Corriere della Sera 27 gennaio 2008, Ruggiero Corcella, 27 gennaio 2008
«Offro milioni di dollari per salvarmi la vita». Corriere della Sera 27 gennaio 2008. Colpito da un tumore raro, punta sulla ricerca A quindici anni riparava flipper, in una sala giochi vicino a scuola
«Offro milioni di dollari per salvarmi la vita». Corriere della Sera 27 gennaio 2008. Colpito da un tumore raro, punta sulla ricerca A quindici anni riparava flipper, in una sala giochi vicino a scuola. Guadagnava 30 dollari l’ora. Da quel primo «lavoretto», di acqua sotto i ponti ne è passata per Steve Kirsch. Tanta da far salire il livello del suo patrimonio personale a quota 230 milioni di dollari. Laureato in ingegneria elettronica e in informatica nel 1980 al Massachusetts Institute of Technology di Boston, Kirsch, uno dei «geni» della Silicon Valley, ha scalato una dopo l’altra le vette dell’information technology, brevettando un sistema contro l’invasione dei fax, il mouse ottico e soprattutto il portale Infoseek, il terzo motore di ricerca di Internet. Quest’ultima invenzione gli ha fruttato 50 milioni di dollari dalla Walt Disney e il lancio definitivo nella galassia dei Paperoni d’America. Adesso, il cinquantenne di Sunnyvale, California, ha dato vita ad Abaca, società che ha messo a punto un software che promette di eliminare alla radice le noiose spam. Nel frattempo, Kirsch è diventato anche un campione della cosiddetta venture philanthropy, la filantropia da capitale di rischio, devolvendo in beneficenza 75 milioni di dollari e diventando un formidabile procacciatore di fondi. Assieme alla moglie Michele ha creato la fondazione Kirsch, impegnata in una battaglia a 360 gradi sui temi della pace, dell’ambiente e della sanità nel mondo. Fino all’11 agosto scorso, quando dal Centro per il cancro di Stanford gli hanno diagnosticato un tumore raro, la macroglobulinemia di Waldenstrom. La vita di Kirsch si è trasformata in un conto alla rovescia e lui ha deciso di gettare tutto il peso della fondazione nella ricerca sulla malattia, «puntando» 7 milioni di dollari sulla sua guarigione. «Dal momento che, in media, viene diagnosticata a meno di 1.500 americani l’anno, è considerata una malattia "figlia di nessuno" e il Governo e le aziende farmaceutiche le destinano pochissimi soldi e scarsa attenzione. Questo è il vero nemico della Nazione, non il terrorismo», si arrabbia lui. L’imprenditore-filantropo, che ha tre figlie piccole, ha consultato gli specialisti del Dana Farber Cancer Institute di Boston e i data-base della letteratura mondiale: «La malattia è sostanzialmente una sentenza di morte – dice ”. Mi restano poco più di cinque anni di vita». Una sentenza che però non è ancora stata scritta. Lui stesso lascia aperto uno spiraglio: «Per fortuna il Waldenstrom è un cancro a crescita lenta e ci sono pazienti che sono riusciti a sopravvivere anche vent’anni». La sua battaglia adesso è diventata un bollettino pubblicato sul suo sito (www.skirsch. com), comprese 17 pagine di analisi del sangue. Per un guru dell’informatica come lui, che ha messo in rete anche una visita guidata alla sua villa ipertecnologica, tanta pubblicità potrebbe aprire nuove prospettive di cura. Per questo accetta di fare il punto della situazione sulla sua vicenda personale, descrivendo timori e speranze. «La malattia mi ha fatto capire che ogni giorno è prezioso. Così trascorro con la mia famiglia molto più tempo di quanto facessi prima della diagnosi. Loro mi sostengono sotto tutti i punti di vista », spiega con estrema semplicità. Racconta la sua passione per il golf, lo sci, l’immersione subacquea, il tennis, la pallacanestro e il nuoto. «Ma i miei figli dicono che sto sempre attaccato al computer». Racconta anche della sua esperienza come cavia umana, nel tentativo di trovare una terapia più efficace nella sua battaglia. «A dicembre’ dice – ho cominciato la terapia con una sperimentazione clinica. Purtroppo la mia vista è peggiorata appena una settimana dopo e così ho dovuto cambiare cura con qualcosa che si era dimostrato funzionasse. Ho iniziato una terapia immunitaria settimanale con il Rituxan (Rituximab) ». In generale, l’imprenditore professa la sua fiducia nella medicina occidentale e incoraggia chiunque a partecipare alle sperimentazioni: «Senza questi studi, sarebbe impossibile per la medicina progredire. Non si fa abbastanza in questo campo». Il magnate Steve Kirsch conta molto sulla ricerca. «Sono ottimista sulla nostra capacità di curare o di controllare la malattia, entro i prossimi 12 mesi. Al Dana Farber si stanno portando avanti alcune ricerche sulla combinazione di due farmaci che sembrano molto efficaci». E, nonostante le traversie, resta un ottimista. Inguaribile: «Penso di essere stato molto fortunato. Ho una famiglia meravigliosa e una vita splendida. La maggior parte delle persone non vive un’esistenza da favola. In fondo, adesso dobbiamo solo affrontare le nostre sfide, come fa qualsiasi altra famiglia ». Ruggiero Corcella