Il Giornale 30/01/2008, Renato Brunetta, 30 gennaio 2008
Finanza pubblica: ecco la grande bugia. Il Giornale 30 gennaio 2008. L’analisi tra i periodi del governo di centro destra e quello di centro sinistra
Finanza pubblica: ecco la grande bugia. Il Giornale 30 gennaio 2008. L’analisi tra i periodi del governo di centro destra e quello di centro sinistra. Berlusconi ha avuto a che fare con un ciclo economico negativo. Prodi invece ha sprecato la grande occasione. L’aumento forsennato e inutile della pressione fiscale e il mantenimento a livelli record della spesa corrente decisi dall’ultimo esecutivo non sono serviti a risanare il deficit pubblico. Per fortuna ci sono inumeri. I numeri non sono di destra né di sinistra, non votano Prodi né Berlusconi, né Fini né Veltroni. I numeri si possonoleggere, spiegare, interpretare. Ma non si possono stravolgere. A volte basta presentarli, così come sono, per smontare un po’ di bugie, omeglio di falsi luoghi comuni concui si è soliti trasfigurare la realtà. Quante volte abbiamo sentito parlare del centrosinistra che risana i conti e del centrodestra che li sfascia? Quantevolte cihannoraccontato il romanzo dell’Unione virtuosa e del berlusconismo vizioso? dal ”96 che inseguiamo le favole del Visco risanatore, dell’Europa che applaude, del mondo che sorride alla saggia gestione prodiana, che fa spuntare tesoretti come funghi sotto i castagni, mentre la tremontiana finanza creativa dà senza dubbio origine a tutti i nostri mali. Tutte frottole, tutte balle. E il saggio del professor Renato Brunetta che pubblichiamoinqueste pagine lo dimostra una volta per tutte. Per fortuna ci sono i numeri, che parlano chiaro. E che vale la pena conoscere, studiare, magari ritagliare emettere da parte, perché saranno uno dei punti fondamentali su cui si giocherà la prossima campagna elettorale. Ognuno la pensi come vuole, naturalmente, ma almeno evitiamo di prenderci per il naso. Confrontando l’andamento della finanza pubblica nei quinquenni del centrosinistra e del centrodestra (1996-2001, 2001-2006 e, proiezioni comprese, 2006-2011) possiamo trarre alcune lezioni. La prima è che non ci sono né angeli, né demoni. Non ci sono né maghi, né distruttori del sistema. Dall’analisi comparata dei due sottoperiodi (1996-2001 e 2001-2006) emerge, invece, una grande continuità con alcune significative diversità. Innanzitutto, la crescita media degli anni del centrosinistra è stata doppia della crescita media degli anni del centrodestra (...). Altra valutazione (...) è che, se è vero che nei cinque anni del centrodestra l’avanzo primario si è pressoché azzerato dal livello in cui era stato ereditato e cioè al 3,2%, è altrettanto vero che nei precedenti cinque anni di centrosinistra c’è stato un simile dimezzamento, passando dal 6,6% al 3,2%. Quindi, la cicala del centrodestra ha avuto comportamenti omologhi alla cicala del centrosinistra con una sola differenza: che gli anni del centrodestra erano anni difficili dal punto di vista della crescita, mentre gli anni del centrosinistra non lo erano. Altra differenza rilevante è ascrivibile ai due anni finali dei due quinquenni. L’anno finale del centrosinistra (2001) è stato un anno di incremento della spesa corrente e, quindi, di incremento del deficit. Si può, pertanto, senza essere tacciati di ideologismo, affermare che l’ultima Finanziaria del governo di centrosinistra, varata nel 2000 per il 2001, è stata una Finanziaria di tipo elettoralistico, in quanto ha aumentato in maniera consistente, dallo 0,8% del 2000 al 3,1% del 2001, il deficit, con eredità negative negli anni seguenti. Cosa diversa, invece, per l’ultima Finanziaria del centrodestra, in cui il deficit non solo non viene aumentato, ma viene drasticamente diminuito dal 4,2% del 2005 al 2,4% del 2006 (solo con un artificio contabile del governo Prodi, riguardo la sentenza Ue sull’Iva automobili, tale valore viene portato al 4,4%). L’occupazione aumenta tanto negli anni del centrosinistra, quanto negli anni del centrodestra, in ragione ovviamente delle due grandi riforme, legge Treu e legge Biagi. La pressione fiscale ha andamenti altalenanti, nel senso che aumenta di molto nel quinquennio del centrosinistra (l’impennata nel 1997 è dovuta alla tassa per l’Europa e, cioè, lo sforzo fatto per entrare a far parte fin dalla prima fase nella moneta unica) per poi ridursi nella parte finale; mentre la pressione fiscale negli anni di centrodestra si riduce fino al 2005, per poi aumentare sensibilmente, come abbiamo visto, tra il 2005-2006 con l’ultima Finanziaria del governo Berlusconi, migliorando consistentemente il risultato di fine legislatura in termini di deficit, pur in presenza di quattro anni di congiuntura stagnante. Dunque, mentre la crescita in tutti gli anni del centrosinistra è tonica e sostenuta, la stessa è, invece, piatta e stagnante negli anni del centrodestra (tranne gli anni iniziali e finali dei due sottoperiodi). Quindi, il centrodestra riceve una spinta nel 2001 che, però, è una spinta a decrescere, perché conseguente alla crisi internazionale (e soprattutto europea) accentuata dall’attacco terroristico alle Twin Towers (...). Un altro luogo comune da sfatare è l’andamento in termini assoluti delle entrate correnti. Queste, nel decennio analizzato, sono sempre state costantemente in aumento se considerate in termini assoluti, ma con andamenti, invece, più altalenanti se rapportate al Pil (...). Quello che più importa definire, però, è quanto sta avvenendo tra il 2006 e il 2007. Proseguendo l’aumento del gettito, in ragione dell’aumentato tasso di crescita, vediamo in questo periodo la sottostima sistematica dello stesso da parte del governo, sottostima finalizzata a far emergere i cosiddetti «tesoretti», che hanno consentito al secondo governo Prodi di tenere larghi i cordoni della spesa corrente. Quindi, le anomalie del governo di centrosinistra non sono quelle legate al periodo 1996-2001, rispetto ai cinque anni di governo del centrodestra 2001-2006, quanto quelle nel periodo 2006-2007 e seguenti, date le proiezioni. Ne deriva che, in questo periodo di crescita sostenuta (2006-2007), dopo un quinquennio di crescita stagnante, il secondo governo Prodi, invece che utilizzare questa congiuntura favorevole per azzerare definitivamente e strutturalmente il deficit e per diminuire di conseguenza il debito, di fatto, mantiene stazionarie le macrovariabili di finanza pubblica, cioè: il deficit sempre attorno al fatidico 2-2,5%, usando il vantaggio in termini fiscali prodotto dalla migliorata congiuntura, e il sostanziale blocco degli investimenti infrastrutturali, unicamente per tenere ai massimi storici la spesa corrente. Nello stesso periodo, la pressione fiscale aumenta senza ragione, quando poteva essere mantenuta ai livelli del 2006 che erano già elevati (...). Il centrosinistra, al contrario, sbagliando completamente diagnosi sull’economia italiana, aumenta la pressione fiscale di un ulteriore punto e mezzo contribuendo a frenare il tasso di crescita e, quindi, a ridimensionare il ciclo economico favorevole in atto. Dunque, il centrosinistra degli 2006-2007 spreca una grande occasione. In questo suo primo biennio di governo avrebbe potuto azzerare, come ha fatto, ad esempio, il governo di Grosse Koalition guidato da Angela Merkel in Germania, il deficit di bilancio, e ridurre drasticamente il debito, cosa non fatta. I cosiddetti successi straordinari della finanza pubblica del secondo governo Prodi, se letti alla luce dell’andamento degli ultimi 10 anni, non sono altro che il più grande spreco di finanza pubblica mai realizzato, proprio perché c’era l’occasione dell’azzeramento del deficit (...). Prodi e Padoa-Schioppa hanno preferito, invece, mantenere le criticità del bilancio pur di aumentare la spesa corrente, pur di accontentare in termini di deficit spending la loro coalizione. Quindi, i risultati di cui Prodi e Padoa-Schioppa si vantano, in realtà, sono un’occasione mancata. Se il 2007 chiuderà con un deficit del 2-2,2% non sarà altro che lo stesso deficit lasciato dal governo Berlusconi, dopo un quinquennio di stagnazione (...). Renato Brunetta