La Repubblica 25/01/2008, JENNER MELETTI, 25 gennaio 2008
Il business dell´amore nel paesino a luci rosse. La Repubblica 25 gennaio 2008. OCCHIOBELLO (ROVIGO)
Il business dell´amore nel paesino a luci rosse. La Repubblica 25 gennaio 2008. OCCHIOBELLO (ROVIGO). L´albanese all´ingresso è alto due metri, ha una faccia da «Ti spiezzo in due» ma la voce è gentile. «Signore, per entrare deve fare tessera. Dieci euro per ingresso e prima consumazione, poi 15 euro ogni venti minuti con ragazze. Mi dà documento, per favore?». Anche l´Area Uno era un capannone industriale, un tempo. Adesso è un «circolo privato», un night, un posto da appuntamenti, un locale dove i «ragazzi» di venti o sessant´anni credono di andare a morose perché appena entri ci sono ragazze con scollatura alla godi o popolo e mini minigonne, che sorridono felici e dicono «che bello, Mario, sei tornato». Divanetti nascosti da piante finte, luci basse, un dj di 70 anni che mette cd con musiche che dovrebbero ricordare i night club di Via Veneto o il Lady Godiva del Grand hotel di Rimini. «Ma perché tu resti solo? Non offri da bere a me, così insieme parliamo?». Marja ha vent´anni, arriva dalla Romania. Alla ragazza puoi offrire anche un´acqua minerale o un succo di arancia, quello comprato a 0,80 al litro al discount, tanto sono sempre 15 euro. «No, qui non c´è spettacolo. Ma vedi come noi ragazze siamo belle? Noi siamo già uno spettacolo». Sembra di essere in treno, nell´ex capannone dell´Area Uno. Ogni venti minuti passa il barista-controllore, con quella pinza di metallo stile Fs, e fa un buco nella tesserina che era stata consegnata all´ingresso. In meno di un´ora, tre buchi sulla tessera: la prima consumazione solitaria, due in compagnia. Quaranta euro. Nessuno scontrino. Questo è un «circolo privato», aderente al «Cnsf Cartur, ente nazionale con finalità assistenziale». «Se vuoi - spiega l´albanese di due metri - tu puoi stare qui tutta sera con solo la prima consumazione. Che tristezza… Tutto da solo a guardare gli altri in bella compagnia». Occhiobello è uno strano paese. C´è il centro, con la piazza Matteotti attaccata all´argine sinistro del Po, e una frazione che ha il nome di Santa Maria Maddalena che è diventata cinque o sei volte più grande del capoluogo. Qui comincia il Nordest, con i centri commerciali, le fabbriche, i venditori di auto e Suv, i supermercati, i vivai, gli spacci di salama da sugo e «pinzin», lo gnocco fritto. Un unico stradone affiancato da zone industriali che ha un primato nazionale: la più alta concentrazione di locali a luci rosse. Per 11.198 abitanti ci sono cinque night (Area Uno, Extra club, Incontro, Ovo sodo e Solo lei) e due locali per «scambisti», il Magic Moon e l´Elisir. Insomma, una «piena» di ragazze arrivate da Romania, Russia, Ungheria, Bulgaria, Moldava, dopo quella che - c´è una lapide sul municipio - il 14 novembre 1951 «devastò il Polesine con impeto senza precedenti». Il bello è che, in paese, tutti fanno finta di nulla. «I locali a luci rosse? Non faccio dichiarazioni», mette le mani avanti il sindaco, Gigliola Natali, a capo di una giunta di centro sinistra. «Ma perché non parlate della nostra scuola di teatro, forse l´unica in tutto il Veneto? Perché non scrivete che i 300 posti del teatro comunale sono sempre pieni, e che la stagione sarà chiusa da Arnoldo Foà?».¨ Davanti all´ufficio del sindaco c´è un manifesto che invita a sabotare il turismo sessuale in Brasile. «Insomma, la gente di Occhiobello si alza presto al mattino per andare a lavorare e la sera sta in famiglia. In tanti non sanno nemmeno che questi locali esistono. Noi siamo un paese di confine, fra il Veneto e l´Emilia. I clienti escono dal casello autostradale, vanno nei posti che già conoscono…». Certo, se le 70 ragazze che i carabinieri nei giorni scorsi hanno trovato al lavoro nei night del paese - assieme a 159 clienti - fossero in strada, con i falò e tutto in bella vista, ci sarebbero i comitati, le proteste… «Non faccio dichiarazioni», ripete il sindaco. Eppure, l´operazione «Luci rosse» dei carabinieri era stata accolta con un applauso, al convegno di Rovigo che celebrava la «giornata internazionale contro la violenza sulle donne». «Io ho spiegato - dice il colonnello Luigi Lastella, comandante provinciale - che a Rovigo e provincia non si trovano prostitute in strada perché è nata quella "prostituzione invisibile" che è consumata in appartamenti, night club e alberghi. Ma basta cercare davvero, per togliere il velo. Una notte ho mandato 150 carabinieri, tutti alla stessa ora, nei 23 locali a luci rosse del rodigino (forse c´è la più alta concentrazione italiana) e abbiamo trovato, Occhiobello compreso, 248 ragazze e 479 clienti. Erano sorpresi, i proprietari e i gestori. Dicevano: questo è un circolo privato. Abbiamo identificato e interrogato tutti, scoprendo cose interessanti. Le entraîneuse risultano «socie» dei club, così come soci sono i clienti. Insomma, libere cittadine al servizio di liberi cittadini. Per questi circoli cosiddetti privati c´è un vuoto di legge ma noi pensiamo che anche oggi si possa fare qualcosa. Circolano molti soldi, le "socie" sono dipendenti in nero, c´è vendita di alcolici e nessuno paga tasse e contributi. per questo che abbiamo chiesto l´intervento dell´ufficio del lavoro e dell´agenzia delle entrate, e abbiamo già i primi risultati». I conti sono stati fatti, per ora, solo per 5 club dei 23 e già sono state elevate contravvenzioni per 190.334 euro. «Abbiamo notizia che dopo il nostro blitz quasi 200 di queste ragazze hanno chiesto il libretto di lavoro per mettersi in regola. Questo dimostra che i gestori ammettono di avere dipendenti e dunque un´attività commerciale. E allora sono necessarie le licenze, i contributi per i lavoratori, i bilanci… Bisogna recuperare anche gli anni di evasione. Credo che se in tutta Italia si svolgessero operazioni come questa, lo Stato incasserebbe un bel gruzzolo». Non tutte, ma molte - spiega il colonnello Lastella - sono anche prostitute. «C´è chi prende un appuntamento per quando il lavoro al club è finito, c´è invece chi si porta via la ragazza già a inizio serata, rimborsando il locale del mancato introito. Ogni ragazza rende almeno 50 euro all´ora, e per una serata "esclusiva" il cliente paga dai 250 ai 350 euro solo al padrone del night. Poi ci sono la cena, l´eventuale albergo e il costo del rapporto sessuale». Si vedono solo di notte, le luci dell´eros. Spenti i neon delle industrie e dei supermercati, appaiono insegne e lanterne rosse. L´Incontro, primo locale aperto a Occhiobello dieci anni fa, è in un´ex falegnameria. «C´è troppa concorrenza», si lamentano i titolari, Nicoletta e Leonardo. «Ora non si vedono più signori in giacca e cravatta ma gente, giovani o anziani, che arrivano qui come se andassero al bar. C´è anche chi si addormenta durante lo spogliarello. Stanno tutti attenti ai soldi». Cinque euro per la tessera annuale (qui fanno parte della Federazione nazionale liberi circoli), dieci per la prima consumazione. Altri 10 euro ogni quarto d´ora, per la compagnia delle ragazze. «Le nostre ragazze - assicurano i titolari - con i clienti fanno solo chiacchiere. E hanno il contratto di "figuranti di sala". Cosa facciano poi, le nostre cinnazze, dopo la chiusura, non è affare nostro. Stasera ci sono due italiane, due russe e una ungherese e sono adulte e vaccinate. Quando c´era solo il nostro locale potevamo permetterci la musica dal vivo. E c´erano clienti che si innamoravamo, venivano qui tutte le sere a trovare la loro "morosa" e alla fine se la sposavano pure». «Nei fine settimana - dice J., ventenne italiana - faccio lo spettacolo porno. Le altre sere? Mi faccio offrire da bere dai clienti. E dopo… Vuoi il numero di cellulare?». Lanterne accese fino alle 4 o alle 5 del mattino. Marja la romena è ancora in attesa all´Area Uno. «Quasi tutti i clienti qui vogliono un appuntamento per dopo. Altre ragazze accettano, io no. Ho lavorato anche come barista. Mi hanno tenuto tre settimane in prova, non pagata. Dopo un giorno sapevo fare tutto ma alla fine mi hanno mandato a casa. Anche qui è dura. Nelle serate fiacche, quando nessun cliente mi offre da bere, non mi danno un euro. giusto, no? Chi non lavora non mangia. Lo dite anche in Italia?». JENNER MELETTI