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 2007  dicembre 21 Venerdì calendario

MARIO BALOTELLI PER FOGLIO DEI FOGLI 4 FEBBRAIO 2008

«Lo sport è un veicolo straordinario perchè stimola l’emulazione, e in molti paesi le battaglie contro il razzismo sono nate proprio sull’onda del successo e del fascino esercitato da sportivi appartenenti a una minoranza» (don Mazzi commentando la decisiva doppietta del diciassettenne interista Mario Balotelli mercoledì a Torino contro la Juve). [1]

La settimana scorsa «un metro e novanta di bamboccione» ha eliminato la Juve dalla coppa Italia. Mandandolo in campo, l’allenatore nerazzurro Roberto Mancini aveva scherzato: «Stavolta non giochiamo in dieci, giochiamo in dieci più Balotelli». Maurizio Crosetti: «Il ragazzo non fa una piega, in compenso appallottola la Juventus come un foglio di carta straccia». [2] Gianni Piva: «Non potrà più dire che il suo ricordo più bello è legato a quella volta in cui con il Lumezzane eliminò la Pavoniana con una tripletta». [3]

Mario Balotelli è nato Barwuah a Palermo il 12 agosto 1990 da genitori ghanesi. Mirko Graziano: « stato lasciato per quattordici mesi in ospedale. Un anno e due mesi solo con i medici, passando spesso dal letto alla sala operatoria». [4] Luca Taidelli: «Nel ”92 il Tribunale dei Minori lo affida (un affidamento che dura da 15 anni, visto che l’adozione non è mai arrivata e Mario otterrà il passaporto soltanto al compimento dei 18 anni) ad una famiglia di Concesio, Brescia, dove Mario trova anche tre fratelli d’oro: Cristina, 36 anni, giornalista di Radio24, Corrado, 35, e Giovanni, 32, che sono manager di Mario e partner di una società di consulenza per l’estero (Pandora Service)». [5]

Da subito mamma Silvia, papà Franco e i fratelli si presero cura del piccolo Mario «offrendogli l’amore che si dà ad un figlio o a un fratello» sta scritto sul sito di Balotelli. [3] Già a due anni Mario era vivacissimo, sempre in movimento, esplosivo e molto intelligente. Cristina: «Alle elementari e alle medie era tra i migliori della classe, adorava la matematica e amava risolvere i problemi. Ma la sua ”malattia” era già il calcio. Palleggiava anche con la carta avvolta nello scotch, visionava mille cassette di Ronaldo, Pelè, Maradona, Baggio e altri, improvvisava partite con bambini, sempre più grandi di lui». Taidelli: «Un predestinato che a 7 anni giocava con i ragazzi di 10 e a 12 con quelli di 17». [6] San Bartolomeo e Mompiano furono le sue prime squadre. [4]

Nel 2001, a 15 anni, Balotelli esordì nel Lumezzane, il più giovane nella storia della serie C. Nell’estate del 2006 volò a Barcellona per un provino. Graziano: «Gioca quattro partite e segna otto gol. Su di lui piombano la Fiorentina e appunto il prestigioso club catalano. Ma alla fine la spunta l’Inter, grazie alla tempestività di Piero Ausilio, direttore del settore giovanile. A seguire l’operazione c’è anche l’agente Fifa, Patrick Bastianelli, uomo vicino al club nerazzurro e procuratore di Bolzoni e Andreolli. L’Inter contatta il Lumezzane il 30 agosto, ventiquattro ore dopo c’è l’accordo: 350.000 euro la spesa totale». [4] Arianna Ravelli: «Negli allievi dell’Inter segna 19 gol in 20 partite prima di essere promosso in Primavera, dove ne fa 8 in 11 compreso il rigore vincente della finale». [7]

«Gioca nell’Inter, ma ha sempre fatto il tifo per il Milan» raccontano gli amici del paese. Il Milan ce l’aveva sotto gli occhi, ma non si fidò. Carlo Corbellini, allenatore dei giovanissimi del Sant’Andrea: « stato segnalato anche a Gianluca, il figlio di Galliani, ma evidentemente avevano altre priorità. Adesso però hanno preso Pato». [8] SuperMario (così da subito per quelli di Inter Channel) divenne famoso quando Moratti, messo davanti al fatto che il Milan aveva comprato il miglior 17enne in circolazione, spiegò: «Ma noi un Pato l’abbiamo già. Balotelli». Già a dicembre aveva segnato una doppietta in coppa Italia, a Reggio Calabria contro la Reggina. «Forse è nata una stella, anche se tutti in casa Inter tendono a frenare un ragazzo già euforico di suo» aveva scritto Taidelli sulla Gazzetta. [9]

Balotelli è legato contrattualmente all’Inter fino al 2010, ma ad agosto (quando compirà 18 anni e prenderà tra l’altro il passaporto italiano) prolungherà fino al 2013, con inevitabile e sostanzioso aumento. Oggi guadagna circa 60.000 euro a stagione. Graziano: «Da ”italiano”, poi, arriverà anche la convocazione nell’Under 21 di Casiraghi. La scorsa estate il Ghana gli fece capire che era pronto a convocarlo in prima squadra. La tentazione fu forte, ma ormai Mario ha scelto l’Italia». [4] Ugo Trani: «Se Donadoni punta su Amauri, centravanti brasiliano che può vestire l’azzurro essendo snobbato dalla Seleçao, perché non Balotelli? Semplicemente perché SuperMario non è ancora cittadino italiano. Perché è solo in affido ai coniugi Balotelli e non figlio adottivo. Sarebbe la madre naturale, da qualche anno, ad ostacolarlo». [10]

Da maggiorenne Balotelli potrà scegliere quale cittadinanza prendere, grazie al ius soli. Trani: «Il diritto del suolo: nato a Palermo, sarà italiano. Non in tempo per le Olimpiadi di Pechino. I Giochi inizieranno l’8, quattro giorni prima del compleanno di Supermario».[10] Casiraghi: «Aspettiamo che ad agosto prenda il passaporto italiano per poterlo inserire nelle varie rappresentative. Non è indispensabile, comunque, che sia l’Under 21. Anche perché il calcio insegna che molti ottimi prospetti poi si sono persi per svariate ragioni. Molto dipenderà da lui». [4] Mamma Silvia: «Quando ho letto certi titoloni sui giornali mi sono spaventata, Mario deve restare Mario e basta, a me interessa che diventi un uomo prima che un calciatore». [8]

Mario sa di essere bravo, molto bravo. Graziano: «Mezzi fisici, tecnica e personalità sono in effetti da potenziale fenomeno, ma nel calcio si resta grandi a lungo soprattutto con la testa. E quella di Mario Balotelli, dicono, a volte va ancora registrata». [4] Michele Cavalli, ex allenatore del Lumezzane: «Spesso ci ha fatto tribolare con frequenti bisticci coi compagni». [5] Claudio De Carli: «’Se giochi tu, perché non potrei giocare anch’io?”, ha detto a Hernan Crespo. Non con arroganza, ma serio». [11] Franco Ordine: « un vero ”Gianburrasca” che pensa d’essere già al pari di Ibrahimovic. Somiglia, da questo lato, più a Cassano che ai tempi dell’under 21 di Gentile lasciò tutti di stucco con la frase: ”Ma io non posso giocare con i ragazzini...”». [12]

I ”senatori” neroazzurri (soprattutto Mancini) non perdono occasione per riportarlo con i piedi per terra. «A volte, quando provo a dribblarli in partitella, mi tirano certe stecche...», ha raccontato sorridendo Balotelli a Inter Channel. Graziano: «Come la scorsa estate, in ritiro a Riscone di Brunico: qualche calcetto qua e là, un assaggio del vero calcio, e un argine a tanta ”irriverenza”». [4] Ravelli: «Lo scorso ottobre, l’Inter primavera doveva giocare a Empoli, ma Balotelli è rimasto stranamente a casa. Una punizione, decisa da Beppe Baresi, per un brutto voto rimediato a scuola. Non è più successo, dobbiamo immaginare che i compiti in classe siano andati meglio». [7] Ordine: «Può darsi che arrivi anche più lontano di Pato, in carriera. Ma senza la testa è improbabile». [12]

«Avevo sentito parlare molto di questo ragazzo, mi dicevano che era un elemento interessante, adesso devo dire che ne sono più che convinto e non vorrei essere nei panni della società». Parole di Roberto Boninsegna, ex bomber dell’Inter che ha spiegato: «Quest’anno non ci dovrebbero essere problemi di alcun tipo, lui finirà la stagione nell’Inter e gli auguro di essere un protagonista determinante, ma la prossima come partirà? Lui in questo momento è l’ultimo del gruppo e quelli che gli sono davanti non sono certo gente che deve dimostrare qualcosa. Ibrahimovic inamovibile, resta un posto per Crespo, Cruz, Suazo e se rientra, Adriano. Balotelli cosa sarà, la sesta punta?». [11] Ordine: «All’età di Mario Balotelli e di Pato, ci sono esami da superare per passare dallo status di talenti promettenti a qualcosa di molto più consistente: l’altezza dell’asticella e lo slancio nello scavalcarla determinano i giudizi». [12]

Di Balotelli al Viareggio (il torneo giovanile più importante d’Italia e tra i più prestigiosi del mondo) ce n’è più d’uno. Una volta erano esempi isolati. Fabio Massimo Splendore: «Matteo Ferrari, che è nato in Algeria solo per ragioni professionali del papà italiano e ha la mamma guineiana: lui ha vestito sia la maglia della Under 21 che quella della nazionale. O Christian Manfredini, nato in Costa d’Avorio, adottato da una famiglia di Battipaglia, ma nazionale ivoriano quando si è trattato di compiere una scelta». [13]
Andrea Sorrentino: «Quando il 3 ottobre 1996, in un Moldavia-Italia under 21, Cesare Maldini fece esordire Joseph Dayo Oshadogan, nato a Genova vent’anni prima da padre nigeriano e madre italiana, fu a suo modo una piccola rivoluzione, o un segno dei tempi: Oshadogan era il primo giocatore di colore a indossare una maglia azzurra». [14]

Di presenze Oshadogan ne collezionò soltanto altre due e poi uscì dalla selezione, e in assoluto il discorso della multirazzialità nel calcio ad alto livello venne un po’ a cadere. Sorrentino: «La domanda, ora, è se ci saranno mai, per le strade delle città italiane, cortei come quelli parigini nel luglio del 1998, che inneggiavano a una nazionale black blanc beur, cioè vincente anche perché nera, bianca e araba, quindi perfettamente multirazziale. E se avremo anche noi, un giorno o l’altro, un centravanti della nazionale di origini polacche o un’ala nata da genitori nigeriani, come è accaduto alla Germania nei Mondiali 2006». [14]

Un volta li portava Franco Dal Cin dall’Africa. Splendore: «Arrivò così Martins che fece innamorare calcisticamente Moratti, arrivò così Benjamin che per due o tre anni sembrava dover esplodere in casa Juve e ora ne abbiamo perso le tracce. Ma il vero fenomeno che si sta sviluppando adesso, soprattutto nei settori giovanili, è quello degli africani d’Italia». [13] Sorrentino: «Le scuole pullulano di figli di stranieri che vivono in Italia, interi settori del mondo del lavoro si reggono su manodopera extracomunitaria. E anche nel calcio il fenomeno è in espansione. Basta solo guardare le rose delle 29 squadre italiane che disputano il Torneo di Viareggio in questi giorni: le liste grondano di nomi esotici, dall’Africa al Sudamerica, passando per i paesi dell’Est europeo». Giuseppe Baresi, responsabile del settore giovanile dell’Inter: «Nei settori giovanili è in aumento il numero di ragazzi arrivati in Italia dall’estero, ma soprattutto di quelli nati in Italia da genitori stranieri». [14]

Tra i circa 250 ragazzi delle giovanili interiste, una decina sono figli di immigrati che risiedono in Italia. Sorrentino: «In prevalenza africani, perché a livello giovanile fanno subito la differenza grazie alla precocità atletica, ma non solo». [14] Mino Favini, responsabile del settore giovanile dell’Atalanta: «Dagli esordienti alla Primavera abbiamo quindici ragazzi di origine africana». Un Franco Rossi che di mestiere organizza tornei giovanili, dai bambini dei primi calci ai diciassettenni dei Giovanissimi (centinaia di ragazzi, per otto, nove appuntamenti l’anno, sparsi in Italia e all’estero): «Ti accorgi che quei ragazzi di origine africana sono in realtà italianissimi quando li senti parlare con i compagni in dialetto veneto, romano, napoletano, piemontese: solo dieci anni fa molti rimanevano sorpresi, adesso è così quasi in ogni squadra». [15]

Secondo Volfango Patarca, mitico talent-scout romano (Lazio), dalle parti della Capitale ci sono altre etnie in crescita: «Vedo soprattutto tanti bambini rumeni, qui intorno ce ne sono un sacco. E dopo i rumeni gli africani. Rispetto a una ventina d’anni fa è una rivoluzione: prima nella scuole calcio arrivavano solo romani, al massimo qualcuno dai paesi vicini. Adesso gli stranieri sono tantissimi. Ma siamo ancora distanti dagli Stati Uniti o dal Canada, dove vado spesso a insegnare: lì c’è una cultura dello sport di primissimo livello, e una società che più mista non si può». [15] Massimo Giacomini, dallo scorso agosto responsabile del settore giovanile e scolastico della Figc: «Abbiamo cominciato a sviluppare l’integrazione, ma siamo in ritardo di trent’anni rispetto a realtà come la Francia o l’Inghilterra. Questo perché ad esempio i figli degli extracomunitari, anche se sono nati sul suolo italiano, possono tranquillamente giocare a livello di club ma per essere convocati in nazionale devono aver compiuto i 18 anni». [14]

A Viareggio cominciò a brillare la stella di Stefano Okaka Chuka della Roma, ora al Modena, nato a Città del Lago, vicino Perugia, da genitori nigeriani venuti in Italia per scampare alla guerra. Splendore: «In questa edizione del torneo l’Atalanta ne ha addirittura tre: Serigne Amath Gueye è una seconda punta di origini senegalesi ma il ragazzo è nato a Bergamo il 12 luglio del 1990; esattamente come il centrocampista Moussa Konè, ”90 anche lui ma di febbraio e con famiglia ivoriana; mentre Drissa Dabrè è un esterno sinistro molto rapido dell’89, origini nel Burkina Faso ma carta d’identità emessa dal comune di Lecco dove è nato e risiede. di proprietà della Sampdoria ma ora gioca nel Castelnuovo Garfagnana, impegnato nella manifestazione in Versilia, Bidrece Azor. La sua è una storia particolarissima: haitiano, quando don Gino Boattin, parroco di Gambulaga in provincia di Ferrara, va in missione nel suo Paese, le suore gli chiedono di adottare il ragazzo e la sorella. Entrambi diventano italiani, lo prende la Spal, lo scova Pantaleo Corvino e lo porta a Lecce. Il 4 settembre del 2004 Zeman lo porta in panchina contro la Juventus, che pure era stata sulle sue tracce. Poi la Samp e ora il Castelnuovo e la C». [13]

Mario Balotelli, ragazzino meraviglia dell’Inter, è un esploratore. Stefano Semeraro: «Un Cristoforo Colombo, l’uomo che inaugura formalmente una nuova Italia». [16] Splendore: «Questa è l’Italia multietnica del calcio. Una Italia che nasce tra i ragazzi, dove domina l’Africa ma dove la Reggina ha Khoris, un attaccante albanese nato a Roccella Jonica, l’Empoli Dumitru, un altro attaccante che è nero, parla toscano, ha padre romeno, madre brasiliana e lui è nato in Svezia. Ma si sente italianissimo. Non saranno tutti fenomeni come Mario Balotelli da Palermo. Ma chissà...». [13]