FRANCESCA NUNBERG, Il Messaggero 4 febbraio 2008, 4 febbraio 2008
Chiami uno, rispondono in mille. Il Messaggero 4 febbraio 2008. ROMA - Chioggia ce l’ha fatta, ha vinto la "baruffa" per conquistare il sopra-cognome e d’ora in poi i suoi abitanti potranno andare baldanzosi per calli e campielli e in giro per il mondo, fieri di un’anomala doppia identità
Chiami uno, rispondono in mille. Il Messaggero 4 febbraio 2008. ROMA - Chioggia ce l’ha fatta, ha vinto la "baruffa" per conquistare il sopra-cognome e d’ora in poi i suoi abitanti potranno andare baldanzosi per calli e campielli e in giro per il mondo, fieri di un’anomala doppia identità. Provate d’altronde a mettervi nei panni di un maestro di scuola che fa l’appello e quando arriva a un certo cognome si alzano tre o quattro manine; di un arbitro che controlla la lista dei giocatori nello spogliatoio e in tre fanno un passo avanti insieme; di un candidato sindaco con un avversario che si chiama come lui. Saranno pure abituati alle omonimie nella città veneta, in particolare nella frazione di Sottomarina, e in fondo una soluzione empirica l’avevano trovata, ma la confusione burocratica doveva cessare. Per la fine di febbraio è atteso il sospirato decreto ministeriale che ufficializzerà il sopra-cognome una volta per tutte. La vicenda ha radici antiche. La metà degli abitanti di Sottomarina è accomunata da due soli cognomi, Tiozzo e Boscolo, tanto che due secoli orsono entrarono nell’uso comune i "detti" o sopra-cognomi a identificare la famiglia di provenienza. Ecco quindi Mezzopan, Peschiero, Belocio, Fasiolo, Scalmanati, Forcola, Cegion (ciglia folte), Campanaro, Merican, Anzoletti (erano i neonati morti anzitempo), Brustolon, Ghitarin, Tocainalto, Gobeto, Padreterno, Femenela, ecc. Come scrive un poeta locale, Guerrino Segioneto Boscolo, «xe vegnùa fuora na storia strana / migliaia de omeni, done, putéi / el nono, la cugnà, la zermana / e i cognomi xe sempre quèi». Belli o brutti, comunque veri e propri cognomi, quasi duecento, che figurano anche sull’elenco telefonico a distinguere i circa tredicimila tra Tiozzo e Boscolo (metà degli abitanti di Sottomarina, un quarto di quelli di Chioggia, tra le 35 e le 40 pagine per ogni ceppo). In parte legati ai mestieri del mondo agricolo o agli attrezzi della pesca, in parte a caratteristiche fisiche personali o al patronimico, i "detti" risalgono alla Guerra di Chioggia del 1380, quando Venezia la riprese dai genovesi; era un’isola restò appartata come molte vallate montane, le famiglie si incrociarono e l’omonimia divenne sovrana. andato tutto bene finché si è trattato di registrare le persone nell’anagrafe della curia o nello stato civile: bastava far seguire al nome il sopra-cognome», spiega Romano "Pa- gio" Tiozzo, di Forza Italia, sindaco dal giugno scorso (il cui detto viene dalle "pagiare", i cumuli di paglia e foraggio in fondo al paese). E anche chi emigrava si portava dietro i suoi due cognomi. Ma l’anagrafe unica europea non lo avrebbe più consentito, e già molti problemi erano sorti con la carta d’identità elettronica e la tessera sanitaria, per non parlare del baby-bonus di mille euro per i neonati che l’Agenzia delle entrate non riusciva ad assegnare perché i codici fiscali dì Boscolo e Tiozzo si sovrapponevano. Dopo un confronto durato mesi tra Comune e ministero degli Interni, finalmente il decreto sta per essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale: di fatto renderà permanente il secondo cognome che verrà posizionato dopo il primo. Non più Sandro "Brasiola" Boscolo, ma Sandro Boscolo "Brasiola". Forever, «Tra le ipotesi successivamente scartate figurava anche quella di eliminare gli inflazionati Boscolo e Tiozzo mantenendo unicamente il sopra-cognome», spiega il sindaco. Ma Angelo Boscolo "Sesillo", 54 anni, chioggiotto illustre, proprietario dell’omonimo gruppo alberghiero che comprende tra l’altro l’Exedra luxury hotel a Roma, non lo avrebbe abbandonato a cuor leggero. «Dover rinunciare a Boscolo sarebbe stato un problema - dice - Mi avrebbero tolto qualcosa di importante. Così invece mantengo anche Sesillo, la sesilla in dialetto è la rondine, era il segno che portavano i nostri nonni sulle barche che trasportavano merci e terra». Felice anche il preside dell’Istituto tecnico Righi di Chioggia, Luigi "Bielo", figlio di un Boscolo e di una Tiozzo: «A scuola i problemi sono superabili, ma le omonimie ci hanno sempre dato filo da torcere. Mia moglie ha ricevuto la tessera sanitaria per prendere i medicinali, ma io e i miei ragazzi no. Oppure mia figlia, che è nata in un Comune del Padovano e non ha mai avuto il doppio cognome perché era considerato un nomignolo personale, quando si è sposata ed è andata a vivere a Madrid, ha dovuto rifare i documenti da capo». Tutti felici dunque, tranne forse i titolari di alcuni sopra-cognomi di difficile portabilità, che solo Goldoni avrebbe apprezzato per le sue Baruffe chiozzotte: Cagarella, Facaca, Smerdacolonna. FRANCESCA NUNBERG