Il Sole 24 ore 21 gennaio 2008, Vito Di Bari, 21 gennaio 2008
Semafori in città poco intelligenti. Il Sole 24 ore 21 gennaio 2008. Di Bari Ogni mattina mi metto in macchina e passo un’ora a lamentarmi del tempo che perdo ai semafori, e anche di chi mi strombazza nelle orecchie se non riparto sgommando al verde
Semafori in città poco intelligenti. Il Sole 24 ore 21 gennaio 2008. Di Bari Ogni mattina mi metto in macchina e passo un’ora a lamentarmi del tempo che perdo ai semafori, e anche di chi mi strombazza nelle orecchie se non riparto sgommando al verde. Quello che davvero mi fa impazzire è che so che l’ottimizzazione dei flussi di traffico urbani sarebbe possibile, se non fossimo rimasti alle pianificazioni dei semafori fatte negli anni settanta. Oggi se ne stanno occupando (molto bene) un docente di sociologia e tecniche di simulazione dell’Eth di Zurigo e un docente di tecnologia dei trasporti dell’Università di Dresda. Si chiamano Helbing e Lämmer e hanno brevettato un sistema dinamico auto-governato per il controllo del traffico, che funziona alla grande: i primi test ci danno un riscontro di miglioramento dei flussi di traffico del 95%. Potremo dire addio alle code in città? No. Perché? Procediamo con ordine: vi siete mai chiesti perché gli attuali semafori ci fanno impazzire, in un tacco-e-punta continuo fatto di brusche accelerazioni seguite da lunghe soste? È perché questi sistemi sono stati progettati negli anni settanta per flussi di traffico assolutamente inferiori rispetto a quelli attuali. Ed oggi abbiamo tre problemi: il primo è avere città congestionate dal traffico, il secondo sono le emissioni di CO2 inutilmente generate da questi continui stop and go, il terzo è il livello di stress di noi automobilisti che cresce a livelli incontrollabili. Negli anni settanta c’erano poche macchine e pochi semafori ed era più semplice stabilire quali intervalli dare ad un semaforo, ma oggi ci sono milioni di automobili e migliaia di semafori. Questo significa che - in assenza di un metodo dinamico - servirebbero potenze di calcolo altissime per fare interagire fra loro le diverse luci dei semafori e generare un’onda verde, la pianificazione del flusso ideale che ci consentirebbe di viaggiare a velocità costante senza (quasi) mai fermarci a un semaforo rosso. Ma i computer in dotazione alle amministrazioni cittadine non hanno questa potenza di calcolo e la pianificazione non è basata sui complessi algoritmi di calcoli dinamici. È successo così che le metropoli e le città hanno dato forfait e iniziato a formulare stime approssimative, che sono già carenti in sé e che i picchi di traffico (per un derby allo stadio, un periodo di fiera o il giorno di shopping in cui iniziano i saldi) fanno inevitabilmente saltare. Perché i semafori continuano a ripetere ottusamente gli stessi schemi e immobilizzano le città. Il metodo di Helbing e Lämmer è basato su due attività incrociate: una locale (che ottimizza il flusso di traffico di ogni singolo semaforo) e una globale (che analizza la città nel suo complesso e coordina i macro-flussi di traffico). È necessaria una stabilizzazione delle due attività perché le azioni locali minimizzano gli spostamenti da un incrocio all’altro ma non considerano i flussi più consistenti, che devono essere smaltiti prima di creare un ingorgo. Non è questa la sede per descrivere le articolate formule di questo modello, ma le ho analizzate e vi assicuro che sono molto convincenti. Questo significa che presto ne godremo i benefici anche da noi? Mi sa di no. Helbing mi dice che in Europa siamo troppo conservatori e che i primi progetti stanno per partire, ma in Asia. Cosa volete che vi dica? A me piacerebbe smentirlo. Vito Di Bari