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 2008  febbraio 04 Lunedì calendario

Bertinotti: io, Dio, il socialismo. La Stampa 4 febbraio 2008. Sul monte Athos, in una chiesa di borgata o in una missione sudamericana, sento soffiare forte il vento della fede»

Bertinotti: io, Dio, il socialismo. La Stampa 4 febbraio 2008. Sul monte Athos, in una chiesa di borgata o in una missione sudamericana, sento soffiare forte il vento della fede». Poco prima di visitare la parrocchia di Dio Padre Misericordioso, (realizzata a Tor Tre Teste dall’architetto Richard Meier) e di donare all’«amico prete» don Gianfranco Corbino i 40 mila euro, ricavati da una causa vinta, necessari per costruire il campo di calcio dell’oratorio, Fausto Bertinotti percorre a ritroso i tornanti del suo personalissimo rapporto con il cristianesimo. Fresco delle lauree «honoris causa» ricevute tre settimane fa dalle università cattoliche del Perù e dell’Ecuador, il presidente della Camera traccia la «linea di convergenza» fra socialismo e religiosità a partire dall’incontro con un parroco di frontiera. «Ho conosciuto don Gianfranco quando ero segretario di Rifondazione comunista ed ero affascinato dalla ”nave-cattedrale” protesa da Meier nelle estreme propaggini della periferia romana - racconta - mi ha sempre colpito l’architettura religiosa e la dinamica inquieta che trasforma l’arte in luoghi di spiritualità. Il gotico o il barocco rimandavano subito alla fede, nella modernità il legame è più complicato, problematico e varcare per la prima volta la soglia di ”Dio Padre Misericordioso” è stato folgorante per il rapporto con il sacro». Un’impressione «straordinaria» all’impatto con un’«idea forte» tradotta in «materia, luce e grandi spazi riservati all’incontro del popolo di Dio e alla meditazione». Un viaggio interiore guidato dalle lunghe conversazioni tra «Fausto il rosso» e il parroco di borgata. Una frequentazione divenuta dialogo ininterrotto, un’amicizia fatta di cene in canonica e colloqui a Montecitorio. «Don Gianfranco mi ha descritto l’assenza a Tor Tre Teste di punti di socializzazione e mi ha colpito il muro che protegge ma anche isola la parrocchia - spiega Bertinotti -. Abbiamo deciso di venire incontro ai giovani, finora privi di strutture e luoghi per stare assieme». Ieri, attorniato dall’arcivescovo Luigi Moretti, quattro sacerdoti e otto chierichetti in tunica, ha raccontato i suoi anni in oratorio, l’«alleanza» con il cardinale di Torino, Michele Pellegrino, durante gli scioperi degli operai e si è commosso ricevendo in dono un’immagine sacra della Madonna con in braccio Gesù (che «nasce povero e diventa Dio»). Sono molti fili che uniscono al cattolicesimo il presidente della Camera, assiduo lettore dell’Osservatore romano, «la cui campagna contro le morti bianche ha ispirato e rafforzato la nostra battaglia di partito per la sicurezza sul lavoro». E poi l’«altissimo insegnamento del magistero sociale di Giovanni Paolo II», al quale nel Giubileo donò «lo statuto di una società cooperativa d’inizio Novecento» e che lo rapì per «il suo modo carismatico di porsi e l’abitudine di gesticolare per inglobare, coinvolgere ogni interlocutore nel confronto». Un effetto sperimentato nell’appello pro indulto alle Camere e uno sprone nello «strappo della nonviolenza» che archiviò la matrice stalinista di Rifondazione. Lo stesso anelito di sacro vissuto la scorsa Pasqua sul monte Athos, «dove la tradizione millenaria si intreccia alla post-modernità e i monaci traducono incunaboli e navigano su Google». L’importante è «far prevalere sempre la logica del dialogo», come, tra venti giorni, nel «faccia a faccia» a Cuba tra Fidel Castro e il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone. «Il presidente cubano e il cardinale Bertone non hanno bisogno di intermediari, sono due uomini di dialogo, capaci di dialogare e confrontarsi nell’ottica del bene comune - afferma Bertinotti -. E’ un fatto positivo che avvenga questo incontro. Il mio auspicio, e ho motivo di essere ottimista, è che sia un incontro tra uomini di buona volontà, nel segno indicato dalla ”Pacem in terris” di Giovanni XXIII». Un richiamo, cioè, a mettere al centro «l’uomo, il suo essere e la sua dignità», puntando «su ciò che unisce più che su ciò che divide», a partire dai «temi della pace, dell’unità tra i popoli e della solidarietà in vista di un nuovo ordine di rapporti fondato sulla verità e costruito secondo giustizia». Ma mentre blandisce la base, il «papa rosso» critica il vertice. Su guerra e pace, grandi temi della spiritualità, crisi internazionali, povertà nel mondo, rapporto tra Occidente e resto del pianeta, Bertinotti sembra un diplomatico pontificio di lungo corso. Guai, però, a parlare di bioetica o coppie di fatto: «C’è la Chiesa del Concilio Vaticano II e quella del Sillabo. Su unioni di fatto e aborto non sono d’accordo con Benedetto XVI. La 194 è una grande conquista di civiltà che dà spazio anche di sofferenza ma di libertà alle donne». Con il timore per l’«attuale affievolirsi dello spirito conciliare e il condizionamento sulla realtà temporale». Del resto, Bertinotti, che ieri ha visitato una comunità parrocchiale di periferia come da Paolo VI sono soliti fare i pontefici, ha già provato a dare l’esempio officiando un anno e mezzo fa a Montecitorio gli Stati generali del volontariato ecclesiale. E, come borbotta l’anima più laica di Rifondazione, tra riunioni dei movimenti cattolici e incontri riservati con prelati, ha trasformato la Camera in una sorta di succursale del Vaticano. In un anno e mezzo sono state decine le associazioni bianche che hanno bussato alla sua porta quale patrono laico delle loro battaglie pacifiste e terzomondiste. I monaci camaldolesi, le sigle missionarie e le comunità fondate da don Milani se lo contendono per i loro simposi. I frati di Assisi lo hanno invitato persino ad aprire la giornata francescana del dialogo. Insomma il Tevere non è mai stato così stretto per il «cattolico in pectore» Bertinotti, che salda la sinistra antagonista e le mille anime del cattolicesimo socialmente impegnato. «Quando avevo vent’anni mi sarei definito ateo, adesso sono uno alla ricerca, partecipo con coinvolgimento emotivo a parecchie cerimonie religiose», precisa Bertinotti, che la sera frequenta cardinali, e, prima del sonno, gli scritti di San Paolo. «Gesù risorto proclama la pace e restituisce una possibilità alla vita e al mondo», predica fratello Fausto. Unica concessione al lessico militante, Cristo non è mai definito maestro, bensì compagno degli apostoli. Giacomo Galeazzi