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 2008  gennaio 26 Sabato calendario

Rimborsi doppi ai partiti. Libero 26 gennaio 2008. In quest’Italia sempre più sfilacciata e ondivaga c’è ormai una sola certezza: comunque vada, per la casta dei politici sarà un affare

Rimborsi doppi ai partiti. Libero 26 gennaio 2008. In quest’Italia sempre più sfilacciata e ondivaga c’è ormai una sola certezza: comunque vada, per la casta dei politici sarà un affare. Perché da noi chi lascia, anzichè perdere tutto, alla fine raddoppia. E stavolta, proprio grazie alle elezioni anticipate, i partiti, Udeur incluso, vedranno duplicare come per magia il già esorbitante finanziamento pubblico che li foraggia. In virtù di una serie di codicilli con cui già da anni si tradisce impunemente la volontà popolare. Avete presente i 470 milioni di euro che i nostri beneamati partiti si mettono in tasca ad ogni appuntamento con le elezioni politiche generali, sotto forma di "rimborsi" statali versati in 5 tranches annuali? Ebbene, tra appena qualche giorno, se come sembra la maggioranza di centrosinistra se ne andrà a casa, quei quasi 1.000 miliardi (in vecchie lire) raddoppieranno all’istante. Assicurando alle casse di ogni formazione nessuna esclusa un contributo annuo due volte l’attuale fino alla primavera del 2011. Altro che taglio dei costi di una politica inefficiente. Roba da commedia dell’arte: a un’alleanza di governo che si squaglia come neve al sole dopo nemmeno un terzo della legislatura, lasciando inattuato il suo pur teorico programma, lo Stato deve perfino riconoscere un premio produttività. E per non scontentare i prossimi inquilini lo estende anche alle opposizioni. quanto prevede il comma 6 art.1 della legge 157 del 1999, il quale recita: «In caso di scioglimento anticipato del Senato o della Camera, il versamento delle quote annuali dei relativi rimborsi (elettorali) è comunque effettuato». Le liste che han preso parte alle elezioni 2006 continueranno quindi a incamerare il finanziamento pubblico anche per i restanti due terzi di una legislatura il cui Parlamento sta per esser sciolto. Come dire pagati per non lavorare. E nel frattempo si aggiungeranno i nuovi lauti rimborsi derivanti dalle successive consultazioni. Insomma se tutti i governi durassero quanto quello prodiano, in un quinquennio i partiti incasserebbero il triplo. Con la legge 156 del 2002 si era cercato di eliminare l’indecente sovrapposizione dei fondi, modificando il comma incriminato in modo da interromperne gli effetti in caso di urne anticipate. Ma col decreto 273 del 2005 la correzione è stata a sua volta cancellata. E un tentativo solitario di Di Pietro di ripristinare la correzione con un emendamento nell’ultima finanziaria, si è infranto guarda caso sull’assoluta contrarietà dell’ Udeur di Mastella. Lo scandalo parte da lontano, ossia dal vergognoso tradimento dell’esito del referendum del ’93 con cui 31 milioni di italiani (il 90.3% dei partecipanti) avevano detto basta a ogni finanziamento pubblico ai partiti. Che però fu reintrodotto sotto le mentite spoglie del rimborso per le spese sostenute in campagna elettorale, in proporzione ai rispettivi voti. Dalle iniziali 800 lire per elettore iscritto alle liste, si è giunti agli odierni 5 euro a testa per ciascuno dei 47 milioni di potenziali votanti, il tutto moltiplicato per due (Camera e Senato). Inclusi dunque gli astensionisti (20 milioni tra le due camere) che disertano i seggi, votano scheda bianca o nulla. In realtà il fiume carsico dei rimborsi supera di gran lunga le spese effettive di propaganda elettorale. Un recente studio della corte dei conti sulle Europee del ’99 e del 2004 ha quantificato in 88 milioni la vera spesa sostenuta dai partiti contro 249 milioni di rimborsi ottenuti: tre volte meno. Il solo Partito dei pensionati, investendo 16.000 euro ne ha guadagnati 3 milioni. I rimborsi per le Politiche rappresentavano finora circa la metà del miliardo versato in cinque anni dallo Stato alle varie formazioni. E già così si trattava di una somma procapite per cittadino contribuente più che doppia rispetto ad esempio alla Germania, per non dire del Regno Unito dove il finanziamento pubblico è riservato alle opposizioni. In ogni caso i tesorieri dei nostri partiti non avranno troppo da festeggiare: storicamente l’indebitamento equivale in media a una volta e mezzo gli introiti. Chissà perché. Francesco Ruggeri