varie, 3 febbraio 2008
PINARELLO
PINARELLO Giovanni Catena di Villorba (Treviso) 10 luglio 1922. Ex ciclista. Ultima maglia nera del Giro d’Italia (nel 1951). Poi importante produttore di biciclette. «[...] è la storia del ciclismo italiano in bianco e nero. Anzi, in nero. stato lui l’ultima maglia nera ufficiale del Giro d’Italia, estate 1951, quando arrivare dietro a Coppi e Bartali era normale, ma arrivare dopo tutti gli altri era un’impresa, un successo, una storia da raccontare. Addirittura un guadagno. Giovanni è l’ultimo degli ultimi, nel senso che da quella volta sono stati aboliti la casacca scura e il premio al corridore più lento (riconoscimento inventato nel 1946), a parte un revival nel 1979 che ha incoronato - più per una questione di sponsor che altro - il bergamasco Bruno Zanoni. Poi basta, niente coppe, soldi né applausi a chi arrivava dopo, stanco e in ritardo di ore e ore, ma almeno arrivava. [...] ”Ottavo di dodici fratelli [...] Famiglia poverissima, zero soldi, da piccolo aiuto i contadini a raccogliere il grano e in casa si mangia solo polenta. Il pane? Quello era per i sior , i signori: noi lo vedevamo solo nelle grandi occasioni, Natale e Pasqua [...] Dipingo, sono imbianchino. Ma non mi piace, è faticoso e stare tutto il tempo in piedi, per uno che ama andare in bici non è il massimo. Il ciclismo, per fortuna, mi salva. Inizio a correre, vinco 60 gare da dilettante e capisco che posso fare il grande salto [...] Non un velocista, non uno scalatore. Troppo magro, sempre sottopeso [...] A riposo avevo 60 battiti, tanti, troppi. Gente come Coppi o Bartali ne aveva 40 e arrivava a 60 quando ormai era in cima alla salita... Io a 60 dovevo ancora partire [...] io ho sempre fatto le mie corse regolari, fermarsi era scorretto e non lo sopportavo. Arrivavo ultimo perché non ce la facevo, non ne avevo più. Mai barato come invece hanno fatto tanti altri”. Nel 1951 è stato incoronato ufficialmente maglia nera. ”Arriviamo al Vigorelli a Milano e c’è da fare il giro d’onore, chiamano il primo e l’ultimo, Fiorenzo Magni e me, maglia rosa e maglia nera. Giriamo tra gli applausi, poi lo guardo e rido: ti piacerebbe fare cambio, eh? Sa, si diceva che avesse un passato nella Brigata Nera, fascismo... Ehehehe [...]”» (Alessandro Dell’Orto, ”Libero” 28/5/2008).