Libero 26 gennaio 2008, GABRIELE MASTELLARINI, 26 gennaio 2008
In quattro milioni con la pistola in casa. Libero 26 gennaio 2008. Dieci milioni di armi da fuoco regolarmente detenute in Italia e 4,8 milioni di cittadini con almeno un fucile o una pistola in casa
In quattro milioni con la pistola in casa. Libero 26 gennaio 2008. Dieci milioni di armi da fuoco regolarmente detenute in Italia e 4,8 milioni di cittadini con almeno un fucile o una pistola in casa. Un «autentico arsenale bellico parallelo», come lo ha definito l’istituto di ricerca Eurispes che ha diffuso i dati del dipartimento armi ed esplosivi del Ministero dell’Interno, relativi all’anno 2007. Ai 34 mila italiani muniti di porto d’armi, vanno aggiunte 50 mila guardie giurate, 800 mila cacciatori, 178 mila tiratori da poligono e da tiro al volo e altri 3 milioni e 800 mila possessori autorizzati di armi, comprese quelle ereditate, spesso inservibili. Secondo il rapporto annuale dell’Eurispes, presentato ieri a Roma: «La percentuale dei "cittadini in armi" è destinata a salire», per soddisfare la crescente esigenza di sicurezza. Le tre province più armate della penisola sono, nell’ordine, Torino, Milano e Roma che arrivano fino a due milioni di armi. Nella sola capitale, nel 2006 sono state avanzate 11.250 richieste di porto d’ar mi, un vero record, determinato dall’approvazione della legge 59/2006 che ha ampliato il concetto di legittima difesa. «Ottenere la licenza di detenzione domestica non è difficile, mentre avere il porto d’armi è quasi impossibile e, comunque, va rinnovato ogni anno», spiega Massimo Vallini, direttore della rivista specializzata "Armi e Tiro". Nel 2002 erano in 41.395 i privati a disporre di un porto d’armi per difesa personale, ma in cinque anni le licenze sono diminuite di oltre settemila unità. «Anche il numero dei cacciatori è sceso - aggiunge Vallini - dagli oltre due milioni di 15 anni fa agli 800 mila di oggi». Aumentano invece i cittadini con il permesso di detenzione domestica. «Evidentemente - continua Vallini - si avverte un certo bisogno di dotarsi di una pistola o di un fucile, anche solo per tenerli nel cassetto». Perché gli italiani corrono alle armi? «Parliamoci chiaro, la gente ha paura e il possesso di un fucile o di una pistola dà una certa tranquillità», sottolinea l’onorevole forzista Luciano Rossi, presidente del gruppo interparlamentare "Amici della caccia e del tiro" che conta 110 iscritti tra deputati e senatori. Ma così non si rischia il far west? «Assolutamente no - replica - perché in Italia ci sono regole serie, rispettate da tutti. Il nostro è un "esercito di persone per bene"; i malintenzionati sono altri». Le nuove disposizioni sulla legittima difesa hanno agevolato l’acquisto di armi e munizioni? «Certamente sì. Quello è un provvedimento sacrosanto voluto dal centrodestra, necessario a garantire la sicurezza». Attivissima l’in dustria nazionale del settore: ogni anno si producono 629.152 armi, una ogni 10 persone, con un volume d’affa ri di quasi due miliardi di euro. Le aziende italiane (concentrate in Val Trompia, nella provincia bresciana) coprono il 70% delle armi lunghe fabbricate in Europa e il 20% di quelle corte. Nel comparto "leggero" (pistole, fucili, mine terrestri, esplosivi e relative munizioni) l’Italia è il terzo produttore al mondo, dopo Stati Uniti e Regno Unito, con un valore di circa 513 milioni di dollari (dati 2006). «Il tricolore gira il mondo su calci di fucili e pistole - aggiunge il direttore di "Armi e Tiro" - e questo dovrebbe riempirci d’orgoglio. La Beretta, con le sue pistole, è da oltre vent’anni uno dei fornitori più importanti dell’esercito americano». GABRIELE MASTELLARINI