Corriere della Sera 26/01/2008, Francesco Battistini, 26 gennaio 2008
«Soldi, autografi e tv, la mia nuova vita». Corriere della Sera 26 gennaio 2008. E’ una star, incassa compensi per apparizioni e interviste
«Soldi, autografi e tv, la mia nuova vita». Corriere della Sera 26 gennaio 2008. E’ una star, incassa compensi per apparizioni e interviste. «Li do anche in beneficenza. Non sono ricca, sono solo insicura» «I vestiti non hanno colpa». Rinata, Natascha non fa cambi di stagione. Dopo un anno e mezzo di libertà, tiene ancora nell’armadio i pantaloni della prigionia. Ogni tanto li rimette. Ci gira per Vienna: «Finché i materiali non sono rovinati, li uso». Buonsenso che fa senso: «Ci sono anche dei ricordi. I calzini, le t-shirt mi hanno tenuto caldo. Non mi va che mia madre li butti via. Sento di doverli tenere, almeno per un po’. Sono cose mie. Lo sono state otto anni. Anche là dentro, facevo resistenza se il mio aguzzino mi portava via oggetti personali. Non si poteva permettere di bruciarli». Natascha rinata, che avrà vent’anni il 17 febbraio, è sempre pallida e mormora parole più pallide di lei. Ha problemi di pressione. Mangia ogni due ore. Psicoterapia, neurologa, nuoto e tiro con l’arco per riprendere tono muscolare. Studia biologia, guida. La stanno/si sta ricomponendo come lo scheletro di Lucy: l’ossatura della bambina che fu s’intuisce, ma non è facile recuperare frammenti di otto anni, 5 mesi e 21 giorni sottoterra, sottotraccia, sottomessa. La fiducia, per esempio: «Molte persone cercano d’abusarne, ci vorrà molto prima che possa fidarmi di qualcuno». L’amicizia: «Non ho ancora scoperto come si fanno nuove amicizie». La paura: «Mi tornano i ricordi. La villetta, il blocco di cemento, il buio. La paura che al mio carnefice succedesse qualcosa e allora la fame, la sete, il dolore, la morte lenta e nessuno che troverà mai il tuo cadavere, saprà mai del tuo destino... ». già inciampata nelle prime delusioni, difficili da confessare: «Sì, anche questo è successo – s’emoziona in un’intervista all’amico Christoph Feurstein, unico giornalista di cui si fidi ”, ma per piacere... Puoi spegnere la telecamera?... ». Il rancore di Natascha Kampusch è sepolto chissaddove. Una tomba introvabile e senza nome come quella di Wolfgang Priklopil, il folle che la rapì bimba, ne fece una schiava nel loculo di Strasshof, la vide fuggire e, perduto, si suicidò. Oggi Natascha è più reality che show. Un esperimento sociologico. La domanda di tutti: quando mamma tv fa da mamma davvero, che razza di figli tira su? Per 8 anni un Grundig 16 pollici salvò la Kampusch, l’adottò, la nutrì, la crebbe, le è stata maestra da bambina e amore d’adolescente. E ormai Natascha è nel videoutero che si sente sicura. Fu con un’intervista su Orf2, che decise di mostrarsi al mondo. Fu la legge austriaca sui media, il primo libro che chiese da libera. sul web che ha aperto Il mondo di Natascha, sito d’immagini e di alcuni dei virgolettati che riportiamo. dopo aver vagato un po’, aver visto Barcellona e il mare, è in tv che alla fine ritorna: fra qualche settimana condurrà in prima serata Natascha a colloquio con..., serie d’interviste su Puls4, network austriaco nuovo di zecca. Contenuti, ospiti, compenso: tutto top secret, dice Christina Patzl, curatrice del programma. Instant book, pièce teatrali, sceneggiature hollywoodiane, pubblicazioni scientifiche. Il caso Kampusch è anche una delle più abili (s) montature mediatiche di questi anni: «Natascha Beckham Kampusch », la soprannominò Der Standard, gli occhi del mondo costretti a sbirciare dalla serratura di poche esclusive, di ben pagati memoriali. «Là dentro, me lo ripetevo: non voglio diventare un oggetto mediatico passivo». I diritti d’immagine sono stati versati a iniziative benefiche di cui non si sa nulla: «Non ho avuto tempo, ma i soldi sono lì, controllati dagli avvocati: aiuterò gli altri appena potrò stare in piedi da sola». Natascha qualcosa incoraggia, molto subisce: «Dicono che sono ricca e arrogante. Sono solo insicura. Un vignettista ha scritto: "Lasciatevi rinchiudere per un po’, ne uscirete famosi". La gente mi fotografa senza chiedere il permesso. All’aeroporto, una ragazza m’ha rincorsa per l’autografo. Si sono inventati un fidanzato in discoteca, poi hanno cercato di ricattarmi: un’intervista, e in cambio loro facevano sparire le foto. Tutto brutto e sbagliato: vorrebbero fare di me una party girl, tipo Paris Hilton. Ma io non mi faccio costringere. I soldi, li ho investiti: una rendita, né più né meno di tanti altri. Vivo modestamente ». Anche mamma Brigitta, un rapporto difficile da sempre e qualche ombra per la sua amicizia con Priklopil, ha scritto un libro: «Se lo crede giusto e riesce a giustificarsi davanti a se stessa – è gelida la ragazza ”, nessuno può impedirlo. Io mi comporterei diversamente. Ma ognuno ha la sua coscienza». E il papà Ludwig alcolizzato che vende dichiarazioni, chiama i fotografi se la figlia va a trovarlo, litiga in pubblico con l’ex moglie? «Mio padre è ingenuo, ingolosito dai soldi. Per me sarebbe più facile inserirmi nella vita normale, se lui non mi ostacolasse in ogni modo. Sia lui che mia mamma sono abbastanza ragionevoli. Ma se non lo fossero, con gran dispiacere dovrei finire per distaccarmi da loro ». Il buio di Strasshof era il nulla. Tutta questa luce a volte abbaglia. Natascha spesso esce all’alba, gira per la Vienna che dorme ancora. Poi torna, accende la tv, pulisce la sua casa come puliva la villetta del suo mostro. Non ha parole di rissa, per lui, né di dolore: «Una povera anima persa. Mi fa sempre più pena. Non svanisce, risale periodicamente. Cerco di trarre il meglio da questo ricordo: come strizzare l’asciugamano bagnato fino all’ultima goccia». La memoria è un vestito senza colpa: «Potrei vendere la villetta di Priklopil. Avere un risarcimento. Ma non voglio. Diventerebbe Disneyland. Invece deve restare quel che è: il palcoscenico del male». Francesco Battistini