Corriere della Sera 29/01/2008, Mario Luzzatto Fegiz, 29 gennaio 2008
Amore gay a Sanremo. Corriere della Sera 29 gennaio 2008. MILANO – Tante scommesse che hanno il sapore di una sfida per Anna Tatangelo e Gigi D’Alessio
Amore gay a Sanremo. Corriere della Sera 29 gennaio 2008. MILANO – Tante scommesse che hanno il sapore di una sfida per Anna Tatangelo e Gigi D’Alessio. Lui si appresta a scrivere un brano sulla camorra e affronta il pubblico dei teatri in uno spettacolo «senza rete» intitolato «A gentile richiesta scegliete le canzoni e io mi faccio in quattro per voi» dove ogni spettatore estratto a sorte chiederà il pezzo preferito. Lei sarà a Sanremo – ed è già data per favorita – con una canzone dello stesso D’Alessio (i due vivono insieme ormai da oltre un mese in una villa hollywoodiana nella zona dell’Olgiata alla periferia di Roma) intitolata «Il mio amico», che tocca in maniera provocatoria il tema dell’omosessualità maschile. Il testo farà discutere: «Dimmi che male c’è, se ami un altro come te, l’amore non ha sesso, il brivido è lo stesso o forse un po’ di più». Come «un po’ di più?». D’Alessio, lei che ne sa? «Nun ’o sacc’, ma non posso escluderlo a priori – replica Gigi – Credo che l’amore non sia né maschio né femmina. l’amore per Dio, per i figli, per la musica, per la vita, per l’arte. Il personaggio del brano prova magari un brivido che gli eterosessuali provano con una donna». «I cantautori come me – continua D’Alessio – sono abituati a ricevere dalla gente emozioni e input, insomma segnali di ogni tipo. E anche Anna, da interprete sensibile quale è, fa lo stesso. Lei ha un carissimo amico che vive la difficoltà di non essere né uomo né donna. Una condizione che non mi sembra abbia niente di anormale. Ma non per tutti. Anna mi raccontava quello che a questo suo amico capitava nelle cene, nella vita di gruppo. Veniva, e viene, regolarmente insultato e umiliato nel piccolo paese dove abita (Sora). Così ho letto, attraverso gli occhi di Anna, questa sua difficoltà e mi è sembrato giusto cogliere l’opportunità del Festival, dove si concentra l’attenzione dei media, accendere un faro su questo problema che interessa tanti ragazzi». D’Alessio non teme polemiche dal mondo cattolico. «Anche queste persone sono figli di Dio. Il cervello ce l’abbiamo tutti. Chi nasce biondo, chi bruno, chi corto, chi alto, e c’è chi nasce con questa voglia di amare... Un cromosoma che prende un’altra direzione. Alle difficoltà che costoro incontrano in famiglia non deve aggiungersi il pubblico ludibrio». «Il mio amico ha molta luce dentro gli occhi... fa di tutto per somigliarmi tanto», canta la Tatangelo. E lei si aspetta reazioni? «Sì. D’altra parte ormai sono abituata alle polemiche. Almeno l’attenzione si sposta dalla mia vita privata e dal mio legame con Gigi (io, la "rovinafamiglie") a un argomento serio e preciso. Anche se ho solo 21 anni ne ho viste tante. E fra queste la persecuzione subita da questo mio amico omosessuale». Cosa farà D’Alessio in teatro? «Canzoni a richiesta. Ne ho preparate 130 circa. L’idea è nata da Maurizio Costanzo che voleva due serate al Brancaccio. Ma io avevo appena chiuso un tour e così ho inventato questa formula. Debutto l’11 febbraio a Novara e chiudo il 7 giugno a Vigevano». Il successo cresce. «Perché io scrivo sul sociale, vedi canzoni come "Non mollare mai" o "Non c’è vita da buttare" ». Napoli sui giornali per spazzatura, camorra, omicidi. «Sì, lo so e ho anche letto "Gomorra" di Saviano. Non mi ha raccontato nulla che non sapessi e non avessi già vissuto sulla mia pelle. Per i giovani di quelle parti due sono le vie d’uscita, scappare oppure...». Oppure? «Il boss nei vicoli è una star come i cantanti. E il ragazzino diventa un suo fan perché vuol diventare come lui. Ignorando che un malavitoso o va in galera, o viene ammazzato o a un certo punto perde tutto quello che ha. Insomma, alla fine è una strada senza uscita. Se c’è sempre un ricambio di nuova criminalità vuol dire che i giovani di quelle parti non guardano bene in faccia la realtà. Non ci sono boss che diventano capi di Stato, non ci sono boss dalla vita felice. La visione camorristica della vita è come un tumore: se riesci a coglierlo in tempo riesci a salvare la persona. Se in queste strade potessimo creare delle strutture per ridurre o annullare l’influenza delle famiglie... Che so, dieci ore al giorno fra computer, musica, istruzione, arte, sport, molti ragazzi potrebbero fare una scelta diversa. Ma le istituzioni scappano...». Compreso D’Alessio, che non ha mai affrontato in nessuna canzone il tema della camorra... «Finora. Ora ne sto scrivendo una. Racconta dove sono nato e "dove si ammazza per vivere". Non si uccide per sport, ma per vivere. Un paradosso». Mario Luzzatto Fegiz