Io Donna 19/01/2008, Paola Tavella, 19 gennaio 2008
Quanto mi dai per vedermi nuda? Io Donna 19 gennaio 2008. No che non è sesso. Scusa, non mi tocca mica» dice Giulia, veemente, quando arriviamo sull’orlo dello scontro verbale
Quanto mi dai per vedermi nuda? Io Donna 19 gennaio 2008. No che non è sesso. Scusa, non mi tocca mica» dice Giulia, veemente, quando arriviamo sull’orlo dello scontro verbale. Siamo sedute nella sua stanza, anzi sul suo letto. Lei ha 23 anni, capelli biondi lunghi, pelle chiarissima, gli occhiali, viene da un paese dell’Umbria e studia Scienze della comunicazione. Qualche tempo fa, attraverso un giro di amici più grandi, ha conosciuto ”il tizio”. Il tizio è sui quaranta e fa ”l’artista”, Giulia rifiuta di dirmi di quale arte si tratti esattamente. L’ha corteggiata ma lei non lo corrispondeva. Così ”il tizio” le ha proposto di andare a casa sua, spogliarsi, sdraiarsi nuda sul divano, e lasciarsi guardare dappertutto. In cambio di soldi. All’inizio 30 euro per un’ora, ma adesso Giulia ne vuole 50. Lui li paga due o tre volte al mese. «Figurati, sono così tranquilla con lui che chiudo anche gli occhi ». Questa storia va avanti da un anno. Quando l’estate scorsa Giulia è andata in vacanza, il tizio le ha chiesto se c’era un’amica disposta a sostituirla in questo che chiamano ”il gioco della Bella Addormentata”, ma lei non vuole lasciarselo scappare, rischiare che paghi un’altra. Io sostengo che si tratta di uno scambio sesso/denaro, lei dice che sesso non ce n’è perché non si verifica alcun contatto fisico. Vorrei proprio sapere se tra il tuo corpo e i suoi occhi non c’è contatto fisico. E protesto: non esiste solo il tatto, nel sesso. «Ah» ridacchia Giulia. «Infatti dice che può sentire il mio odore». E poi, che ne sai di quel che fa mentre tieni gli occhi chiusi? «Non fa niente, sono certa. Magari quando resta solo combinerà qualcosa». Dico che questo ”artista” è un perverso. Giulia ribatte che però è un perverso «di quelli buoni, non fa male», e io sono una moralista. Allora che cosa direi di una sua amica che vende su Internet le sue mutandine usate, chiede. Quello che le compra, sì che è perverso. La voglio conoscere, questa amica. Si chiama Antonella, è piccolina, magra, nervosa, ha 25 anni, passa da un lavoretto all’altro, ha mollato l’università. Ha risposto a un annuncio su un sito specializzato, per feticisti. Dice che in Giappone è una pratica diffusissima, questa del commercio di mutandine, è molto cool. Allora, fammi capire, c’è gente che paga perché tu imbusti la biancheria senza lavarla e la spedisca. Dove la spedisci? «A un fermo-posta di Milano». Ma sempre allo stesso tipo? «No, credo sia uno che poi la distribuisce». Ma dai, ma su. E che tipo di biancheria? Eh, dice Antonella, bianca, rosa, di cotone, coi fiocchettini. «Anche a fiorellini va bene. Roba un po’ da ragazzina, capisci?». Cioè lui si immagina che tu sia più piccola della tua età? «Gli ho detto che ho 18 anni, così è tutto legale». Ma quanti giorni la porti, prima di consegnarla? «Due bastano, se non uso troppo il sapone». Venticinque euro di ricarica al cellulare per ogni mutandina di due giorni: « un accordo che va sulla fiducia, il pagamento arriva sempre». Però poi secondo te quelli che la comprano che cosa ci fanno? Magari le messe nere? Che ne sai? Antonella mi commisera: «Sei assurda. Non ci ho pensato troppo, però me lo posso immaginare». Quattro paia di braghette al mese. Ora si vuole mettere nel giro delle calze: «Sembra vendano anche meglio». E dai, quanti appassionati di intimo usato esisteranno? Sarà un mercato microscopico, non saranno poi migliaia, questi porcelli. Antonella non ci ha mai pensato, secondo lei è ”in espansione”. Però ha un’amica che con i piedi fa un capitale, lei non vuole provare perché ”fa schifo”. Chiedo se mi presenta la sua amica. Marianna è altissima, magra, con tatuaggi, e ha piedi lunghi con dita affusolate come quelle delle mani. Ventisei anni, brillante laurea in economia. Lavori precari, ricerche, consulenze, fatica a mantenersi, vive con due amiche e tre gatti. Guadagna fino a 100 euro ogni mezz’ora con l’adorazione dei piedi: «Mi tolgo solo le scarpe e le calze, a volte nemmeno le calze». Ma i clienti come li hai trovati? Rispondendo agli annunci, mettendo gli annunci, è la solita risposta. Dice che «l’aspetto psicologico è fondamentale». A qualcuno piace la dolcezza, ad altri «la cattiveria», ovvero i piedi sul viso. Qualcuno vuol bene perfino alle sue scarpe. Concentra tutti gli appuntamenti il sabato pomeriggio, quando le sue compagne d’appartamento, studentesse fuorisede, partono per il weekend. Lo fa in camera sua. A me sembra un’incosciente: e se qualcuno poi torna, la viene a cercare? Antonella dice che in due anni non le è mai successo. Ha dei fazzolettini umidificati con cui si pulisce i piedi fra un adoratore e l’altro. Chiedo se si tratta di prostituzione o no. A momenti mi salta agli occhi. «Prostituzione? Ma se non c’è rapporto genitale!». Sono sicura che se restassi qui con Antonella un’altra mezz’ora prima o poi direbbe: «Ho un’amica che…». Un’amica che guadagna in ricariche telefoniche dicendo chissà cosa al telefono a qualche gonzo. La quale ne ha un’altra che arrotonda mandando fotografie dei suoi capezzoli o dei suoi piercing a un ennesimo demente. Per esempio io ho un’amica che, mentre le raccontavo queste strane storie, e avrei voluto il conforto di una discussione fra adulte su quel che va succedendo fra le ragazze, il sesso e i soldi, è saltata su con questa idea: «Potrei vendere su Internet le foto di me in pigiama. Ho letto non so più dove che ci sono feticisti anche di quello». Eh sì, come no. Paola Tavella