Il Messaggero 29/01/2008, RITA DI GIOVACCHINO, GIANFRANCO MANFREDI, 29 gennaio 2008
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L’"onorata sanità": clan, politici e sullo sfondo l’omicidio Fortugno. Il Messaggero 29 Gennaio 2008. REGGIO CALABRIA- Un patto scellerato tra ’ndrangheta e politica per il controllo della sanità in Calabria dove si muore in ospedale per appendicite, ma in compenso le cliniche ottengono dalle Asl appannaggi miliardari. C’è molto di più di un ordinario intreccio politico mafioso nelle 1030 pagine dell’inchiesta «Onorata Sanità», della Dda di Reggio Calabria, che ha portato all’arresto di 18 persone, alle quali si aggiungono altri 29 indagati, tutti accusati di aver dato vita a un’organizzazione di stampo mafioso nella quale nuotano i boss di Africo, la cosca Cordì e i Talia, compari di quel Giuseppe Morabito ”u Tiradritto che nel 2001 al telefono con il genero esigeva un ”referente” politico in grado di garantire i loro interessi. Un referente, che il Gip Roberto Lucisano, individua in Domenico Crea, politico «buono per tutte le stagioni», uno che voleva mettere gli «artigli» sull’assessorato regionale «per poterne spolpare le risorse». Almeno 11 miliardi di euro movimentati negli ultimi anni. Rapido a cambiar di giacca transitando da Forza Italia alla Margherita, Crea è alla fine approdato alla Dc di Rotondi come capogruppo.
C’è molto di più delle complicità che legano tre cosche della ”ndrangheta alla borghesia mafiosa di Locri e di Reggio. Sullo sfondo di quest’inchiesta c’è quel groviglio di interessi criminali che il 16 ottobre 2005 a Locri ha ucciso Francesco Fortugno, anche lui medico dell’ospedale di Locri fino a quando un inaspettato successo elettorale lo aveva portato sulla poltrona di vicepresidente dell’Assemblea Regionale, a danno del rivale Crea. Scrive il procuratore Scuteri, nella richiesta di arresto, che l’affermazione politica di Fortugno aveva messo in discussione «equilibri politico-economico-mafiosi consolidatisi nel tempo, con conseguente perdita delle prospettive di inserimento in posti di potere e dei correlativi ingentissimi guadagni». Un affronto che andava lavato con il sangue, anche perché «Crea ha la certezza matematica di potere fare l’assessore... le polemiche e tutto quello che è successo».
L’operazione «Onorata sanità», condotta dai carabinieri, è destinata ad avere riflessi clamorosi in Calabria perché fa luce non soltanto su una vicenda di malaffare, ma su un sistema di potere di cui Crea, per l’accusa, sarebbe stato dominus occulto. Un sistema che per sopravvivere ha avuto necessità di compiere un omicidio eccellente, estraneo alla tradizione della ”ndrangheta. Non a caso tra gli arrestati ci sono anche Alessandro Marcianò, detto Celentano, e il figlio Giuseppe, imputati come mandanti dell’omicidio all’interno di un altro processo, che il gip definisce ora ”parallelo”. Parallelo perché ne spiega il movente, a Marcianò era stato affidato dai Cordì il compito di rastrellare voti a favore di Crea. Lui non sa spiegarsi lo smacco. Scrive il gip: «La matrice dell’omicidio Fortugno, non è il semplice e banale interesse di un caposala dell’ospedale di Locri».
Al centro dell’inchiesta c’è anche la vicenda di Villa Anya, casa di cura di proprietà della famiglia Crea, che spiega come il sistema funzionava. Finisce in carcere anche il figlio trentenne, Antonio Crea, medico e direttore sanitario, e la nuora, Laura Autelitano, anche lei medico, e direttore amministrativo della casa di cura sequestrata. Un’inchiesta nell’inchiesta che porta all’arresto per associazione mafiosa, abuso d’ufficio, falsità ideologica, truffa, omissione di soccorso, il direttore generale del Dipartimento sanitario della Regione Calabria, Peppino Biamonte, del direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, Piero Morabito, all’epoca direttore generale dell’Asl 11 di Reggio Calabria, Tonio Iacopino, braccio destro di Crea, già direttore sanitario della clinica, e Giuseppe Pansera genero di ”u Tiradritto, agli arresti dopo anni di latitanza. «Gli elementi raccolti, scrive il Gip, dimostrano che una serie di organizzazioni criminali radicati sulla fascia ionica reggina... abbiano dato luogo ad un’unitaria struttura creando lo scenario nel quale è maturato l’efferato delitto». E il gip non manca di notare come, dopo l’omicidio, «numerosi contatti hanno portato Crea notevolmente vicino alle posizioni della vedova Fortugno». Una vicenda, scrive il magistrato, culminata «nella creazione di una lista autonoma in corsa per le elezioni provinciali a Reggio, ma sempre legata alla Margherita, tra i cui promotori figurano la stessa Maria Grazia Laganà e Crea». Ieri la vedova si è chiusa nel silenzio. «Sta leggendo attentamente le carte», spiega il suo portavoce.
RITA DI GIOVACCHINO
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Crea: "Il più fesso dei miei uomini è miliardario e ho detto tutto. Io? Nel ’95 e nel ’96 ero un Dio…". Il Messaggero 29 Gennaio 2008. REGGIO CALABRIA – «La sanità è prima, l’agricoltura e forestazione seconda, le attività produttive terza; in ordine di budget 7 mila miliardi... 3 miliardi 360 milioni di euro hai ogni anno sopra il bilancio della sanità. Ora con la sanità anche sui servizi sociali... ti prendi un’altra bella fetta di conti... quindi pensa tu da 7000 arrivi a 8000, 9000... miliardi. Agricoltura e forestazione assieme ci sono 4500 miliardi l’anno da gestire... attività produttive eccetera...». E’ la graduatoria degli assessorati regionali che più contano, in Calabria, secondo Domenico Crea, il consigliere regionale – ex-margherita, ora esponente della Dc di Rotondi - finito ieri in manette con l’accusa di associazione mafiosa, voto di scambio e altri reati.
Nel corso di una conversazione intercettata dagli inquirenti il 3 agosto scorso (e acquisita nelle 1.015 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta ”Onorata Sanità”), Crea spiega a un fedelissimo la sua ”hit parade” dei posti-chiave in Regione in relazione alle risorse economiche che consentono di controllare e gestire. Parole a ruota libera? Gli inquirenti lo escludono. Esprimono piuttosto, scrivono negli atti dell’inchiesta, ”la vera natura e la vera ragione del suo impegno politico”. Gli inquirenti ritengono di aver così raccolto ”una sorta di decalogo dell’immoralità politica finalizzata ad appagare interessi di bottega per mezzo dell’accaparramento di un posto di governo alla Regione”.
Ecco un altro brano registrato: «Duemila miliardi – è sempre Crea che parla - me li gestivo io per i cazzi miei ...allora perchè vi dico ragionate con le teste e non fate gli storti... quando io a quello storto di Battaglia gli ho detto vieni e fammi il direttore generale... che gli volevo dire? quanti ne abbiamo 3000 miliardi 4000 miliardi... ci sei pure tu».
’L’obiettivo manifesto – osservano i magistrati - è quello di gestire in assoluta assenza di controlli il denaro pubblico, al solo scopo di assecondare i disegni propri e dei centri di interesse a lui legati”. Una ”cordata” di Famiglie di ”Ndrangheta, secondo gli inquirenti, punta su Crea ”reputandolo – si legge nell’ordinanza - il soggetto idoneo a garantire al meglio gli interessi delle cosche e ad assicurare loro i vantaggi disparati”.
«A me la gente, quelli che si sentono intelligenti, mi possono tenere le p..., se mi seguono... – afferma Crea in un’altra conversazione intercettata - ...io sfondavo. Non mi tradivano e lavoravano... Ti parlo del ’95, ’96, quando io ero un Dio...» . «All’epoca - prosegue Crea - le mie tre braccia erano Pino, Bruno e il mongolo di Sandro, di mar...(abbassa il tono della voce, ndr). Mi hai capito? e sono tutti miliardari... Il più fesso di loro è miliardario... e ti ho detto tutto...».
Una delle braccia di cui parla Crea, secondo l’accusa, è Alessandro Marcianò. Crea continua a non essere indagato per l’omicidio di Fortugno, ma Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, entrambi vicinissimi all’esponente politico, sono i principali imputati del processo Fortugno, accusati di essere, rispettivamente, uno dei mandanti e uno degli esecutori dell’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale.
GIANFRANCO MANFREDI