ItaliaOggi 30 gennaio 2008, Franco Adriano, 30 gennaio 2008
Baccini (forse) non farà più il ministro per conto di Casini. ItaliaOggi 30 gennaio 2008. Prima del redde rationem finale fra il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, e il vice-presidente del senato, Mario Baccini, raccontano i più informati nel partito post-democristiano, che c’è stato un passaggio fondamentale che spiegherebbe bene la fibrillazione che ha tenuto tutti con il fiato sospeso, ieri
Baccini (forse) non farà più il ministro per conto di Casini. ItaliaOggi 30 gennaio 2008. Prima del redde rationem finale fra il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, e il vice-presidente del senato, Mario Baccini, raccontano i più informati nel partito post-democristiano, che c’è stato un passaggio fondamentale che spiegherebbe bene la fibrillazione che ha tenuto tutti con il fiato sospeso, ieri. Baccini a un certo punto è sembrato intenzionato a votare un eventuale governo Marini anche in difformità dal partito. Colpa delle pressioni del centro-sinistra disposto a inventarle tutte per evitare le urne, ha spiegato qualcuno. Ma sulla vicenda avrebbe pesato parecchio il fatto che Baccini si sarebbe sentito rispondere di no dal segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, e dallo stesso Casini alla richiesta di un posto da ministro nel prossimo governo di Silvio Berlusconi. Il prossimo governo sarà snello come prevede la Finanziaria 2008 e, dunque, all’Udc spetterebbe al massimo un ministro o forse due (su 12 in totale con il portafoglio). Anche se vincerà il centro-destra, è più probabile che sarà Casini a fare il salto di qualità andando a ricoprire la poltrone di un ministero di peso massimo, come la Farnesina per esempio. Lì storicamente sono sempre andati a collocarsi i leader politici come in una sorta di pole position verso la responsabilità massima di governo. E Casini non ha per nulla rinunciato all’idea di guidare la futura coalizione di centro-destra avendo ancora molte frecce al suo arco. Agli altri amici del partito, dunque, è presumibile che non resterebbero che le briciole (qualche posto dsa sottosegretario). E di certo, Baccini, fino a ieri non era uno dei favoriti di Casini nemmeno per quest’ultime. Tant’è che qualcuno nel partito era convinto perfino che l’ex presidente della camera, se Baccini non se ne andrà nella Rosa bianca con Bruno Tabacci e Savino Pezzotta, sarebbe pronto a creargli problemi per la candidatura. Già sull’altro fronte (quello berlusconiano del Partito del popolo e della libertà), Carlo Giovanardi, l’altro esponente critico dell’Udc, ha tagliato la testa al toro dicendo che non si candiderà mai più nel suo partito di provenienza. D’altra parte in una delle ultime riunioni della direzione nazionale del partito, Casini aveva chiesto apertamente a Tabacci e Giovanardi di «correre pure via, almeno sarà fatta chiarezza». In questo clima, ieri, Casini, Rocco Buttiglione e Cesa hanno rotto gli indugi e chiesto apertamente il voto insieme a Berlusconi. In questo modo qualsiasi tentativo di nuovo governo senza il passaggio delle urne sembrerebbe venir meno. Certo, un incarico a Marini potrebbe recuperare i voti che non ha avuto Romano Prodi. Anche uno come Clemente Mastella potrebbe ripensarci perché nella Cosa bianca (con Antonio Di Pietro) posto per lui non c’è. E a Lamberto Dini potrebbe essere offerta la presidenza del senato al posto di Marini impegnato nel nuovo governo. Insomma, in politica non bisogna mai dire mai. Anche la retromarcia (subito smentita) di Baccini ieri sera lasciava aperta la porta ancora aperta: «Ma quale marcia indietro! Io sono un uomo delle istituzioni, sono vicepresidente del Senato. Stamane ho detto che di fronte a un’eventuale appello del Colle per il bene comune, il Parlamento ha il dovere di riflettere. Poi se mancano le condizioni per una larga maggioranza, andiamo pure alle elezioni, non sarò io a votare certo un governicchio con una maggioranza minima». Baccini non è solo nella sua posizione aperta a un sì a Marini: in serata, infatti, il presidente del partito Rocco Buttiglione ha fatto sapere che un governo tecnico guidato dall’attuale presidente del Senato potrebbe ricevere i voti per portare il paese alle elezioni con nuove regole. Alla fine tutti gli osservatori politici sono stati concordi nel dire che ce n’è abbastanza per suggerire un chiarimento a quattr’occhi tra Berlusconi e Casini, che si vedranno oggi con l’obiettivo forse di chiudere platealmente la partita. Franco Adriano