LiberoMercato 25 gennaio 2008, Camilla Conti, 25 gennaio 2008
I trucchi degli istituti per restare a galla. LiberoMercato 25 gennaio 2008. La crisi di liquidità scatenata dal terremoto dei subprime tormenta ormai da mesi le banche italiane e preoccupa la stessa Bankitalia che da settembre ha messo sotto stretto controllo gli istituti
I trucchi degli istituti per restare a galla. LiberoMercato 25 gennaio 2008. La crisi di liquidità scatenata dal terremoto dei subprime tormenta ormai da mesi le banche italiane e preoccupa la stessa Bankitalia che da settembre ha messo sotto stretto controllo gli istituti. Proprio mentre gli stessi stanno trovando chiuso il rubinetto delle cartolarizzazioni che agiva da polmone di liquidità con un conseguente decollo degli spread. E all’orizzonte si profila una nuova minaccia per il sistema bancario: a marzo dovrebbe infatti entrare in vigore l’applicazione del decreto Bersani sull’eliminazione della commissione di massimo scoperto che è destinata a pesare sui ricavi degli istituti.Guaiperò a pensare povere banche. A rimetterci, infatti, sarà sempre il cliente finale ovvero il correntista o alla piccola e media impresa che chiede sostegno finanziario per lo sviluppo. Quali saranno gli escamotage per resistere alla crisi? Primo trucco: aumentare i prezzi e passare ai raggi x il cliente-impresa. Molte big italiane, guardando anche ai grafici di Borsa, hanno già cominciato a ipotizzare un rialzo delle condizioni di concessione del credito e dei rifinanziamenti aumentando anche il livello di attenzione sul rischio. Secondo trucco: allentare i cordini della borsa anche fra ”colleghi” di sportello. Da giugno 2007 tutti i tesorieri delle banche italiane medio-grandi (ad esclusione di Unicredit e Intesa) hanno avuto difficoltà a rifinanziarsi sul breve, principalmente sul mercato elettronico dell’inter - bancario (l’E-Mid) perché tutte le principali banche internazionali hanno ristretto i limiti di credito bilaterali. Sull’E-Mid, infatti, ogni banca può decidere e variare il limite massimo di denaro che intende prestare a un certo istituto. A seguito di questa riduzione di liquidità del sistema, tutti i tesorieri hanno dunque allertato le unità di business per ridurre il ritmo di erogazione di nuovi prestiti a breve e a medio lungo e per conservare la liquidità all’interno della banca. Il classico cane che si morde la corda. Terzo trucco: accelerare la raccolta diretta privilegiandola rispetto al risparmio gestito proprio per tamponare la liquidità. Mossa che ha però aggravato il profondo rosso registrato dai fondi comuni. Il quarto antidoto scelto dalle direzioni commerciali è quello che più va a pesare sul portafoglio dell’utente finale. Perché le banche hanno già cominciato a rallentare le erogazioni allungando anche i tempi che passano tra la richiesta del cliente, la delibera e l’effettiva disponibilità dei soldi in conto. Al contempo è aumentata la selettività nell’accogliere le nuove richieste privilegiando i grandi clienti e le medie-imprese con buon rating. Il tutto a scapito dellepmiconrating deboli e delle micro-imprese che non hanno potere contrattuale ma un disperato bisogno di accedere al credito. Come dimostrano i risultati dell’indagine di Iperion Corporate Finance, società specializzata nelle operazioni di finanza aziendale, che ha scattato una fotografia delle pmi italiane con un fatturato compreso tra 0,5 e 50 milioni. Nonostante l’elevata capacità produttiva e la redditività media, la capacità di capitalizzare delle piccole e medie aziende del nostro paese è risultata mediamente bassa con un significativo ricorso all’indebitamento bancario. L’esposizione di breve periodo è infatti prevalente (mediamente quasi 2 milioni di euro), mentre sono meno utilizzate le forme di finanziamento di lungo periodo (mediamente meno di 1,5 milioni). E’dunque curioso che mentre in banca si corre ai ripari e i clienti si preparano a mettere mano al portafoglio, i manager diano la colpa alle pratiche scorrette. Come l’ad di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, per il quale "l’ondata di tensioni finanziarie scatenata dalla crisi dei subprime è nata da prassi scorrette da parte di alcuni operatori finanziari, e ora minaccia di investire il settore dei prodotti assicurativi contro le insolvenze di obbligazioni". Camilla Conti