Corriere della Sera Magazine 24/01/2008, LORENZO VIGAN, 24 gennaio 2008
E io difendo Girolimoni. Corriere della Sera Magazine 24 gennaio 2008. iniziativa è destinata a fare discutere e a suscitare polemiche
E io difendo Girolimoni. Corriere della Sera Magazine 24 gennaio 2008. iniziativa è destinata a fare discutere e a suscitare polemiche. E per almeno due ragioni. La prima che battersi per rivalutare la figura di Gino Girolimoni, da moltissimi ancora considerato colpevole a ottant’anni di distanza dai fatti che lo videro coinvolto nonostante la sua provata innocenza, finirà inevitabilmente per mettere la società civile e soprattutto il mondo dell’informazione di fronte a scomode e imbarazzanti responsabilità, a un comportamento che, paradossalmente, continua a ripetersi con le stesse modalità (e gli stessi errori) ancora oggi. La seconda che a farsi promotore di questa crociata è un gruppo musicale di (quasi tutti) ex galeotti, i Presi per caso, capitanati da Salvatore Ferraro, protagonista di uno dei casi giudiziari più discussi e controversi degli ultimi anni: uno dei due giovani ex assistenti di Filosofia del diritto all’Università La Sapienza di Roma, condannati per l’omicidio Marta Russo (l’altro era Giovanni Scattone). «Mi aspetto che la mia presenza (e la mia faccia) susciti in più di qualcuno fastidio e diffidenza, credo che sia normale», ammette con serena lucidità Ferraro che, dopo una condanna in Cassazione a quattro anni e due mesi per favoreggiamento, ha saldato il conto con la giustizia e ora si divide tra i carcerati di Rebibbia, per e con i quali organizza spettacoli, avvenimenti, concerti, e Decidere.net, un’associazione che si occupa di proposte’ giuridiche, nella quale lavora al fianco di Daniele Capezzone. «Nello stesso tempo sono pronto ad accettare e a subire l’incidenza negativa che il mio nome e la mia vicenda si portano appresso purché si arrivi al risultato, purché il messaggio che noi lanciamo possa toccare i cuori e le coscienze di persone e istituzioni». Del resto in questi 80 anni tranne un paio di libri (di Enzo Catania e di Massimo Polidoro) e il film di Damiano Damiani con Nino Manfredi, nessuno ha mosso un dito, speso una parola o scritto una pagina di giornale per restituire dignità alla memoria di Girolimoni. Per riabilitare la figura di un uomo che, arrestato nel 1927 con l’accusa di essere il Mostro di Roma e di aver violentato e ucciso quattro bambine tra i 2 e i 5 anni, venne completamente assolto, ma rimase colpevole nella mente delle persone, morendo in assoluta povertà, scansato da tutti, con un cognome ancora oggi usato come sinonimo di una persona che molesta sessualmente i bambini. PI GRAVE DI UN ERRORE GIUDIZIARIO «Proprio per questo», continua Ferraro, «dopo la latitanza di coloro che stanno in cima alla piramide sociale, e che per primi avrebbero dovuto farsi carico della sua riabilitazione – e mi riferisco ai mass media, allo Stato, e poi via via alla società civile, alle associazioni che tutelano i diritti... ”, alla fine stringi stringi si è arrivati a noi che stiamo sui gradini più bassi della scala, a noi detenuti ed ex detenuti che abbiamo raccolto il testimone e ora diamo voce alla nostra indignazione, nella speranza che ci si dimentichi di chi siamo per concentrarsi solo su ciò che chiediamo. Non intendiamo prevaricare nessuno, ma se chi aveva più titoli di noi per muoversi è stato fermo, siamo noi oggi a sentire l’esigenza di restituire dignità a una persona che merita tutta l’attenzione, il pudore e il rispetto che in vita non ha avuto». Per farlo, il gruppo dei Presi per caso – nato in carcere nel ”97 «per raccontare a chi non ha mai conosciuto la realtà della prigione l’umanità e la solidarietà che vi si respirano e per creare una sorta di collegamento tra il ”dentro” e il ”fuori” anche attraverso la ”voce libera” del nostro cantante, l’unico incensurato», spiega Stefano Bracci, bassista e papà del complesso, colui che ha scontato la pena più alta e ora è libero dal luglio 2006 – per farlo, dicevamo, i Presi per caso hanno così inciso un cd, «una letteracanzone» come preferiscono chiamarla, con due brani che raccontano la storia di Girolimoni, firmati entrambi musica e testo dallo stesso Ferraro. «Uno, Lettera aperta, è un rock che ripercorre la vicenda di cui fu protagonista, evidenziandone il paradosso, l’altro, Girolimoni, è una ballata che fotografa gli ultimi anni della sua vita, descrivendone la solitudine e la disperazione», spiega ancora Ferraro, che dopo aver scritto e portato in scena alcuni ironici spettacoli teatrali dedicati alla vita del carcere - Radiobuglio e Delinquenti - sta ora preparadone uno nuovo, Recidivo Recital, dedicato alla figura di chi esce ed entra di prigione continuamente. «Questo perché il caso Girolimoni non è un semplice errore giudiziario, ma qualcosa di più. Basti pensare che, esempio forse unico nella storia della cronaca giudiziaria, ebbe dalla sua parte sia il giudice istruttore Rosario Marciano, presto resosi conto dell’infondatezza dei sospetti, sia il poliziotto Giuseppe Dosi, convinto della sua innocenza – e l’unico, tra l’altro, presente al funerale nel novembre del ”61. Ai quali si aggiunse nel ”28 una sentenza che lo giudicava innocente. Nonostante ciò Girolimoni non riuscì più ad avere una vita normale, chiese di cambiar cognome ma non gli venne concesso e finì i suoi giorni come un’ombra, dice la canzone, ”trascinando i passi sul cemento”». Obiettivi della lettera canzone – che verrà presentata alla stampa domani, a Roma – saranno dunque, primo: sensibilizzare i media perché (ri)raccontino la vicenda, lavando l’onta di non aver all’epoca dato la notizia dell’assoluzione di Girolimoni (tranne La Tribuna in un trafiletto), dopo averlo sbattuto in prima pagina come mostro. Secondo: fare un appello, una campagna di informazione affinché il suo nome non venga più usato in senso dispregiativo. «E terzo», conclude Ferraro, «che venga ricordato, lui vittima di pettegolezzo e cattiva informazione, in maniera istituzionale e definitiva, intitolandogli magari una via, una piazza o un premio». Il sindaco Veltroni è avvertito. LORENZO VIGAN