Il Sole 24 Ore 29/01/2008, Rossella Bocciarelli, 29 gennaio 2008
Redditi, dipendenti fermi crescono gli autonomi. Il Sole 24 Ore 29 gennaio 2008. ROMA. Prima la buona notizia: nel 2006, primo anno di ripresa dopo una lunga epoca di vacche magre, la famiglia italiana ha potuto contare su un reddito medio di 31
Redditi, dipendenti fermi crescono gli autonomi. Il Sole 24 Ore 29 gennaio 2008. ROMA. Prima la buona notizia: nel 2006, primo anno di ripresa dopo una lunga epoca di vacche magre, la famiglia italiana ha potuto contare su un reddito medio di 31.792 euro , circa 2.649 euro mensili e rispetto al 2004 questo ammontare è aumentato del 2,6% in termini reali, mentre il reddito pro-capite è cresciuto del 3,5 per cento. Per le famiglie guidate da un lavoratore dipendente, poi, l’incremento medio del reddito reale in quello stesso arco di tempo è stato del 4,3 per cento. Sono i dati dell’indagine campionaria della Banca d’Italia, che viene realizzata ogni due anni e che è l’analisi più attendibile per misurare reddito e ricchezza degli italiani, perché l’ufficio studi di Via Nazionale ha sviluppato una metodologia ad hoc per filtrare le risposte poco veritiere (è noto che se le si interroga sull’effettiva consistenza del proprio portafogli, le persone tendono come minimo alla reticenza). Purtroppo, però, per i lavoratori dipendenti, le novità positive finiscono qui. Spiega infatti il testo diffuso ieri da Bankitalia: «Il miglior andamento delle famiglie con capofamiglia dipendente fra il 2004 e il 2006 compensa soltanto in parte la riduzione osservata fra il 2000 e il 2004: per il periodo 2000-2006 il reddito di queste famiglie in termini reali è infatti rimasto sostanzialmente stabile (+0,96 per cento) rispetto a una crescita del 13,86 per cento delle famiglie con capofamiglia autonomo». In pratica, il recupero dei redditi da lavoro dipendente avvenuto nell’ultimo periodo non riesce a compensare il peggioramento precedente, dovuto alla bassa crescita (e alla bassa produttività di sistema). Soprattutto, non riesce a ridurre la forbice con la dinamica dei redditi da lavoro autonomo. Negli ultimi due anni esaminati da Bankitalia, inoltre, il reddito familiare medio è cresciuto più al Sud e nelle Isole (6,6%) che nel Nord (2,4%) e nel Centro (1,9 per cento). Non cala e non cresce, invece, la povertà: l’indagine della Banca d’Italia spiega infatti che la quota di individui che vivono in famiglie a basso reddito è risultata nel 2006 pari al 13,2 per cento, la stessa percentuale registrata nel 2000. Anche in questo caso, però, guardando più da vicino, la realtà è meno statica di quel che appare alla prima impressione: tra il 2000 e il 2004 il lavoratori dipendenti "poveri" sono aumentati dal 5,9% al 7%, per poi tornare nel 2006 al 6,3%; per gli autonomi, invece, l’incidenza della povertà si è ridotta tra il 2000 e il 2004 (dall’8,1 al 7,2 per cento) per poi risalire al 7,5% nel 2006. Ma l’indagine condotta da Bankitalia ricava molte altre informazioni dalle proprie interviste: ad esempio, si rileva che la ricchezza familiare netta ha un valore mediano (quello che interessa il 50% dei nuclei) pari a 146.718 euro e che questo valore, costituito dalla somma di immobili e depositi, titoli di stato etc... è aumentato del l’11,6% in termini reali nel biennio 2004 -2006 (e chissà se tra due anni, finito il terremoto finanziario internazionale in corso, la nuova inchiesta di Via Nazionale registrerà ancora un dato così positivo). Naturalmente, come ricorda lo studio, la concentrazione della ricchezza è molto più grande di quella del reddito: circa 2,3 milioni di nuclei posseggono quasi la metà (il 45%) dell’intera ricchezza netta familiare italiana. Insieme alla ricchezza, negli ultimi anni è cresciuto anche l’indebitamento delle famiglie, che adesso risulta pari al 33% del reddito disponibile. Quanto alla diffusione degli strumenti finanziari, l’89% delle famiglie possiede un deposito bancario o postale, l’8,5% titoli di stato, il 12,1% obbligazioni e quote di fondi comuni, il 6,2% detiene azioni mentre il 5,9% ha buoni postali fruttiferi. Anche il possesso della casa, come si sa, è diffusissimo ed è pari al 68,7 per cento. E a casa con i genitori resta ancora il 73% dei 20-30enni, anche se il trend è in calo. Rossella Bocciarelli