varie, 29 gennaio 2008
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Conte Roberto
• Napoli 5 maggio 1967. Politico. Consigliere regionale campano ex Verdi, poi Margherita, infine espulso dal Pd, nel 2010 candidato con il Pdl nella lista ”Alleanza di popolo” nonostante una condanna in primo grado per concorso esterno in associazione di stampo mafioso • «Nella primavera del 2000 la camorra decise di impegnarsi nella campagna elettorale per le elezioni regionali in Campania, e di farlo in favore di un candidato del centrosinistra. Propose l’appoggio a un esponente ds, ma quello rifiutò senza nemmeno ringraziare, allora ripiegò su uno della Federazione dei Verdi. Chiuse l’accordo: voti in cambio di appalti e forniture a elezione avvenuta. Il candidato in questione prese 8.999 voti e risultò il primo della sua lista, nonché l’unico eletto. Si chiama Roberto Conte. Dai Verdi è poi passato nella Margherita e ora nel Partito democratico. Tutto questo è ciò che ritiene la Procura di Napoli, che a Conte ha inviato [...] una informazione di garanzia (con decreto di perquisizione) contestandogli il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Lo accusano alcuni camorristi del rione Sanità diventati collaboratori di giustizia. E soprattutto lo accusa il boss storico di quel rione, Giuseppe Misso, che ai magistrati della Dda di Napoli ha parlato di Conte in più occasioni. [...] Sui rapporti tra il candidato dei Verdi e la camorra del rione Sanità, i magistrati non hanno dubbi. ” provato – scrivono nelle quattrocento pagine dell’inchiesta – che il gruppo Misso sostenne, in modo ovviamente rilevante, la candidatura di Roberto Conte”. Investì su di lui perché una volta eletto avrebbe garantito al clan di ”aprire un ciclo delle vacche grasse”, secondo un’espressione utilizzata da un uomo di Misso in una intercettazione telefonica. A sostegno della loro tesi i pm citano le dichiarazioni dello stesso Misso, che così spiega il concetto delle ”vacche grasse”: ”Avremmo potuto controllare molta parte almeno delle gare che si sarebbero svolte in relazione a lavori pubblici, ovvero anche gare per forniture di servizi ad enti pubblici e, quindi, guadagnare grosse somme di denaro”. Misso sostiene anche di aver fatto aprire un comitato elettorale per l’ex esponente dei Verdi in un locale della Sanità utilizzato poi come bisca clandestina, e che Conte gli fornì ”una somma di 100 o 120 milioni di lire, ovviamente in contanti”, utilizzata in parte per pagare i ”galoppini che avevano il compito di andare in giro a fare propaganda elettorale”, e in parte ”proprio a comprare voti per Conte, cioè consegnare denaro per indurre gli elettori a esprimere la preferenza per il candidato da me sostenuto”. Conte [...] finito sotto inchiesta anche per un’altra vicenda di forniture al consiglio regionale e al Comune di Napoli – all’epoca ebbe problemi con il partito, perché l’allora presidente Grazia Francescato venne a sapere delle sue frequentazioni e ne propose inutilmente l’espulsione. Lui replicò con una querela contro ignoti per diffamazione che poi fu archiviata. Ora dice di ”essere completamente estraneo ai fatti per i quali si svolgono le indagini” e di attenderne ”sereno l’esito” perché ”dimostreranno l’assoluta infondatezza delle accuse”» (Fulvio Bufi, ”Corriere della Sera” 29/1/2008).