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 2008  gennaio 25 Venerdì calendario

E il partito-Iri torna spettatore al ballo delle nomine. La Repubblica 25 gennaio 2008. ROMA - L´ultimo colpo Romano Prodi l´ha messo a segno con la designazione del quasi settantenne Maurizio Prato, uomo Iri a 18 carati, al vertice dell´Alitalia, la compagnia da vendere, prima della bancarotta definitiva, ai francesi dell´Air France

E il partito-Iri torna spettatore al ballo delle nomine. La Repubblica 25 gennaio 2008. ROMA - L´ultimo colpo Romano Prodi l´ha messo a segno con la designazione del quasi settantenne Maurizio Prato, uomo Iri a 18 carati, al vertice dell´Alitalia, la compagnia da vendere, prima della bancarotta definitiva, ai francesi dell´Air France. La sua vera partita, però, il Professore l´avrebbe giocata a primavera con una tornata di nomine impressionante: il ricambio dei vertici di tutti i grandi gruppi ancora partecipati dallo Stato, attraverso il ministero del Tesoro, Eni, Enel, Finmeccanica, Terna, Poste, Tirrenia. Lasciando da parte la Rai perché quella per la politica è da sempre una storia a parte. Una partita che Prodi, e il suo "partito dell´Iri", finirà per vedere dagli spalti. O quasi. Perché il prodismo - che con tratto felpato (se si eccettua lo scivolone del piano Rovati sulla rete per la telefonia fissa) si è fatto sentire nelle più importanti operazioni finanziarie e industriali, dal riassetto di Telecom alle due mega alleanze bancarie Intesa-Sanpaolo e Unicredit- Capitalia - è finito in panchina dopo il voto di sfiducia di ieri sera al Senato. Questa volta dovranno passare il turno le prime scelte del "partito Iri": dal sottosegretario Enrico Micheli al capo della segreteria Daniele De Giovanni, fino al quarantenne sottosegretario all´Economia Massimo Tononi (ex Goldman Sachs) che hanno vagliato tutti i dossier più delicati. E allora si vedrà chi giocherà da protagonista quel grande risiko nel quale si intreccia ancora il potere politico dei partiti e quello dell´economia. Per il neonato Partito democratico sarà comunque un inedito o una prova del fuoco anche all´interno per l´inevitabile competizione tra ex, diessini e margheritini. In questi venti mesi di prodismo, lo spoil system non c´è stato nelle grandi aziende pubbliche. Sono stati confermati gli uomini scelti dalla coppia Berlusconi-Tremonti: Roberto Poli e Paolo Scaroni all´Eni, entrambi considerati vicini a Forza Italia quando avvenne la nomina; Piero Gnudi (prodiano ben visto anche nel centrodestra per i suoi buoni rapporti con l´Udc di Pier Ferdinando Casini) e Fulvio Conti (manager di provenienza privata, scelto dalla destra ma in buoni rapporti ora con Pier Luigi Bersani) all´Enel; Pier Francesco Guarguaglini (uomo vicino al partito di Gianfranco Fini) alla Finmeccanica; Luigi Roth e Flavio Cattaneo (tra An e Forza Italia) a Terna; Vittorio Mincato e Massimo Sarmi (ritenuto vicino ad An ma che nel tempo ha stabilito un buon rapporto con il ministro Paolo Gentiloni) alle Poste. L´unica eccezione di rilievo (a parte, ancora il direttore generale della Rai, il prodiano Claudio Cappon) ha riguardato le Fs: Elio Catania non è rimasto e ha incassato quasi nove milioni di euro; al suo posto il duo "democratico" formato da Mauro Moretti (l´amministratore delegato cresciuto alla scuola della Cgil) e da Innocenzo Cipolletta (presidente di chiara fede liberal stimato da Prodi). Entro maggio scadono sei presidenti, alcuni vicepresidenti, sei amministratori delegati e più di cinquanta consiglieri che per almeno la metà fanno riferimento, dunque, ai partiti del centrodestra: Forza Italia, Alleanza nazionale, Lega e Udc. In ballo, scendendo giù dai vertici fino alle controllate e alle altre società pubbliche, ci sono - secondo alcune stime attendibili - quasi 600 poltrone aziendali per ridisegnare il potere di quello che è stato il capitalismo di Stato. Quelle aziende sono state privatizzate e in Borsa capitalizzano 210 miliardi. Con la Fiat e la Telecom sono ancora il grande capitalismo italiano: investono, vincono commesse all´estero, distribuiscono utili. E poi ci sono quasi 120 poltrone degli enti previdenziali (tra cda e consigli di indirizzo e vigilanza), meno visibili, ma capaci di provocare gli appetiti anche delle parti sociali, sindacati in testa. Il governo aveva progettato il Super-Inps, il grande ente previdenziale nel quale far confluire tutti gli attuali istituti pensionistici. C´era già un candidato forte per la guida: Tiziano Treu, esponente del Pd e compagno universitario di Prodi, già ministro, peraltro, nel primo governo del Professore. Adesso, il piano del governo potrebbe restare nel cassetto e a luglio con la scadenza della proroga degli organismi di guida degli enti, è facile prevedere che si scatenerà la lotta alle poltrone. Il prodismo, in economia, sta cominciando a passare di moda. ROBERTO MANIA