La Stampa 29/01/2008, FULVIA CAPRARA, 29 gennaio 2008
Chabrol: gli uomini che vigliacchi! La Stampa 29 Gennaio 2008. PARIGI. L’ironia è l’unica arma in grado di contrastare l’inesorabile marcia del tempo e Claude Chabrol, settantasette anni, tra i padri storici della «Nouvelle Vague» nel ”58, poi regista prolifico di commedie nere e thriller di provincia, lo sa bene
Chabrol: gli uomini che vigliacchi! La Stampa 29 Gennaio 2008. PARIGI. L’ironia è l’unica arma in grado di contrastare l’inesorabile marcia del tempo e Claude Chabrol, settantasette anni, tra i padri storici della «Nouvelle Vague» nel ”58, poi regista prolifico di commedie nere e thriller di provincia, lo sa bene. Nella lunga carriera, segnata da felici incontri professionali come quello con Isabelle Huppert che con lui, da Violette Nozière a Un affare di donne, ha offerto alcune delle sue prove migliori, gli è capitato di incontrare eserciti di giornalisti. Eppure ogni volta riesce a essere diverso, acuto, originale. L’8 febbraio arriva sui nostri schermi L’innocenza del peccato, il suo ultimo film in cui descrive, partendo da un fatto di cronaca nera avvenuto nella New York degli Anni Venti, la storia di una ragazza (Ludivine Sagnier) divisa tra due uomini, da una parte l’anziano intellettuale appassionato di giochi erotici (François Berléang), dall’altra il giovane e gelosissimo rampollo dell’alta borghesia (Benoit Magimel). Un intreccio appassionante che serve a Chabrol per gettare lo sguardo su una fetta di società francese contemporanea, i ricchi, gli intellettuali e il mondo della tv, visto che la giovane protagonista fa l’annunciatrice. Perché ha scelto di prendere spunto da un fatto realmente accaduto? «Quando si parte da una vicenda di cronaca ci si mette al riparo dall’accusa di essere inverosimili. Quello che m’interessava era soprattutto descrivere l’intrigo, costruire un thriller, perché quando si vede un thriller, anche se magari lo si trova brutto, alla fine si è meno arrabbiati con il regista. E poi m’incuriosiva provare ad andare oltre l’immagine di una bella ragazza che ogni giorno appare sul piccolo schermo, raccontare che cosa accade dopo, nella sua vita privata». Le piace la tv? «Adoro la televisione! Guardarla è un’esperienza incredibile, soprattutto se ci si mette alla giusta distanza. In casa ho diversi apparecchi televisivi, sogno di piazzarne uno anche in bagno, ma mia moglie è contraria perchè teme il corto circuito». Al centro del suo cinema ci sono quasi sempre personaggi femminili, perché? « vero, forse perché ritengo che le donne siano più battagliere, più capaci di resistere al caos dell’esistenza. Al contrario gli uomini sono quasi sempre mammoni, vigliacchi, e non credo che la situazione si avvii a migliorare. Il loro dramma sta nel ritenere che forza e intelligenza siano da misurare in rapporto alla lunghezza del pene, non hanno ancora capito che non è quella la prova della verità. Il sesso maschile è stato glorificato perchè nell’uomo non c’era nient’altro da glorificare». Quindi le donne sono avvantaggiate? «Si, non hanno il pene e quindi nemmeno certe ossessioni. Per convincersene basta guardare il mondo e come viene governato. In Europa la migliore è sicuramente Angela Merkel, nessuno ci scommetteva e invece guardate come va avanti. Si, forse la soluzione è proprio nelle donne, bisogna ritornare a riflettere seriamente sul matriarcato». Di conseguenza, a suo tempo, lei sarà stato dalla parte di Ségolène Royal? «Non ero né contro né a favore, però sì, ho votato per lei». Nei suoi film ha descritto molto spesso la borghesia francese, che cosa la interessa di questa fascia sociale? «Più della borghesia m’interessano sempre gli esseri umani, sono abituato a immaginare i miei personaggi senza qualificarli in base alla loro appartenenza di classe. E poi adesso il quadro sociale è molto mutato, tanti ex-proletari sono diventati piccolo-borghesi, tra i veri proletari ci sono i disoccupati, quelli che non hanno nulla, né tetto, né lavoro, e poi gli altri, quelli che aspirano appunto a diventare piccolo borghesi. La nobiltà non esiste più, è stata rimpiazzata dall’alta borghesia». Che cosa la inquieta nel mondo di oggi? «Ci sono talmente tante schifezze che è difficile dirne una sola, mi rattrista molto la situazione dell’Africa e l’enorme numero di morti che si registra ogni giorno per colpa delle tante guerre». E’ pessimista? «No, credo che, anche se molto lentamente, il miglioramento dei rapporti umani si stia realizzando. Almeno per quello che riguarda i Paesi civilizzati, abbiamo dei capi stupidi, ma non dei pazzi sanguinari e questo è già un progresso». Di che cosa parla il suo prossimo film? «S’intitola ”Bellamy”, inizio a girare in primavera, ci sarà Gerard Depardieu nel ruolo di un poliziotto che si è ritirato a vivere a Nimes, del cast fanno parte anche François Cluzet e Clovis Cornillac». FULVIA CAPRARA