Daniela Natali, Corriere della Sera 27 gennaio 2008, 27 gennaio 2008
Meglio alla lingua o all’ombelico? Quanto si rischia con il piercing. Corriere della Sera 27 gennaio 2008
Meglio alla lingua o all’ombelico? Quanto si rischia con il piercing. Corriere della Sera 27 gennaio 2008. Allarme piercing in Francia dove non esistono norme precise in materia e l’Académie Nationale de Médicine, preoccupata, stila una serie di raccomandazioni. In Italia, fin dal 1998 il Ministero ha emanato direttive su piercing e tatuaggi, prevedendo, per esempio, corsi di formazione del personale e caratteristiche igieniche dei laboratori; parecchie Regioni, peraltro, si sono date norme anche più severe. Ma l’indagine francese è utile anche per noi. Dopo una revisione degli studi internazionali sull’argomento, giunge infatti a una valutazione completa dei rischi legati al piercing. Infezioni locali e sanguinamenti vengono riportati nel 10-30% dei piercing. Arrossamenti, gonfiore, sensazione di calore, dolore e pus dipendono dai materiali usati, dalle capacità dell’operatore, dall’igiene durante e dopo il trattattamento, ma anche dalla zona del corpo in cui viene praticato il piercing. E, infatti, su 100 infezioni locali 40 sono riferite’ secondo dati dei medici di base inglesi – all’ombelico, zona ad alto rischio di macerazione; 35 all’orecchio (ma qui la spiegazione va cercata più nella frequenza di questo tipo di piercing che nella sua reale pericolosità); 22 al naso (che già di per se è una «porta aperta» alle infezioni), 5 al seno e 8 complessivamente a lingua, palpebre e genitali: in questi ultimi casi però non bisogna farsi rassicurare dalla bassa percentuale che dipende soprattutto dal basso numero di persone che osano richiedere piercing così particolari. Nell’analisi francese si parla anche di infezioni estremamente gravi: dalla setticemia, all’endocardite, all’epatite. Davvero il piercing è così rischioso? «Riportiamo la questione nei giusti termini – risponde Antonella D’Arminio Monforte, docente di malattie infettive all’Università degli studi di Milano ”. Un’infezione locale grave può condurre a setticemia, endocardite, osteomielite, ma si tratta di evenienze rarissime. E per arrivare a tanto bisogna trascurare i sintomi di un’infezione locale che ci curano semplicemente con antibiotici orali. Quanto al rischio Aids ed epatite, è ben noto, tanto che, dal 1998, il Consiglio d’Europa ha escluso dalla donazione di sangue chiunque si sia fatto un piercing, o un tatuaggio, nell’anno precedente. Da non trascurare poi il rischio di allergie locali: evitare di inserire anelli e simili in nickel. Meglio poi lasciar perdere del tutto il piercing se si è diabetici, dializzati, immunodepressi». Daniela Natali