La Stampa 26/01/2008, MONICA PEROSINO, 26 gennaio 2008
”La mamma vuole spiegarmi, ma io ho già fatto tutto”. La Stampa 26 Gennaio 2008. TORINO. L’ imbarazzo e il pudore devono essere cose da grandi
”La mamma vuole spiegarmi, ma io ho già fatto tutto”. La Stampa 26 Gennaio 2008. TORINO. L’ imbarazzo e il pudore devono essere cose da grandi. Loro, gli adolescenti, parlano di sesso come se stessero discutendo del tema in classe sul Manzoni. andato bene, è andato male. Chissà che voto mi daranno. Hanno idee chiare e opinioni su tutto. Prima volta, preliminari, contraccezione, malattie, piacere, soddisfazione. Parlano di ansia da prestazione come sessuologi navigati, a tredici anni ti snocciolano i vari tipi di orgasmo femminile che neanche la maggior parte degli adulti. Le ragazzine di terza media hanno già capito come funzionano i «maschi», cotti e cucinati. I ragazzi, invece, si salvano con il pragmatismo: sembra viaggino con un decalogo per la conquista dell’altra, oscura, metà del cielo. Una mole di certezze e consapevolezza che evidentemente si perde con l’età e che, regola numero uno, nessun genitore al mondo potrà intuire, mai. I segreti Tra folle di zainetti colorati, pagine di diari ricoperte da cuoricini e frasi sdolcinate i loro «segreti» sfuggono ai genitori, soprattutto ai padri, sempre e dolosamente inconsapevoli. A casa di sesso se ne parla, ma sempre troppo tardi: «Mia madre - racconta Federica, liceale quindicenne - se ne è uscita qualche mese fa con un discorso imbarazzatissimo sui rapporti sessuali. Giù a spiegarmi che quando due si amano e stanno insieme da un po’ è naturale pensare a fare l’amore. Che se mi dovesse capitare devo pensare a proteggermi, devo scegliere la persona giusta…. Non ho avuto cuore di deluderla, di rovinare tutti i suoi sforzi dicendole che l’avevo già fatto la scorsa estate». La scoperta del sesso di Federica è un grande classico: le vacanze estive al mare. Seguono le prime gite scolastiche di tre giorni, i pomeriggi a fare i compiti con la compagna di banco, il fine settimana con la casa libera. A tredici e quattordici anni tutta la loro attenzione è concentrata sulla prima volta. «Deve essere perfetta, indimenticabile, ce la porteremo dentro tutta la vita». Arianna e Beatrice stanno aspettando l’autobus per tornare a casa. Hanno quattordici anni. Sembrano bambine. Finché non spiegano la loro personale visione del sesso: «L’ho fatto tre mesi fa con il mio ragazzo - dice Beatrice - stavamo aspettando il momento giusto, ed è arrivato. Dopotutto stavamo insieme già da un sacco di tempo (due mesi; ndr) ed era naturale che capitasse. stato molto bello, lui ci sa fare, anche se sono convinta che è una questione d’allenamento: più si fa sesso insieme, meglio viene». Beatrice fa il primo anno di liceo scientifico, a casa non si è ancora affrontato l’argomento: «Figurati, mio padre pensa che la mia unica passione siano la danza classica e il pianoforte. Se sapesse gli verrebbe un infarto». L’idea sbagliata Gli adolescenti lo fanno sempre prima, l’età si abbassa, le brutte esperienze sono invece identiche, da anni: «Siamo bombardati da un idea del sesso completamente sballata - dice Alessia, 16 anni -. In televisione passa il messaggio che se sei donna le tue ricchezze sono la misura di reggiseno e lo stacco di gambe, che se vuoi avere successo l’unica strada è essere provocante, sexy, una Lolita insomma. Se sei fragile o sempliciotta finisci per buttarti via». Alessia è amareggiata dalla storia della sua migliore amica, Francesca: «Se diventi conformista e ti vesti come una ventenne anche se hai soltanto tredici anni, finisce che attiri ragazzi più grandi di te, che ne approfittano e ti usano solo per farsi un giro». La regola per non soffrire è «sesso libero ma solo tra coetanei». Alberto è il compagno di banco di Alessia dalle elementari. Ascolta l’amica con devozione, mentre divora un panino al bar della scuola. Non la interrompe mai, sembra prenda appunti in silenzio: «Sesso libero, ma quando mai? Le ragazze la fanno facile solo a parole, poi è una lotta di nervi, un’opera di convincimento che ti sfinisce. Questo mito della prima volta è la nostra rovina». Alessia lo incenerisce con uno sguardo rapido: « solo che siete troppo stupidi. Non avete ancora capito che basta farci credere che durerà anche dopo, che siete innamorati persi, che non è solo sesso ma amore. Bastano due romanticherie, parole dolci e rassicurazioni. Non importa se sappiamo benissimo che non sono vere e che volete andare a parare lì, le ragazze hanno bisogno di questo». Il vergine Al bar arriva Enrico, un marcantonio di un metro e ottanta con una faccia da angioletto. Lui ha sedici anni e non ha ancora avuto «rapporti completi». « che aspetto la persona giusta - spiega - quella di cui veramente sono innamorato, di cui mi fido. Dovrà essere una storia seria». Apriti cuore. Anche tra i ragazzi c’è qualcuno che ha le idee chiare: «Così poi archiviamo la faccenda di questa benedetta prima volta e ci possiamo divertire con tutte le altre». MONICA PEROSINO