La Stampa 25/01/2008, MAURIZIO MOLINARI, 25 gennaio 2008
Gita nello spazio a 200 mila dollari. La Stampa 25 gennaio 2008. NEW YORK. Cinque minuti e mezzo senza gravità per ammirare dal finestrino il lato esterno del Pianeta Terra, al prezzo di 200 mila dollari a biglietto»
Gita nello spazio a 200 mila dollari. La Stampa 25 gennaio 2008. NEW YORK. Cinque minuti e mezzo senza gravità per ammirare dal finestrino il lato esterno del Pianeta Terra, al prezzo di 200 mila dollari a biglietto». L’imprenditore Richard Branson presenta con queste parole al pubblico americano un sogno che, assicura, diventerà realtà entro i prossimi 24 mesi: viaggiare per diletto nello spazio. Il posto scelto per alzare il velo sull’aereo che renderà possibile tutto ciò è il Museo di Storia Naturale di Manhattan, dove Ben Stiller ha interpretato in «Night at the Museum» il ruolo del custode alle prese con i dinosauri che si risvegliano durante la notte, perché il progetto del turismo spaziale si spinge fino ai confini dell’immaginario. Un po’ shuttle un po’ jet L’aereo in questione si chiama «SpaceShipTwo» ed è una via di mezzo fra lo shuttle della Nasa e un jet commerciale di piccole dimensioni. Disegnato per ospitare sei passeggeri paganti e due piloti, capace di arrivare a 110 mila metri di altezza e di volare a 4000 km orari adoperando un motore ibrido, SpaceShipTwo decollerà da una base nel deserto del New Mexico attaccato sotto un’ala lunga 50 metri dell’aereo-madre White Knight Two (Cavaliere Bianco 2), dotato di due motori e di una doppia fusoliera, e sarà poi portato a grande altezza per essere lanciato come un razzo nello spazio sub-orbitale dove i passeggeri proveranno l’emozione del volo in assenza di gravità, potendo osservare la Terra come riescono a fare solamente gli astronauti dallo spazio. «Bello e accogliente» « di una bellezza mozzafiato» ha detto Branson riferendosi alla SpaceShipTwo dopo aver sollevato il velo sul modellino realizzato dal designer aerospaziale Burt Rutan, secondo il quale la cabina del jet «sarà molto accogliente» per i passeggeri, consentendogli di «sentirsi quasi come a casa propria» durante un viaggio che durerà nel complesso 2 ore e mezzo prima del rientro a terra grazie ad una manovra autofrenante molto simile a quella dello shuttle della Nasa. Incalzato dalle domande dei giornalisti sulla realizzabilità di un progetto che sa di fantascienza Branson ha dato la parola a Will Whitehorn, presidente della società Virgin Galctic che venderà i biglietti per lo spazio, secondo il quale «la costruzione del White Knight Two è al 70 per cento già completata così come quella della SpaceShipTwo è terminata al 60 per cento dentro un grande hangar del deserto di Mojave». Sono circa 200 i passeggeri che si sono già prenotati per salire a bordo dei primi voli. Fra loro ci sono volti noti come lo scienziato Stephen Hawking, l’ex star del serial «Dallas» Victoria Principal e il designer Philippe Stark ma anche numerosi cittadini, americani e non, accomunati solo dalla passione per lo spazio come nel caso di Ken Baxter, 58enne residente di Las Vegas, che ha voluto essere presente al Museo di Storia Naturale confessando la «profonda emozione» per l’avvicinarsi del momento tanto atteso. Baxter è un imprenditore immobiliare e, come altri futuri passeggeri, ha completato un corso per prepararsi all’impatto con l’assenza di gravità. «Certo, ho un po’ di paura - ha confessato - ma è da quando lessi per la prima volta Giulio Verne che sogno questo momento». «I prezzi scenderanno» Branson è convinto che i prezzi dei biglietti al momento proibitivi sono destinati a scendere, trasformando il turismo spaziale in un fenomeno di massa: se il primo volo da 200 mila dollari a passeggero potrebbe decollare entro il 2009, i costi sono in prospettiva destinati a scendere fino a consentire di prevedere di avere «fino a 100 mila passeggeri nel 2020» trasformando così l’aeroporto spaziale nel Nevada in uno degli scali più trafficati del Nordamerica. Sulla strada del turismo spaziale vi sono tuttavia ancora degli interrogativi sulla sicurezza dei voli che Virgin Galactic deve riuscire a risolvere. A sollevarli è stato l’incidente avvenuto lo scorso luglio proprio nel centro dei test di volo in California che causò la morte di tre persone. L’indagine è ancora in corso e gli ingegneri che se ne occupano devono riuscire a determinare con certezza le cause di quanto avvenuto che, secondo le indicazioni finora raccolte, sarebbero legate a un malfunzionamento dei motori. «Non vi è alcun dubbio che il nostro progetto comporta dei rischi - ammette Rutan - ma vi assicuro che quando decollerà la prima SpaceShipTwo sarà tanto sicura quanto lo erano i primi aerei che volarono negli anni Venti». Molti dei dettagli dei nuovi veicoli rimangono comunque ancora top secret: se il White Knoght Two avrà un’apertura alare simile a quella di un Boeing B-29 - le fortezze volanti - sarà però costruito con materiali di ultima generazione, superleggeri. Oltre l’atmosfera Ciò che tuttavia è già chiaro è la differenza fra la SpaceShipTwo e la recente antenata SpaceShipOne, con la quale Rutan vinse nel 2004 il premio di 10 milioni di dollari messo in palio da Branson, perché i posti per i passeggeri sono passati da 3 a 6, confermando che è questo il terreno sul quale si sta investendo di più. Scommettendo sul fatto che il mercato dell’aviazione civile del XXI secolo si allargherà anche oltre l’atmosfera. Ad incoraggiare Branson c’è il fatto che i quasi duecento passeggeri hanno già versato anticipi per 30 milioni di dollari al fine di essere fra i primi a decollare. MAURIZIO MOLINARI