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 2008  gennaio 26 Sabato calendario

Miniere chiuse, oro alle stelle. Il Manifesto 26 Gennaio 2008. Miniere chiuse in Sudafrica e valori alle stelle per oro, platino e argento, di cui il gigante africano è tra i maggiori produttori mondiali

Miniere chiuse, oro alle stelle. Il Manifesto 26 Gennaio 2008. Miniere chiuse in Sudafrica e valori alle stelle per oro, platino e argento, di cui il gigante africano è tra i maggiori produttori mondiali. La crisi energetica che sta colpendo il paese ha spinto le principali compagnie minerarie - la Anglo Gold Ahanti, la Gold Fields e l’Harmony per l’oro; l’Anglo platinum per il platino - a sospendere ogni attività. Le miniere sono rimaste aperte ieri solo per lavori di stretta emergenza. La drastica misura è stata presa dopo l’annuncio di Eskom, la grande società elettrica nazionale, di non essere in grado di garantire l’approvvigionamento elettrico per le loro attività. Visti i precedenti (anche recenti) di minatori rimasti intrappolati in fondo ai pozzi, l’eventualità di un black out improvviso - e quindi del ripetersi di simili nefasti eventi - ha spinto i management delle grandi società minerarie a bloccare ogni attività. E ha a sua volta spinto i valori dei preziosi minerali alle stelle: l’oro ha toccato ieri il nuovo record di 923,40 dollari/oncia. Dichiarata «emergenza nazionale» dallo stesso governo di Pretoria, la crisi energetica non sta scuotendo solo il Sudafrica, ma si è già estesa sui paesi vicini. Nei giorni scorsi tutti gli stati confinanti, che si affidavano a Pretoria per gran parte delle loro forniture elettriche, sono stati colpiti da prolungati black out: in Mozambico, Namibia, Zambia, Zimbabwe e Botswana, il buio è calato improvviso. Eskom ha ridotto i rifornimenti e ormai non è neanche più in grado di garantire la necessaria elettricità per i consumi nazionali. Il governo sta preparando un piano di razionamento dell’energia, con tanto di sanzioni precise e definite per chi viene colto a consumare più del dovuto. Secondo questo piano, che ha l’obiettivo di ridurre tra il 10 e il 15 per cento i consumi nel giro di due anni, le industrie dovranno usare il 10 per cento in meno di elettricità; gli alberghi, i centri conferenza e i centri commerciali il 20 per cento in meno, gli edifici governativi il 15 per cento in meno. Un piano ambizioso, che dovrebbe investire la vita di tutti i cittadini sudafricani, tanto che è stato lanciato dal ministro dei lavori pubblici sotto lo slogan: «Spegnete le luci, se non le state usando». Parallelamente al risparmio, si sta pensando di fare alcuni interventi di riconversione, come mettere semafori a gas o incentivare l’uso dell’energia solare per alcune mansioni negli ospedali. Colto per lo più impreparato da una crisi che secondo molti osservatori era stata largamente annunciata, il governo sostiene che il paese è vittima del suo stesso successo e che la crisi energetica è dovuta alla crescita vertiginosa di Pretoria, prima economia africana. In realtà molte sembrano le ragioni alla base dello shortage elettrico: oltre a un innegabile aumento delle richieste, ci sono i mancati investimenti in nuovi impianti elettrici e la chiusura di alcuni altri per ristrutturazione. Secondo Jacob Maroga, amministratore delegato di Eskom, un’altra ragione starebbe nell’aumento della domanda a livello mondiale di carbone - principale fonte energetica del paese. «C’è stato un grande aumento della richiesta di carbone e di conseguenza molte società che erano affidabili fornitori per Eskom hanno cominciato a vedere pascoli più verdi altrove a scapito della società sudafricana», ha detto Maroga in una conferenza stampa a Pretoria. Parallelamente al piano di razionamento del governo per privati e industrie, Eskom dovrebbe impiegare 300 miliardi di Rand (circa 30 miliardi di euro) per la costruzione di nuovi impianti e per il rafforzamento delle nuove infrastrutture. Ma intanto un nuovo spettro aleggia all’orizzonte. Alcuni sostengono che l’incapacità energetica mette a rischio i mondiali di calcio del 2010, assegnati proprio a Pretoria. Ma il ministro Erwin su questo punto è stato categorico: «Non c’è alcuna minaccia alla tenuta del mondiale. In quel momento, i piani di ristrutturazione del settore energetico saranno conclusi con successo». Stefano Liberti