varie, 4 febbraio 2008
MOSCARINI
MOSCARINI Massimo Giulianova (Teramo) 29 giugno 1943. Medico. Direttore della clinica ostetrica e ginecologica della Sapienza, seconda facoltà, presidente dei ginecologi universitari. uno dei docenti che nel febbraio 2008 hanno firmato il documento sui grandi prematuri. «[...] Liceo al Giulio Cesare, uno dei più caldi all’epoca della contestazione. Poi studente della facoltà di medicina e chirurgia dell’Università statale. [...] Ha due figli, uno ingegnere, l’altro economista: ”Hanno studiato dai preti ed è lì forse che hanno ricevuto i primi rudimenti di educazione sessuale. Non credo di avergli detto nulla io, erano altri tempi. Poi con i maschi non ci si preoccupava molto”. [...] contrario all’aborto. Ma anche alla attuale legge sulla fecondazione artificiale, irta di divieti. Contrario alla pillola Ru486. E allo stesso tempo favorevole alla contraccezione ormonale. ”Sono laico, un super-laico. Concettualmente indipendente, autonomo. Mi sento vicino ai cattolici, ma non sono oltranzista. Al centro, da sempre. Scriva che sono un tecnico e basta”, si inquadra. Ammette il professore che sì, un po’ di visibilità se la sono andati a cercare lui e gli altri quattro firmatari, facendo coincidere il loro annuncio con la ”domenica della vita”. ”Non mi aspettavo però tanto clamore. In fondo che abbiamo detto di sconvolgente? La legge 194 sull’aborto stabilisce che tutti i feti nati vivi vadano rianimati. Lo abbiamo chiarito, senza indicare una data in base alla quale stabilire se un bimbo debba essere assistito oppure no. Perché escludere i genitori dalla decisione sui trattamenti? E chi l’ha detto? Bisogna coinvolgerli eccome, purché non ci chiedano l’infanticidio. Sì, mi spaventa che un bambino estremamente prematuro possa crescere con gravi danni cerebrali, ma non abbiamo dati certi, non possiamo basarci sulle statistiche e fare medicina profilattica”. Moscarini ha partecipato con la società al grande dibattito sulla legge 40, la fecondazione artificiale, senza però schierarsi durante il referendum: ”Sono regole confuse, soprattutto le linee guida. La 194 invece è molto ben fatta. Quando entrò in vigore, nel ”78, io dirigevo la clinica di ostetricia e ginecologia del Policlinico. Sono stato uno dei primi a volerla applicare e organizzare il servizio. Eppure non ho mai praticato un aborto in vita mia. Sono obiettore”. La pillola Ru486, che permetterà di interrompere la gravidanza senza chirurgia, secondo lui ”può diventare pericolosa, il timore è che un domani possa essere venduta in farmacia. La società è culturalmente impreparata a questo passo”. E la contraccezione, l’avrebbe consigliata a figlie femmine? ”Mi sarei comportato da tecnico, non da padre. Tra una gravidanza indesiderata e un aborto meglio la pillola. Nel prescrivere, lascio spazio a metodi naturali e ormonali, non ho preclusioni”. I genitori cattolici lo hanno attaccato quando nella sua università ha accettato di sperimentare sulle 12enni il vaccino contro il cancro dell’utero: ”Non è vero che è come dare un lasciapassare alle ragazzine ad avere rapporti sessuali. Perché vaccinare così presto? Si è visto che a quest’età c’è la massima efficacia. Insomma, io ragiono da medico”» (Margherita De Bac, ”Corriere della Sera” 4/2/2008).