varie, 3 febbraio 2008
MELZI Giuseppe
MELZI Giuseppe Sesto San Giovanni (Milano) 21 giugno 1942. Avvocato. L’1 febbraio 2008 fu arrestato con l’accusa di riciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita (’ndrangheta) • «[…] Noto per aver difeso negli anni ”70 i piccoli risparmiatori vittime del crac della Banca privata italiana di Michele Sindona, oltre che per essere fondatore dell’Associazione degli Amici della casa della carità di don Virginio Colmegna [...]» (Giuseppe Guastella, ”Corriere della Sera” 2/2/2008) • «[...] i suoi genitori hanno gestito per anni un negozio di florovivaismo nel centro della città. Una laurea in legge conseguita nel 1967 con una tesi dal titolo Il pentimento nel diritto penale, il tirocinio nel prestigioso studio legale Lener a Milano, poi la professione in proprio, sempre a Milano. La notorietà arriva a metà degli anni ’70, quando Melzi riesce a mettere insieme oltre 900 piccoli azionisti della Banca Privata Italiana, vittime del crac dell’istituto di credito che faceva capo a Michele Sindona. Promotore dell’associazione, che si costituirà parte civile nei processi che si susseguiranno nel tempo, è proprio l’allora giovane avvocato. Brillante, agguerrito, molto stimato dai cronisti finanziari dell’epoca, Melzi scava nei misteri dell’ex impero di Sindona e spesso scopre particolari importanti. La vicenda del bancarottiere siciliano – morto nel marzo 1986 in circostanze misteriose nel supercarcere di Voghera – si sviluppa per almeno un decennio, tra cause civili e risvolti penali. Come l’assassinio di Giorgio Ambrosoli, che delle banche di Sindona era stato nominato liquidatore. Una vicenda ricca di colpi di scena, che ha segnato la storia recente d’Italia e che ha fornito l’ispirazione di almeno una decina di libri e del film Un eroe borghese, tratto dall’omonimo volume di Corrado Stajano, interpretato da Fabrizio Bentivoglio e con la partecipazione di Michele Placido. La conoscenza delle carte dei processi permette all’avvocato Melzi di diventare un punto di riferimento per chi ha cercato di ricostruire l’avventura sindoniana, le connivenze del finanziere con una parte della classe politica di allora, la storia della famosa ”lista dei 500” (un elenco di personaggi dell’industria e della finanza che avevano esportato valuta attraverso il Banco di Roma) che fece tremare i potenti dell’epoca. Giuseppe Melzi è il primo a puntare il dito accusatore contro Sindona indicandolo come mandante dell’assassinio di Ambrosoli. Ma quando era ancora ”il giovane di studio dell’avvocato Michele Lener”, come scrisse Camilla Cederna nel suo libro Pinelli, una finestra sulla strage, aveva seguito un altro caso eclatante: quello dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi. Molti anni dopo ritroviamo Melzi nella vicenda delle rotte aeree che gli abitanti di Milano 2 (la città satellite realizzata da Silvio Berlusconi) avevano chiesto di modificare per limitare l’inquinamento acustico provocato dal decollo e dall’atterraggio degli aerei. Insomma, una carriera legale di primo piano. E anche amicizie importanti: come quella con Giovanni Bianchi, l’intellettuale cattolico che fu per molto tempo presidente delle Acli» (Giacomo Ferrari, ”Corriere della Sera” 2/2/2008).