ItaliaOggi 30 gennaio 2008, Franco Bechis, 30 gennaio 2008
Meglio la legge porcata. ItaliaOggi 30 gennaio 2008. Sorpresa: dal 2006 meno partiti che nei 20 anni precedenti Con il sistema elettorale vigente, la cosiddetta legge porcata ideata da Roberto Calderoli alle elezioni 2006 fra camera e senato, c’è stato il minore numero di liste elettorali degli ultimi 20 anni
Meglio la legge porcata. ItaliaOggi 30 gennaio 2008. Sorpresa: dal 2006 meno partiti che nei 20 anni precedenti Con il sistema elettorale vigente, la cosiddetta legge porcata ideata da Roberto Calderoli alle elezioni 2006 fra camera e senato, c’è stato il minore numero di liste elettorali degli ultimi 20 anni. In tutto 60 simboli, e solo in 13 hanno ottenuto un seggio in parlamento. Con il maggioritario la frammentazione politica è stata ben superiore: si va da un minimo di 70 liste (15 poi con un seggio in parlamento) delle elezioni 2001 a un massimo di 121 liste (29 presenti in parlamento) nel 1994. Mentre nel 1987 i simboli presentati furono 73 fra camera e senato e quelli che ottennero almeno un seggio furono 16. I dati dunque offrono una realtà capovolta delle opinioni correnti sulla legge elettorale: non è il sistema, ma la politica a dare stabilità. .. D’altra parte dal 1963 ad oggi ci sono state solo 3 legislature giunte fino alla scadenza naturale: quella del 1987, quella dei 1996 e quella del 2001. Solo quest ultima ha avuto per 5 anni lo stesso presidente del consiglio ma soprattutto la stessa maggioranza politica. Quella del 1987 fu eletta con il proporzionale puro, le altre due con il maggioritario. Una sola volta il premier è stato eletto direttamente dagli italiani, che lo hanno scelto sulla scheda elettorale, ed è stato nel 2006. Ma caduto Romano Prodi nemmeno un partito dei suoi ha detto: o prosegue lui o si torna subito al voto per rispettare l’indicazione popolare. Prodi è stato votato da milioni di italiani e scelto da 4 milioni di simpatizzanti dell’Unione con le primarie, eppure i leader dei partiti che lo sostennero oggi dicono a Giorgio Napolitano che andrebbe bene anche un governicchio guidato da Franco Marini o da Giuliano Amato. Perché più importante di tutto, anche del rispetto delle scelte di milioni di italiani, è fare una nuova legge elettorale. Naturalmente non credono affatto a quel che dicono, altrimenti la legge elettorale in due anni l’avrebbero cambiata in scioltezza. E se oggi si agitano tanto è solo perché incombe sulle teste di tutti il referendum e il rischio che ancora una volta milioni di italiani scelgano, per essere poi beffati come sempre da chi dovrebbe rappresentarli. La verità è che la legge elettorale - quasi nessuna legge elettorale, non assicura in sé alcuna stabilità automatica del quadro politico, né, la governabilità . La cosiddetta porcata di Calderoli ha dato un notevole premio di maggioranza alla Camera, ma al Senato le cose si sono complicate per due motivi: da un lato per l’intervento dei tecnici del Quirinale, allora guidato da Carlo Azeglio Ciampi che costrinsero a non duplicare il premio nazionale della Camera, sommando tanti complessi mini premi regionali. Dall’altro perché gli elettori del Senato- con qualunque legge elettorale sono diversi da quelli della Camera. E naturalmente non votano nello stesso modo. Con due schieramenti che quasi si equivalgono sulla carta è sempre possibile- perfino con ampi premi di maggioranza nazionali che in una Camera vinca uno schieramento e nell’altra quello opposto. Non è dunque la legge elettorale che offre stabilità o antidoti alla frammentazione dei partiti, ma la politica. Tocca ai politici vincere le elezioni e operare con coerenza assicurando stabilità. Nessuno può farlo per loro. Ha provocato più frammentazione la nascita del Pd che la legge Calderoli. Ed è stata la politica - non la legge elettorale- a fare andare in frantumi l’Unione fino allo spettacolo finale dei Senato con l’ultimo dei mini-partiti, quello dei liberaldemocratici, che aveva tre rappresentanti: uno ha votato a favore di Prodi, uno si è astenuto e uno ha votato contro. Se la politica ha una vocazione innata ai particolarismi e alla frammentazione, non c’è legge elettorale che tenga: l’Italia non potrà mai essere stabile. Inutile quindi oggi illudere gli italiani con la panacea di una legge elettorale che per ridurre la frammentazione dovrebbe prima mettere d’accordo almeno una quarantina di partiti, ognuno attento prima di tutto a salvare la pelle. Si sospenda l’accanimento terapeutico: l’unica medicina è il voto. Subito per eleggere un nuovo Parlamento. Poi per scegliersi nuove regole con il referendum e infine con quelle nuovo voto. Due anni di passaggio, ma se la classe politica capisce, potranno essere di catarsi... Franco Bechis