La Stampa 25/01/2008, Massimo Numa, 25 gennaio 2008
Notte tragica. La Stampa 25 gennaio 2008. Il killer ha un giaccone nero di pelle, trequarti. Via Lima, quartiere Santa Rita, civico 3, ore 0,30 di ieri
Notte tragica. La Stampa 25 gennaio 2008. Il killer ha un giaccone nero di pelle, trequarti. Via Lima, quartiere Santa Rita, civico 3, ore 0,30 di ieri. Fa freddo, pochi passanti, in quella strada stretta e breve. La luce del portone, bassa. Un cortile con quattro auto parcheggiate. La Bmw 730 nera di Ramona Gabriela Nicoara, 22 anni, scivola nella notte, silenziosa. Valentin «Vale» Dalascu, 37 anni, impresario edile, è al suo fianco. Scendono e si incamminano verso il portone. Sono tranquilli, sereni. Si tengono per mano. Niente nebbia, cielo terso. Il killer ha i nervi saldi e non vuole sbagliare. Quando la coppia gli compare davanti, lui scarta di due metri. Ha scelto un’automatica calibro 9, forse una Beretta 920. Nel caricatore, 15 proiettili. Ne esplode 13, in rapidissima sequenza. Undici vanno a segno: 6 nell’addome della ragazza, cinque in quello dell’uomo. Ramona urla: «Mio Dio, che male mi fa....Aiuto». La gente si affaccia dalle finestre. Decine di chiamate al 113, al 118. Sul vialetto scorrono rivoli di sangue. «Vale» è esanime, già moribondo. Le ambulanze impiegano molto tempo, forse troppo, ad arrivare, raccontano i vicini sotto choc. I medici gli slacciano il montone e vedono i fori dei proiettili. Un massacro. Ramona è ancora cosciente, si lamenta. I sanitari cercano di aiutarla a respirare, lei cerca di strappare i tubi dell’ossigeno. I poliziotti hanno il tempo di raccogliere le sue ultime parole, prima che le ferite, devastanti, abbiano ragione della sua coscienza. «E’ stato lui... l’ho riconosciuto... da tempo mi seguiva, mi minacciava, mi perseguitava... uno straniero...». Indicazioni precise, ora raccolte dagli investigatori della sezione omicidi della Squadra mobile. Solo il movente non è chiaro. Inutile perdersi nelle ipotesi. Il terribile racconto-testimonianza di Ramona, reso un attimo prima di precipitare nel coma (morirà all’alba, al Cto) è dunque il punto di partenza per il dirigente della mobile, Sergio Molino e il capo della Omicidi, Marco Basile. «Vale», invece, era già spirato, sempre in ospedale, due ore prima. L’assassino l’hanno visto correre via, verso via Gorizia e perdersi infine nella notte. Indagini febbrili. I primi ad essere accompagnati in questura sono i familiari di Ramona. Il fratello Ciprian ha il compito di raccontare tutto quello che sa, della sorella e del suo modo di vivere; poi è la volta di un’ex guardia giurata della Mondialpol. Sette giorni fa ha avuto una discussione con la coppia, sua moglie è un’albanese. Guida una «Bravo» nera, vista - secondo alcuni testimoni - sulla scena del delitto. E potrebbe avere ancora un’arma, una calibro nove. Ma con il trascorrere delle ore la sua posizione si chiarisce. Come quella dell’amico italiano di Ramona, un imprenditore con azienda a Nichelino, Enzo M., 36 anni, il suo datore di lavoro. E’ titolare di una società di trasporti, soprattutto di mobili, per conto anche del mobilificio Granato. I cui titolari sono molto nervosi e dicono «di non conoscere nessun Enzo». Stranamente ostili. Ieri mattina erano stati sentiti anche dalla polizia. Ramona ed Enzo erano stati insieme nel pomeriggio, a casa dei genitori in via Nicola Fabrizi 109. Alle 16 si erano separati. Lui se n’era andato via, a bordo della sua Porsche Carrera nera, lei sulla fiammante Bmw. Inizia il conto alla rovescia. Alle 20 raggiunge «Vale», che ha i suoi uffici in via Lessona. Poi eccoli tutti e due al ristorante, seduti a un tavolo dell’«Angelo» di via Cremona. Cinque amici, più il presidente del circolo e Gina, la sua compagna. Menù romeno: polenta e carne. Una bottiglia di vino e il dolce. Clima allegro. Alle 24 dicono di essere stanchi: «Andiamo a casa». Diretti nell’alloggio di via Lima. Li attende un epilogo stile Quentin Tarantino. Una rosa di proiettili. Poi un mare di sangue sull’asfalto. Massimo Numa