La Repubblica 4 febbraio 2008, VINCENZO BORGOMEO, 4 febbraio 2008
Sessanta investiti al giorno e le vittime sono in aumento. La Repubblica 4 febbraio 2008. ROMA - Sessanta: queste le persone che in Italia, ogni giorno, finiscono sotto un’ auto, un camion o una moto
Sessanta investiti al giorno e le vittime sono in aumento. La Repubblica 4 febbraio 2008. ROMA - Sessanta: queste le persone che in Italia, ogni giorno, finiscono sotto un’ auto, un camion o una moto. Di queste, due perdono la vita e 58 vanno in ospedale. Nella maggior parte - il 51% - dei casi poi non c’ è nessuna responsabilità da parte del pedone che da 30 anni a questa parte patisce un numero di incidenti mortali in continua ascesa, con un’ impressionante impennata nell’ ultimo periodo. Nel 2000 i pedoni rappresentavano il 12,7% delle vittime totali da incidenti stradali, nel 2006 hanno raggiunto un impressionante 13,4%. Traducendo in numeri queste percentuali: fra i pedoni nel 2006 ci sono stati 758 morti, 55 in più rispetto all’ anno precedente, con un incremento del 7,8%. Una strage, che assume aspetti preoccupanti perché analizzando i dati nel dettaglio si scopre che la maggior parte di queste vittime (55%) sono anziani (da 65 anni in su) e che sono in preoccupante crescita i casi che coinvolgono i bambini: nel 2006 sono stati 40 i piccoli travolti e uccisi da auto e moto, con un incremento del 60% rispetto allo scorso anno. Una vera e propria emergenza, perché gli 8000 pedoni morti e i 170 mila feriti negli ultimi dieci anni vanno poi raffrontati con il fatto che i decessi totali da incidenti stradali - nello stesso decennio - sono diminuiti del 4,7% e i feriti del 2,7%. I pedoni sono l’ anello debole del sistema trasporti, le nostre città sono piene di trappole per chi va a piedi. Il campionario è vario: si va dalle strisce pedonali ormai logorate ai semafori con i tempi di attraversamento sbagliati, dalle auto agli scooter parcheggiati sui marciapiedi agli autobus che effettuano le fermate in mezzo alla strada. Qualcosa, certo, si muove sul fronte della tecnologia: le recenti omologazioni prevedono anche le prove di crash - con il cosiddetto "urto-pedone". E i costruttori hanno iniziato a progettare auto che riescono a far sì che il pedone investito batta la testa al centro del cofano, reso "morbido" da una maggiore distanza dal motore e - in alcuni casi - da un sistema tipo airbag che fa esplodere verso l’ alto il cofano motore, in modo da far atterrare il pedone investito su una superficie metallica meno rigida. E sono anche già in vendita mascherine (le Frontal Protection System) protettive di gomma da montare sul muso dei Suv che riducono la forza della collisione del 50 per cento. In tutti i casi - tecnologia o no - è inutile però illudersi, perché le statistiche parlano chiaro: un pedone investito a 30 km orari ha solo il 50% di possibilità di sopravvivere. Il 10% se travolto a 50 km orari. Oltre i 60 km orari non ha speranza. Vincenzo Borgomeo