La Stampa 26/01/2008, ALESSANDRO BARBERA, 26 gennaio 2008
I saldi di fine stagione: trenta nomine. La Stampa 26 Gennaio 2008. ROMA. «Presto, presto, bisogna fare presto!» Il mantra risuona nei palazzi della politica
I saldi di fine stagione: trenta nomine. La Stampa 26 Gennaio 2008. ROMA. «Presto, presto, bisogna fare presto!» Il mantra risuona nei palazzi della politica. Il governo cade e con lui se ne vanno potere, poltrone, soldi da distribuire o, per dirla nobilmente, progetti di cambiamento. C’è chi ha impegni da rispettare, chi si vuole ritagliare l’ultimo spazio di gloria, chi teme di regalare al successore i frutti di due anni di lavoro. E così, in una giornata di inconsueto efficientismo, si sono materializzati quasi tre miliardi di euro di investimenti, almeno trenta nomine ma anche il regolamento che permetterà di chiudere ottanta sedi del ministero del Tesoro. Ieri mattina Antonio Di Pietro era fra i più nervosi. Al Cipe, il comitato interministeriale per la programmazione economica, c’era in agenda il finanziamento della linea ferroviaria Arcisate-Stabio che unirà Malpensa a Lugano, progetto caro al quasi ex ministro. Un cavillo tecnico impedisce il via libera. Prodi gli dà la cattiva notizia: «Caro Di Pietro, oggi non si può fare. Se ne riparla giovedì». L’ex pm, che in Consiglio dei ministri contesterà le nomine in extremis di Mastella, sbotta: «Giovedì? Ma se nemmeno sappiamo se ci saremo!». Il professore tenta di tranquillizzarlo: «Antonio, fino a martedì ci sono le consultazioni...». Di Pietro non si dà pace: «So io come andrà a finire: che mi sono fatto un mazzo tanto per far tagliare nastri a Berlusconi...». La riunione non sarà comunque infruttuosa: il comitato vota il via libera a 90 milioni di euro per i Beni Culturali, 71 milioni destinati ai nuovi servizi di porto a Civitavecchia, 104 milioni per la nuova diga di Acerenza. Il piatto forte della riunione è però la sanità: il Cipe vara il piano di investimenti straordinari per le Regioni della Finanziaria, quasi due miliardi e mezzo di euro. Poco dopo, dal Consiglio dei ministri, arriverà un’altra ventata efficientista: quattordici nomine, «tutte - dirà il comunicato di Palazzo Chigi - connesse ad esigenze funzionali». Il vicepremier Rutelli aveva l’urgenza di nominare Enrico Gelpi presidente dell’Aci, Paolo De Castro (Agricoltura) il nuovo capo dell’«ente nazionale sementi elette» (Ense), Beppe Fioroni attendeva il via libera a Piero Cipollone come «presidente del servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione» (Invalsi). Parisi ha promosso quattro generali, due di corpo d’armata, due di squadra aerea: Giorgio Cornacchione, Mario Marioli, Luciano Massetti e Leandro Vincenti. Il numero due del Tesoro Vincenzo Visco ha ottenuto l’atteso via libera a Giuseppe Peleggi come nuovo direttore dell’Agenzia delle Dogane. Ieri il fascicolo «pratiche da evadere» era zeppo per molti ministri. Alle Infrastrutture è improvvisamente scomparso il veto alla nomina di Luigi Merlo come presidente dell’Autorità portuale di Genova. Livia Turco ha scelto i sette consiglieri dell’istituto superiore di sanità. E non è solo questione di nomine: i ministri della Sinistra-l’Arcobaleno ieri non hanno votato, in Consiglio dei ministri, il decreto di proroga delle missioni italiane all’estero. Ferrero ha anche annunciato che si chiederà una verifica in Parlamento sulla missione in Afghanistan. Insomma, ognuno cerca di lasciare come può il suo segno. Tommaso Padoa-Schioppa ad esempio l’ha fatto con il regolamento che permetterà al successore di chiudere ottanta sedi di Tesoro e Ragioneria. Vanno in mobilità duemila dipendenti e verranno tagliati 87 dirigenti: «Sono riuscito a ottenere per il mio ministero quel che bisognerebbe fare in tutta la pubblica amministrazione. Basta volerlo». Già. Basta volerlo. ALESSANDRO BARBERA