri di 40 anni fa». Quali? «Liechtenstein, Picasso, Manzoni nei primi anni Settanta, Fontana e anche l’arte povera, ad esempio Mario Merz». I prezzi esorbitanti dell’arte sono destinati a cadere se vi sarà la recessione? «No, al limite ci sarà un ridimensionamento. Ma così io non riuscirò a colmare i buchi della mia collezione». Quali? «Giacometti, ad esempio. Per fortuna ho tanti Boetti: abbiamo vissuto per anni insieme, sempre litigando». Lei a New York dal 1972 è socio di Angela Westwater: chi sono i vostri artisti più importanti? «Penso a Bruce Nauman, che tra l’altro sarà l’artista che rappresenta l’America alla prossima Biennale di Venezia. E’ un artista che non ha studio, vive nel New Mexico e non vuole esistere, lavora pochissimo ed è un artista di culto i cui prezzi sono stratosferici. Un altro artista è Richard Long oppure Morley, un inglese di 77 anni che pratica ancora soltanto la pittura a olio». Lei è anche grande amico di Julian Schnabel: la leggenda vuole che possegga settanta suoi quadri. vero? «Sì, e questo suscita anche piccoli gesti di compatimento da parte di molti miei colleghi: è un pittore tra i pochi che hanno un senso etico. Io vivo con la sua pittura, così come ho vissuto con la poesia di Whitman». Che cosa pensa di pittori come Chia, Chucchi, Clemente, Paladino? «Hanno scelto di convivere con la richiesta del mercato e produrre: non hanno saputo resistere alle sirene del mercato». Chi salva di questi artisti? «Il più intelligente dal punto di vista pittorico forse è Clemente; anche Paladino ha un grande talento pittorico, ma dovrebbe essere un po’ meno generoso». Che cosa pensa di Maurizio Cattelan? «E’ la punta di diamante di una situazione italiana molto sfilacciata. Dal punto di vista linguistico è un uomo libero, secondo me è più bravo di Damien Hirst. Il mercato però non lo direbbe. Cattelan ha comunque prezzi molto alti». Chi sono i grandi artisti di oggi? «Non lo so: forse sono un po’ confuso, forse ho perso la lucidità che avevo quando ero più "incazzato". Credo che sia grande Tom Sachs oppure Charles Ledray; e anche Bertozzi e Casoni». Chi sono i suoi amici italiani? «Sicuramente Boetti, Mondino e Paolini. Paolini è un artista superiore di rango e sottovalutato». E che cosa pensa di artisti come Schifano, Angeli, Festa, Pascali, Kounellis? «Pascali, Kounellis e Schifano sono artisti straordinari». Torino per lei è la capitale italiana dell’arte contemporanea? «Lo è da quarant’anni: è una città sofisticata che non seduce. Da quando pratica l’understatement se lo può permettere. I torinesi tendono sempre a minimizzare quello che fanno o hanno fatto, però fanno». Perché vent’anni fa ha lasciato Torino e oggi vive a New York? «Perché lo scacchiere qui è immenso e ci sono opportunità grandissime: prima di uscire di classifica vorrei ancora sparare alcune cartucce. Il grande editore americano New House proprietario della Condé Nast ha acquistato negli anni vari quadri: una volta venne a Torino con sua moglie per comperare un quadro e poi mi disse: "Grazie di aver pensato a me". E collezionisti come lui, sono diventati rarissimi. Ricordo Remo Morone: grande collezionista, visionario che negli anni ”60 comperava gli americani. Diceva: "Grazie di avermi avvisato" e io allora avevo soltanto 23 anni. Il più formidabile quadro di Andy Warhol su incidenti stradali è stato battuto all’asta per 70 milioni di dollari ed era di Remo Morone. Da me lo aveva comprato per 1000 dollari». Alain Elkann