varie, 4 febbraio 2008
DAINESE
DAINESE Lino Arzignano (Vicenza) 1948. Imprenditore. Fondatore e presidente della omonima società vicentina che produce indumenti per il motociclismo e gli sport estremi, nel 2007 ha comprato la Agv di Spinetta Marengo (Alessandria), marchio storico dei caschi da moto e da auto da corsa che dal 2002 apparteneva alla belga Imag • «[...] Da notare che Rossi ha vinto tutti e sette i suoi titoli mondiali vestito di Dainese [...]» (Luigi Grassia, ”La Stampa” 29/7/2007) • «Nel 1972 a Molvena (in provincia di Vicenza) il ventiquattrenne Lino Dainese fonda un’azienda che produce abbigliamento per motociclisti. Con un obiettivo preciso: garantire la massima sicurezza proteggendo il corpo dalla testa ai piedi nella pratica di sport dinamici. L’idea alla base della mission della Dainese arriva con un viaggio a Londra in moto durante il quale il giovanissimo Lino [...] osserva le tute dei centauri inglesi, semplici guaine in pelle, e decide di introdurre il colore ma, soprattutto,le protezioni nell’abbigliamento dei biker. Da subito inizia la collaborazione con piloti ai quali in seguito si aggiungono sciatori, ciclisti e snowborder (da Giacomo Agostini a Valentino Rossi, Giorgio Rocca, Giacomo Agostini, Kristian Ghedina e Debora Compagnoni solo per citarne alcuni) che permette lo sviluppo di una serie di prodotti tecnici, dai paraschiena ai guanti fino a caschi, tute speciali, stivali e altri accessori. Una strada, guidata dalla ricerca e dall’innovazione, che dopo trentasette anni di attività porta l’azienda veneta negli Stati Uniti, al Mit di Boston, la principale università americana specializzata in engineering technology con la quale Dainese collabora per un progetto per la Nasa: lo sviluppo di una tuta spaziale pressurizzata per la prima passeggiata extraveicolare su Marte nel 2030. Il risultato della collaborazione è la BioSuit, realizzata sulla base di principi bio-medici: una tuta aderente, elastica, attraversata da fili neri e dorati che garantiscono la giusta pressione per il corpo, che consente una grande libertà di movimento e assicura all’astronauta la massima protezione. [...]» (Marika Gervasio, ”Il Sole-24 Ore” 25 agosto 2009).