CorrierEconomia 21/01/2008, Massimo Gaggi, 21 gennaio 2008
Mozilo, collezionista di mutui spazzatura. CorrierEconomia 21 gennaio 2008. Angelo Mozilo, 69enne finanziere italo- americano figlio di un macellaio del Bronx che non gli insegnò la nostra lingua per spingerlo a integrarsi nella società anglosassone, è il vero uomo- simbolo del crollo del mercato Usa dei mutui immobiliari e della conseguente crisi del credito
Mozilo, collezionista di mutui spazzatura. CorrierEconomia 21 gennaio 2008. Angelo Mozilo, 69enne finanziere italo- americano figlio di un macellaio del Bronx che non gli insegnò la nostra lingua per spingerlo a integrarsi nella società anglosassone, è il vero uomo- simbolo del crollo del mercato Usa dei mutui immobiliari e della conseguente crisi del credito. E le disavventure di Countrywide – l’azienda da lui fondata 38 anni fa che a fine 2006 era ancora la più grossa e redditizia società di mutui d’America mentre ora, per evitare la bancarotta, dovrà essere assorbita da Bank of America – vengono osservate attentamente da chi vuole capire che piega prenderà la crisi finanziaria che scuote il mercato. Certo, hanno fatto più notizia i crolli di istituzioni di Wall Street assai più blasonate: crisi che hanno portato alla defenestrazione di manager ben più celebri di Mozilo, come i «numeri uno» di Citigroup e Merrill Lynch, Charles Prince e Stanley O’Neal, o il capo di Bear Stearns James Cayne (che ha lasciato l’incarico di amministratore delegato mentre per ora rimane presidente). Eppure il Congresso, che il 7 febbraio vuole «processare» in un’audizione pubblica le banche che si sono dimostrate più imprudenti, ha convocato, oltre a Prince e a O’Neal, proprio Mozilo, che in questi giorni è stato sotto i riflettori anche per l’offerta di Bank of America che, nel rilevare Countrywide, gli assicura una pingue buonuscita (fino a 110 milioni di dollari) a fronte di un suo impegno a uscire di scena. Mozilo, un mastino sempre abbronzato che indossa abiti gessati e cravatte coloratissime – un personaggio che sembra uscito da una puntata dei «Sopranos» – è il bersaglio ideale di chi oggi inveisce contro una finanza pasticciona e senza cuore. La sua ostilità nei confronti dei sindacati – ha trasferito 20 mila posti di lavoro dalla California al Texas per restare alla larga dalle unions – e il mezzo miliardo di retribuzioni, «stock option» e «bonus » accumulato negli ultimi dieci anni lo rendono un personaggio straordinariamente impopolare. Ma, mentre quelle di Prince e O’Neal sono storie – ormai concluse – di personaggi che non hanno capito per tempo quello che stava accadendo, Mozilo è ancora lì, al centro del ring. E’ andato al tappeto un paio di volte, ma non è affatto uscito di scena. L’imprenditore ha visto giorno per giorno le nuvole trasformarsi in tempesta, ha venduto gran parte della sua quota della società da lui fondata prima del crollo delle quotazioni (per questo la Sec, la Consob americana, sta passando al setaccio tutte le sue mosse) ed è riuscito per alcuni mesi a tenere Countrywide al riparo dalle onde. Mentre gli altri giganti dei mutui come American Home Mortgage fallivano uno dopo l’altro, Mozilo si vantava di essere al timone di un vascello molto più solido. Alla fine anche lui ha dovuto gettare la spugna: a metà dicembre, quando ha capito che la società rischiava ormai la bancarotta, ha chiamato l’amministratore delegato di Bank of America, Kenneth Lewis, e gli ha detto che era pronto a vendere. Lewis, che già era corso in suo soccorso ad agosto, quando le altre banche avevano smesso di finanziare Countrywide ormai in crisi di liquidità, non gli ha voltato le spalle. Interessato da tempo a crescere nel mercato dei mutui, il manager che ha trasformato a suon di acquisizioni una banca regionale di Charlotte, in North Carolina, in un gigante nazionale, ha pensato che a certe condizioni questa poteva essere un’occasione irripetibile per far diventare Bank of America leader anche nel mercato dei prestiti-casa. Assorbendo Countrywide, che ha in portafoglio ben nove milioni di mutui per un valore complessivo di 1500 miliardi di dollari, la banca guidata da Lewis passerebbe infatti dal quinto al primo posto anche in questo segmento del credito. Un settore che in questo periodo attraversa una crisi drammatica, ma che già tra un anno potrebbe tornare ad essere un business redditizio. Ovviamente salvare una società a rischio di bancarotta come Countrywide è molto pericoloso. La finanziaria di Mozilo si è esposta troppo con i mutui subprime ed ora è stata messa alle corde dalla rapida crescita delle insolvenze: nell’ultimo anno i debitori non più in grado di onorare le rate dei loro mutui sono saliti dal 4,2 a oltre il 7 per cento del totale. E nessuno sa cosa riserva il futuro, visto che, secondo tutti gli esperti, la crisi dei mutui e quella del mercato immobiliare non sono ancora arrivate al culmine. Mozilo, che ancora due anni fa riceveva premi dalle organizzazioni delle minoranze etniche per aver consentito a «latinos » e neri senza grandi disponibilità di comprarsi un alloggio, oggi viene demonizzato più che per la crisi di Countrywide, perché ha continuato ad arricchirsi mentre tanta gente non più in grado di pagare le rate del mutuo stava già perdendo la casa. Ma il capo di Bank of America, dopo aver mandato 60 dei suoi analisti a setacciare i conti di Countrywide, ha deciso che vale la pena di affrontare il rischio di un’operazione che potrebbe riservare altre brutte sorprese e che nel breve periodo esporrà anche lui alla tempesta dell’impopolarità, ma che, potenzialmente, è un grosso affare: la società di Mozilo, che solo un anno fa valeva sul mercato ben 24 miliardi di dollari, sarà infatti pagata da Bank of America (in titoli) appena 4,1 miliardi. Il 2008 è cominciato male per Wall Street: Borsa a picco e banche sempre più in crisi, costrette a denunciare altre perdite e a cercare l’aiuto finanziario di investitori stranieri che spesso sono fondi controllati da governi autocratici del Medio e dell’Estremo Oriente. Alcuni pensano che questi istituti non potranno continuare a lungo a tappare le falle che si riaprono ogni tre mesi con un’ iniezione di capitale: prima o poi la loro debolezza andrà curata con fusioni e ristrutturazioni profonde. E’ la strada imboccata da Bank of America con Countrywide: la mossa coraggiosa di Lewis è stata l’unica luce, l’unico segnale di speranza che ha illuminato il mercato nelle ultime settimane. Se, alla prova dei fatti, la struttura finanziaria della società di Mozilo si rivelerà abbastanza solida, Bank of America verrà rilanciata e questa operazione sarà ricordata come il vero punto di svolta della crisi del credito. Se, invece, Countrywide affonderà, anche la nave di Lewis si troverà in piena tempesta. Massimo Gaggi