La Stampa 29/01/2008, Lucia Annunziata, 29 gennaio 2008
L’alpino Ponticelli eroe italo-francese. La Stampa 29 Gennaio 2008. Domenica scorsa è morto Louis de Cazenave, ex combattente francese della Grande Guerra
L’alpino Ponticelli eroe italo-francese. La Stampa 29 Gennaio 2008. Domenica scorsa è morto Louis de Cazenave, ex combattente francese della Grande Guerra. L’unico reduce francese ancora vivo è Lazzaro Ponticelli, nato a Bettola in Emilia-Romagna. Volontario a 16 anni nella Légion trangère, combatte sul fronte tedesco. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria è arruolato nella 159ª compagnia di mitragliatori del 3° reggimento Alpini. Ferito, torna a combattere nel 1918. Dopo varie missioni è congedato nel 1920. La sua vita continua in Francia. Per rispetto ai commilitoni dispersi o morti nell’indifferenza, Lazzaro Ponticelli è sempre stato restio ad accettare gli onori e le cerimonie solenni che il governo francese aveva progettato di tributare all’ultimo poilu per onorare tutti coloro che hanno affrontato quei difficili momenti. Infine ha accettato, a condizione che sia un omaggio collettivo ed esemplare per tutti quelli che hanno sofferto. Non so se in Italia ci sono ancora dei reduci della Grande Guerra, ma che bel simbolo per la famiglia di Lazzaro e per l’Europa se anche gli Alpini partecipassero a questa cerimonia, memoria della fratellanza tra francesi e italiani che tante volte si è mostrata più forte delle rivalità e dello chauvinisme. Per me, come per molti italo-francesi, o franco-italiani, presenti e passati, sarebbe un tributo di riconoscenza e d’amore per le due patrie. GIORGIO GRAZZINI Ho trovato altre informazioni su Lazzaro Ponticelli che, ormai ultracentenario, è - Lei ha ragione - un po’ il simbolo di un modo di essere soldati durante la Prima Guerra Mondiale. Di quel terribile periodo Ponticelli ricorda che sul fronte delle Argonne non faceva altro che scavare fosse per i soldati morti. Nella sua memoria è fisso l’episodio di quando dalla trincea vide e sentì i lamenti di un soldato ferito che nella terra di nessuno era rimasto imprigionato dai reticolati. Così racconta: «I barellieri non osavano uscire. Io non ne potevo più. Ci sono andato con una pinza. Sono subito caduto su un ferito tedesco. Mi ha fatto due con le dita. Ho capito che aveva due figli. L’ho preso e portato verso le linee tedesche. Quando loro si sono messi a sparare, ha gridato di smetterla. L’ho lasciato vicino alla sua trincea. Mi ha ringraziato. Sono tornato indietro, verso il ferito francese. Stringeva i denti. L’ho trascinato fino alle nostre linee con la sua gamba di traverso. Mi ha abbracciato e mi ha detto: ”Grazie per i miei quattro bambini”». Nel 1915 Ponticelli, richiamato in Italia, combatte con gli Alpini contro gli austriaci nel Tirolo. Ricorda come tra le due trincee ci fossero appena una trentina di metri e come i soldati dei due schieramenti alla fine fraternizzassero quasi per un patto tacito: «Loro ci davano il tabacco, che scambiavano con le nostre pagnotte. Quando lo stato maggiore l’ha saputo, ci ha dislocati in una zona più dura». Lucia Annunziata